Livingstone, Humboldt, Banks…sono nomi che hanno fatto la fortunadelle enciclopedie mondiali e della cinematografia. Scienziati, esploratori, antropologi hanno popolato l’intero arco dell’800 con le loro stravaganti avventure e lasciando le loro impronte nella storia. Pochi però si soffermano a rintracciare gli antesignani di questi viaggi scientifici, uomini dotati di caparbietà e temerarietà e capaci di sopperire con le loro doti alla totale inadeguatezza dei mezzi finanziari. Di essi la storia si è spesso dimenticata, tributando il giusto riconoscimento soltanto a chi ha operato con l’aiuto finanziario delle potenze politiche dell’epoca.
Non è questo il caso di Luigi Castiglioni, partito dal Belpaese per inseguire il suo sogno di scienziato nel Nuovo Continente e ritornato nella sua Milano per divulgare i risultati di un viaggio straordinario condotto nella neonata Unione degli Stati Uniti. Il frutto dell’avventura scientifica di Castiglione è raccolto essenzialmente nel volume « Viaggio negli Stati Uniti dell’America Settentrionale fatto negli anni 1785, 1786, 1787», imperniato su rivoluzionari studi botanici e su nuove tecniche di coltura, che venne pubblicato nel 1790 raccogliendo moltissime soddisfazioni tra il pubblico italiano, pur dovendo sottostare al taglio della severa censura da parte delle autorità austriache, estremamente insofferenti verso qualsiasi forma di entusiasmo nei confronti di qualsiasi notizia attinente la giovane repubblica americana. Altri scritti che portarono fortuna allo studioso furono il "Trasunto delle osservazioni sui vegetali dell’America Settentrionale", pubblicato sugli Opuscoli Scelti e nel 1792 nell’Antologia Romana.
Ma l’oblio arrivò presto per il botanico italiano, costretto a muoversi in una piccola realtà marginale e soffocata qual era la Lombardia occupata dagli austriaci alla fine del secolo. Egli perse in sostanza la grande opportunità storica offerta dalle grandi potenze economiche e militari ai propri uomini di scienza: e gli inizi dell’Ottocento vedranno salpare verso nuovi continenti scienziati, i cui nomi entreranno nella storia. Commerson (al seguito di Bougainville), Sir Banks e Solander, i fratelli Forster, Anderson (al seguito dei tre viaggi di Cook), torneranno dai loro viaggi con un immenso patrimonio naturalistico, forti di finanziamenti economici impossibili da ottenere per il "periferico" Castiglioni.
Il nome dello scienziato italiano, primo scienziato capace di far ambientare e riprodurre piante esotiche nella penisola italiana, si perse così nelle nebbie del tempo e della grande storia scientifica internazionale, sorpassato dalle spettacolari e pubblicizzate spedizioni anglosassoni, tedesche e francesi.
La fortuna politica e la ricchezza economica non arrise quindi allo studioso italiano ma questo non toglie niente all’eccezionalità delle sue deduzioni naturalistiche. Castiglioni in effetti non ha conquistato territori, non ha sottomesso popoli, non ha evangelizzato tribù indigene. Ha semplicemente dato inizio alla grande era del viaggio naturalistico che tanto successo avrebbe riscosso nei decenni futuri. Luigi Castiglioni era nato nel 1757 a Milano, da una famiglia che poteva vantare antenati illustri. Il nome dei Castiglioni infatti affonda le sue radici nel Medioevo. Luigi e suo fratello Alfonso avevano compiuto i loro studi presso il collegio imperiale Longone dei Barnabiti ma la passione botanica di Luigi era nata grazie alla collezione privata di piante donatagli dallo zio Pietro Verri (altro illustre nome della scienza italiana). Con l’ulteriore arricchimento della propria collezione botanica i due fratelli Castiglioni entrarono nel campo del professi o n i s mo scientifico, riscuotendo l’ammirazione dello stesso sir Joseph Banks, presidente della Royal Society di Londra e a sua volta viaggiatore scientifico. La fama di Luigi Castiglioni era cresciuta a tal punto che nel 1784, divenne soggetto di una missiva entusiastica da parte di Banks a Benjamin Franklin.
In quello stesso anno iniziò il viaggio del giovane Castiglioni, viaggio che avrebbe toccato la Francia e l’Inghilterra per poi vederlo approdare sul molo di Boston. Il suo cammino scientifico iniziò proprio dalle campagne del New England, continuando attraverso gli Stati di New York, il basso Canada, la Pennsylvania, il Kentucky, le due Caroline, la Georgia, la Virginia. Scarsamente interessato all’aspetto sociale dei territori attraversati, Castiglioni avrebbe descritto per primo in forma minuziosa tutte le coordinate geografiche delle zone studiate. Catene montane, corsi d’acqua, informazioni climatiche, impianti forestali vengono passate al setaccio: vennero analizzate in tutte le loro peculiarità dall’occhio attento del botanico lombardo. Non altrettanta attenzione venne prestata alle peculiarità sociali che distinguevano le varie zone attraversate. Castiglioni guardò al sistema politico americano con sufficienza, ingabbiato in un’educazione arcaica dalla quale soltanto raramente riusciva a staccarsi. Portò ad esempio con sé l’orgoglio di essere compatriota di Cesare Beccaria, del quale esaltò le teorie sul sistema giudiziario e penale. A suggello di tale "onore", portò con sé gelosamente una lettera inviatagli da William Bradford, General Attorney della Pennsylvania, il quale riconosceva il debito del sistema penale americano verso le idee di Beccaria. Raccoglitore sistematico delle specie botaniche, studioso attento alle piante e ai loro ecosistemi peculiari, classificatore tassonomico di grande capacità, Castiglioni sembrò agire secondo i classici canoni dello scienziato avvezzo a cogliere ogni segno particolare del mondo vegetale e animale e disinteressato completamente al mondo umano. Egli incontrò nel suo lungo itinerario personaggi del calibro di John Adams, Samuel Adams, John Hancock, Robert Harris, Charles Thompson, Nathaniel Greene, Henry Knox, Benjamin Lincoln, George Washington e Benjamin Franklin ma non riuscì mai a cogliere la portata degli eventi politici che incalzavano in quegli anni di fine secolo. Quello che attrasse Castiglioni fu, di Washington, la tenuta agricola di Mount Vernon, alla quale prestò un’attenzione eccezionale per le rivoluzionarie tecniche produttive. Anche la Costituzione federale, ricevuta direttamente dalle mani di Jefferson, inculcarono in Castiglioni un’emozione alquanto blanda. Troppo legato alla sua ferrea educazione reazionaria, egli non approfondì tematiche che avrebbero potuto trascinarlo in situazioni imbarazzanti in territorio austroungarico.
L’obiettivo principale del suo itinerario era quello di investigare sul mondo vegetale americano, di raccogliere informazioni sui metodi di coltivazione e sullo sfruttamento delle risorse boschive e della produzione agricole. Trascrisse minuziosamente le note riguardanti le tecniche agricole e raccolse importanti informazioni presso le tribù Choctaw sull’uso di alcune piante medicinali. Al ritorno in Italia egli avrebbe realizzato un erbario comprendente esemplari di “Aristolochia pistolochia”, usata dagli Indiani come il più efficace rimedio contro i morsi dei serpenti e come febbrifugo, di “Liriodendron” (detto Tulip Tree), il cui legno viene impiegato come materiale da costruzione e il cui decotto ha proprietà terapeutiche per le febbri e i reumatismi, oltre ad essere utilizzato come aromatizzante del vermouth. Preceduto dai colleghi André Michaux nel Vermont e da Manasseh Cutler egli avrebbe comunque approfondito lo studio della flora della costa orientale americana, all’epoca meno nota di quelle presenti in altre zone del paese.
Tornato in Italia attraverso il Portogallo, la Spagna e la Francia, nel 1789 divenne membro della Società Patriottica istituita dal Maria Teresa d’Austria. Nel 1790 collaborò con il fratello alla stesura dei quattro volumi della "Storia delle piante forestiere le più importanti nell’uso medico ed economico" e sperimentò diverse nuove tecniche colturali nei suoi giardini di Mozzate che divennero poi meta dei visitatori. La Rivoluzione Francese cambiò anche per Castiglioni il corso della vita.
Inizialmente arrestato, venne poi invitato a partecipare al Consiglio degli iuniori della Repubblica Cisalpina, carica che egli rifiutò. Con la nascita della Repubblica italiana egli intensificò la sua attività politica. Egli assurse alle cariche di ispettore agli studi, di direttore della Stamperia reale e presidente dell’Accademia di belle arti milanese, magistrato della sanità, direttore del vivaio municipale, e membro del collegio dei possidenti e della commissione araldica. Nel 1809 venne nominato senatore da Napoleone, il quale gli regalò anche il titolo di conte. Terminata l’esperienza napoleonica egli mantenne alcune cariche. Nel 1819 divenne Cavaliere dell’Ordine della Croce di ferro e imperial regio ciambellano, cariche che portò con sé fino alla morte.