I ’bamboccioni’ non sono più soltanto una prerogativa italiana. Anche negli USA infatti, in questi ultimi anni, la disoccupazione specialmente nella fascia compresa tra i 18 e i 34 anni ha raggiunto livelli epidemici ed il numero di giovani adulti che adesso vivono a casa con mamma e papà è salito vertiginosamente. Ma quali sono i fattori che hanno portato ad una situazione simile negli USA, la cosiddetta ’land of opportunities’? Perché i giovani non sono più capaci di lasciare casa e vivere da soli?
Numero uno, il sistema educativo sembra aver fallito con loro. Il liceo la cosiddetta ’high school’, non li prepara abbastanza alla vita reale, ed il College è diventato soprattutto un grande business, troppo dispendioso per famiglie che sempre più spesso si indebitano per mantenere i loro figli all’Università. Insomma alla fine molti di questi neo laureati o disoccupati tornano a casa dai genitori. Questo in USA è considerato un fenomeno molto inusuale visto che i giovani lasciano l’ambiente familiare molto presto, dai 18 anni in poi in genere, per vivere da soli e raggiungere una propria indipendenza.
Poi ovviamente, c’è il fatto che i lavori di alto livello, tanto ambiti dai ’graduates’ americani, sono diminuiti o spariti del tutto. Milioni di giovani entrano nel mercato del lavoro con grandi aspettative subito dopo, disincantate da una realtà sconfortante: migliaia di altri pluri-laureati, tentano la stessa strada, ed i datori di lavoro e le aziende si trovano a dover selezionare tra pile di curriculum vitae di persone anche molto qualificate. Orde di candidati, pochissimi posti di lavoro. Questo il problema principale.
Una situazione questa, che ricorda a tutti qualcosa, anzi una nazione in particolare: l’Italia, dove ormai la ’fuga di cervelli’ è attiva da anni, per lo stesso motivo. Come in Italia, poi, così anche negli USA, si sta naturalmente creando un meccanismo tramite cui sempre più giovani statunitensi, dipendono finanziariamente dai loro genitori, come mai successo prima nella storia di questo Paese. E’ in atto quindi, una vera crisi generazionale, con caratteristiche simili in molte regioni del mondo. Fin dall’inizio della recessione, la percentuale di giovani occupati in USA è scesa a picco. Nel 2007, il tasso di impiego degli americani tra i 18 e i 24 anni era del 62.4%. Oggi è arrivato addirittura al 54.3%. Per quanto si voglia giocare la carta della pigrizia, tanto inflazionata per esempio in Italia, la verità dei fatti è che molti di questi disoccupati vorrebbero lavorare ma non ne hanno l’opportunità. E’ troppo difficile trovare lavoro ormai. Inoltre questa non sembra essere una prerogativa dei giovani e basta.
Un recente studio del Pew Research Center ha mostrato come una percentuale altissima di americani – circa l’82% – pensi che sia difficile per tutte le generazioni ormai trovare un impiego, non solo per i giovani, ma anche per i loro genitori, che trovano enormi ostacoli nel reinserimento del mercato dell’occupazione. E’ diventato impossibile per quindi auto sostenersi economicamente, e così, anche i trentenni decidono che sia più facile tornare da mamma e papà, che arrabattarsi con lavori magari saltuari. I numeri poi, mostrano un panorama tutt’altro che confortante. Nel 2000, l’8.3% delle donne americane tra i 25 e i 34 anni viveva in casa coi genitori, ora sono aumentate raggiungendo circa il 9.7%. Sempre nel 2000, il 12,9% degli uomini americani tra il 25 e i 34 anni viveva in famiglia, oggi sono circa il 18.6%.
I dati più sconcertanti riguardano però, la fascia tra i 18 e i 24 anni, di questi il 50% delle donne e il 59% degli uomini vivono ancora coi loro genitori o sono tornati a stare con loro. Sembrerebbe però, che tutto questo sia anche frutto di un cambiamento culturale, che avvicina le famiglie americane a quelle italiane, se non altro come mentalità. Sempre in accordo con lo studio del Pew research Center, se nel 1993 l’80% genitori intervistati riteneva che i figli dovessero diventare indipendenti e quindi andare via di casa al massimo per i 22 anni, adesso quelli che lo pensano sono scesi al 67%.
C’è quindi un consenso generale, nel dire che questa generazione di giovani sta affrontando una serie di sfide, che prima non esistevano, come appunto la ricerca del lavoro, che adesso è diventata una vera lotta. “Se non puoi trovare lavoro, non puoi permetterti una vita e tante altre cose” ha affermato Kim Parker direttore del Pew Social and Demographic Trends.
Tra i più interessanti risultati della ricerca, c’è un fenomeno che è stato riscontrato anche in Italia da molto tempo è la causa principale della famosa crescita zero: circa un giovane su tre (18-34) decide di non sposarsi e quindi di non mettere su famiglia per via della crisi economica. La cosa più grave forse, è la caduta di ottimismo che ha subito la gioventù americana: il 9% degli intervistati dal Pew, ha dichiarato di non pensare che riusciranno ad avere e vivere la vita che desiderano. Solo il 30% dei giovani, ha dichiarato di considerare il lavoro attuale una ’carriera’, il che implica il fatto che la maggior parte di loro pensa di cambiare settore o tipo di impiego in futuro.
La buona notizia? Secondo la Parker, starebbe nel fatto che le Università si sono riempite di studenti, nonostante tutto si pensa che avendo maggiori qualifiche si possano raggiungere prestigiose opportunità di carriera. Ma in USA pochi possono permettersi il lusso di andare al College. Questo significa che ci sono in giro, milioni di ragazzi disillusi, frustrati senza speranze per il futuro, rassegnati.
L’unica speranza è una ripresa dell’economia. Soltanto così infatti, i giovani potranno trovare finalmente la loro strada, un buon lavoro e diventare indipendenti, ma soprattutto produttivi per il Paese. Certo se le cose stanno così, se i giovani che lavorano sono sempre meno e quelli che tornano a casa sempre di più, allora si prevedono ulteriori guai all’orizzonte.
*pubblicato precedentemente www.lindro.it