Il 23 ottobre a Nichelino (Torino), il ministro del Welfare Elsa Fornero, durante un convegno dedicato alle riforme, riferendosi alla situazione lavorativa precaria dei giovani italiani ha commentato: “Non bisogna mai essere troppo “choosy” (schizzinosi, ndr), meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale”.
Steve Jobs rivolto ai giovani li invitava a “…vendere sogni e a farlo in grande”. In questo strano paese che continua ad essere l’Italia, mentre i media ed i commentatori si dividono su statistiche che osannano i giovani italiani che non sono come li considera il ministro Fornero, perché questi “…hanno già accettato di adattarsi ai lavori più umili” (sob!), credo che da alcuni anni sia in corso una mutazione antropologica molto pericolosa, alla quale si cerca di resistere.
Massimo, Marco e Luigi (un regista, un chimico e un biologo) la pensano come Steve Jobs. Dopo l’alluvione che il 25/10/2011 sconvolse le 5 Terre e la Val di Vara (Liguria) decisero di smuovere il loro karma e attivarsi affinché l’oblio non calasse sulle piccole valli interne della famosa riviera ligure, raccontando una storia territorialista: il film-documentario “Se io fossi acqua” presentato in anteprima Genova il 27/10/2012 nell’ambito del Festival della Scienza, che verrà proiettato in prima nazionale alla Spezia il 01/12/2012.
Massimo Bondielli (regista e autore) ci dice che “nel film-documentario ‘Se io fossi acqua’, l’alluvione del 25 ottobre 2011 in Val di Vara è stata raccontata attraverso la ricerca dell’essenza della comunità umana di una piccola valle dell’Appennino ligure che, dopo un dramma collettivo, ha reagito solidale riaffermando la propria coscienza di luogo e il valore della memoria. Il racconto è diventato così metafora della rinascita.” Marco Matera (autore) aggiunge “siamo di fronte ad una comunità in cui i valori profondi della solidarietà, dell’appartenenza, del dialogo vengono vissuti prima ancora che raccontati. Il documentario prova a narrare tutto questo, attraverso il linguaggio universale dell’immagine e della parola. In poche parole, l’individuo diventa comunità caratterizzandosi come coscienza di luogo.”
Luigi Martella (autore) afferma “La nostra società della tecnica e dei consumi richiede velocità. Noi abbiamo preferito la lentezza. Abbiamo iniziato a camminare in Val di Vara ed a ci siamo fatti raccontare le loro storie.” Nel documentario i racconti degli abitanti della valle del torrente Pignone impegnati in azioni di volontariato nei giorni successivi al terremoto dell’Aquila del 2009, si intrecciano con le storie dei cittadini aquilani arrivati nella valle del Pignone dopo l’alluvione del 25/10/ 2011. Questi resteranno come “memoria collettiva” di piccoli gesti di solidarietà, che generano grandi “scenari di fratellanza”. “Il nostro documentario – afferma Massimo Bondielli – partendo dalla memoria individuale degli intervistati, cerca di costruire una memoria collettiva intorno ad un evento catastrofico che produrrà nell’immaginario di questi abitanti dei luoghi un prima e un dopo. Non dobbiamo liberarci dei ricordi, illudendoci di essere più liberi. Dobbiamo guardare al passato e cercare di coglierne l’essenza e gli insegnamenti e guardare avanti nel futuro, migliorando noi stessi e compiendo la nostra rivoluzione umana”.
“Il documentario è interamente auto-prodotto. Abbiamo investito le nostre energie e le nostre differenti competenze al fine di mettere a punto un modello d’azione auto-portante: ogni volta che si tornava a casa, dopo essere stati in Val di Vara, eravamo sempre più convinti della potenza del racconto. Adesso il nostro obiettivo è quello di far conoscere la bellezza di questa comunità attraverso la magia del cinema, magari con l’aiuto di qualche produttore o distributore anche americano” chiosa Luigi Martella.