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June 13, 2013
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Associazionismo e italiani all’estero: a Roma un convegno a tutto campo

Agenzia AisebyAgenzia Aise
Una immagine del convegno

Una immagine del convegno

Time: 4 mins read

ROMA aise – Si è parlato di "Associazionismo e italiani nel mondo: rapporti e prospettive" al convegno promosso stamane a Palazzo Marini dall’onorevole Fucsia Nissoli (Sc). Organizzato in collaborazione con Unaie, Niaf e American University of Rome, l’appuntamento di questa mattina è stato aperto dai saluti del senatore Mario Monti (Sc), del Ministro per l’integrazione Cecile Kyenge, dell’ambasciatore Usa in Italia David Thorne e del chairman Niaf, Joseph del Raso.

Ai loro interventi hanno fatto seguito i contributi di esponenti dell’associazionismo e del Ministero degli Esteri, come la Dg Cristina Ravaglia. Quindi è toccato ai parlamentari eletti all’estero chiudere i lavori con una breve tavola rotonda.

A fare gli onori di casa Fucsia Nissoli, deputata eletta in Nord America, che ha ricordato la storia dell’emigrazione e l’importanza, per i nostri connazionali, di avere le associazioni al loro fianco come "forma di partecipazione alla vita civile". È lì, ha aggiunto, che "nascono le rivendicazioni dei loro diritti; sono le associazioni a svolgere il ruolo di mediazione tra cittadini e governi". Ancora oggi "le associazioni aiutano a mantenere il legame con la Patria e, al tempo stesso, ad integrarsi nelle società di accoglienza. Ma, ci chiediamo, sono ancora in grado di accogliere le nuove emigrazioni e di svolgere il loro ruolo nella società così cambiata?".

Primo ad intervenire è stato l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, senatore di Scelta Civica, che, in inglese, ha ricordato l’importanza dell’amicizia con gli Usa – rappresentati dall’ambasciatore Thorne, giunto a fine mandato, e dalla numerosa delegazione Niaf, oltre che dagli studenti dell’Aur – e della attività di Unaie e Niaf "molto conosciute e dedite a iniziative complementari per rafforzare relazioni bilaterali e migliorare la rispettiva conoscenza e amicizia tra Italia e Stati Uniti". Una "amicizia" quest’ultima, che è stata "importante" per il suo Governo, quando gli Usa, vista la crisi economico-finanziaria, "guardavano con preoccupazione a ciò che l’Italia poteva o non poteva fare come "scintilla" in tutta l’eurozona".

Il tema del convegno, ha aggiunto, "mi tocca per motivi personali. La famiglia di mio padre è stata tra i 27 milioni di emigrati; mio padre è nato in Argentina nel 1900 da emigrati lombardi poi rientrati in Italia. Io stesso sono stato un italiano all’estero, prima come studente negli Usa, poi lavorando alla Commissione Ue. Ognuno di noi, sia in Patria che all’estero, è responsabile pro quota di una quotazione molto importante: quella dell’aggettivo "italiano" che ci unisce tutti", gli italiani nel mondo e quelli, i giovani, che emigrano oggi. Sui "giovani talenti" per Monti non bisogna "drammatizzare". Anzi: "dobbiamo promuovere non l’arresto della "fuga dei cervelli", ma lo sviluppo della loro circolazione simmetrica. Non è importante "dove" un ricercatore svolge la sua attività, è importante che chi sta all’estero, anche per tanto tempo o senza voler tornare in Italia, non stacchi la spina intellettuale e passionale del sentirsi italiano". In questo senso, ci sarebbe bisogno di "nuove forme di associazioni, meno formali di altre, attraverso cui gli italiani dall’estero riescano a travasare le loro valutazioni per migliorare il Sistema Italia".

Per il Ministro per l’Integrazione Kyenge "gli italiani all’estero sono un modello da seguire per tanti migranti che sono ora in Italia per il modo in cui, anche attraverso le associazioni, hanno mantenuto un legame e si sono rapportati con l’Italia". Sarebbe, questa, "una buona pratica da esportare".

Oggi, ha aggiunto, "io lavoro ad una campagna di sensibilizzazione e di informazione" su un "nuovo modello di cittadinanza". Una riforma, quella della legge 92/92, invocata da più parti, anche dagli italiani all’estero. "Tante le proposte presentate, da tutti i gruppi parlamentari", ha ricordato il Ministro. "Seguirò da vicino i lavori e darò il mio contributo per semplificare e accorciare il più possibile i tempi. Il mio Ministero ha le porte aperte: siamo disponibili a camminare insieme".

L’ambasciatore Thorne, pronto a rientrare negli Usa, si è definito "un emigrato a rovescio" felice di essere in Italia per tanta parte della sua vita, non solo lavorativa, visto che ha studiato qui. Inevitabile, vista la presenza di Monti, un riferimento ai rapporti "eccellenti" tra il suo Governo e l’amministrazione Obama, così come l’esprimere "fiducia" perché lo stesso sia con l’Esecutivo guidato da Letta. "Gli italiani negli Usa, così come gli americani che vivono qui in Italia sono i migliori partner per la collaborazione dei nostri due Paesi".

Concetto ribadito anche da Joseph Del Raso, secondo cui un governo lungimirante non può non occuparsi di immigrazione. "Gli emigrati italiani negli Usa nell’ultimo secolo hanno avuto un ruolo rilevante, anche se, a volte, non sono stati accolti gentilmente. Nonostante ciò – ha aggiunto – vediamo reazioni simili oggi in Italia verso gli immigrati qui. Serve una politica differente. Gli italo-americani sono stati parte del successo dell’America, in ogni settore. Possiamo esserne fieri". Ora le cose sono cambiate, certo, ma rimane la certezza che "studiare all’estero è cruciale per capire le migrazioni. Bisogna investire in questo: nella relazioni culturali che ci facciano scoprire, apprezzare e mettere a frutto le nostre diversità". (ma.cip.aise)

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