E’ giovane e sconosciutissimo ma ha messo sottosopra la politica palermitana e anche un pezzo di quella nazionale: Fabrizio Ferrandelli, laureato in lettere, bancario e appassionato della politica e delle sua città. Ora è candidato-sindaco nel capoluogo siciliano, senza partito ma con una vittoria su Rita Borsellino nelle primarie del 4 marzo scorso, con la benedizione del PD e Sel. Senza quella dell’ Idv (dentro il quale è cresciuto accanto al ’padre politico’ e ora avversario, Leoluca Orlando, al quale somiglia perfino fisicamente) i cui vertici non hanno gradito l’eccessiva aspirazione: diventare sindaco a 31 anni, sostenuto da tanti movimenti cittadini e gran parte degli immigrati della città. Ferrandelli, aria da ragazzo, modi sciolti, è contento della vittoria alle primarie, ride e gioisce ma diventa serio quando parla di politica.
Quindi: Fabrizio Ferrandelli, emerito sconosciuto della politica italiana ma ora catapultato perfino sulla stampa internazionale, chi è?
Fabrizio è una persona che viene dal mondo del sociale, che è stato leader del movimento studentesco a tredici anni e che non ha mai perso la passione per la politica, che ha creato ludoteche per bambini figli di immigrati nel centro storico di Palermo e, occupandosi da sempre dei più disagiati, decide di usare lo strumento della politica per cambiare le cose. E’ stato attento, negli ultimi cinque anni, ad ogni esigenza, battaglia e desiderio dei cittadini palermitani, ha guidato le loro posizioni davanti al Sindaco di Palermo, Cammarata, mentre gli altri politici e i leader dei partiti nazionali stavano a Roma a mandare comunicati. Ferrandelli ha saputo aggregare e realizzare il proprio progetto insieme ai cittadini palermitani aprendo comitati nei quartieri coinvolgendo le persone e facendoli sentire protagonisti della situazione.
In questo senso una novità – un giovane politico che viene dalla base e non – come è stata regola spesso in Sicilia – dall’establishment.
Io ho lavorato attraverso la presenza nei quartieri. Ho sempre fatto il lavoro sul territorio circondato da centinaia di cittadini. Nelle mie lotte contro la mafia sono stati loro la mia protezione. Mentre gli altri politici arrivano per la campagna elettorale per chiedere voti io sono sempre stato accanto ai cittadini, alle loro battaglie e ai loro bisogni e questo è stato estremamente vincente. Io penso che i palermitani abbiano sempre avuto voglia di politici che li coinvolgessero. Ma in passato non ne hanno avuto l’opportunità.
E’ l’ex-pupillo dell’ ex-sindaco Orlando. Cosa vi ha diviso?
Ma io non sono il pupillo di Orlando! Sono uno che ha aiutato Orlando. Quando lui non mi ha consentito di esprimermi, imponendomi ’le scelte dall’alto’, dicendo che le candidature si decidevano a Roma e che se io non avessi fatto un passo indietro mi avrebbero buttato fuori, ho fatto un passo avanti. Stare in un partito significa condividere e partecipare alla gestione e alle decisioni. Del resto io ero voluto da 39 movimenti cittadini. Quando me ne sono andato dal partito molti mi hanno seguito, strappando la tessera.
Più rottamatore di Renzi?
No, no, non sono un rottamattore! Io non rottamo, metto insieme. Voglio perfino unire le generazioni: in questa campagna elettorale metto insieme i figli con i padri e i nonni. Non mi sono mai posto il problema generazionale.
Tornando alle primarie: Orlando ha parlato di inquinamento da parte della destra di Lombardo e di scambio di voto. Come commenta, come si difende?
Io non ho organizzato le primarie. Sono state poi riconosciute dai garanti. E’ stato invece impressionante vedere cittadini stare ore e ore in fila per votare e sicuramente lo fa soltanto chi ha grande motivazione, non chi vuole inquinare. Ho visto famiglie, giovani, anziani, ho girato tutti i seggi, ho visto grande voglia di partecipare. Quando si perde si perde, bisogna accettarlo, non si cerca la scusa, si sta accanto al vincitore, anche i grandi partiti, anche Borsellino e Orlando.
Al più grande dei partiti perdenti, il PD, sta creando un problema. In un solo anno è la quarta volta che nessuno dei loro candidati riesce a vincere le primarie in una grande città. Come ci si sente con questa responsabilità addosso?
Non mi sento addosso nessuna responsabilità. La causa è che i grandi partiti ormai fanno delle scelte che non sono territoriali e questo problema ce l’ha il PD come ce l’ha Italia dei Valori, esattamente come Sel e come tutti i partiti del centrosinistra. E io non consentirò che la mia vittoria possa essere strumento di divisioni.
Vuol dire che i grandi partiti hanno perso il contatto con il territorio?
Io consiglierei di consentire alla base, ai cittadini, nel loro territorio, di scegliere e decidere, e a non farlo a Roma.
Palermo ha problemi enormi da affrontare: sociali, economico-finanziari, ambientali. Come pensa di affrontarli da sindaco?
Intanto penso che Palermo sia una città forte – solo così ha potuto resistere a 11 anni di malgoverno del centrodestra. Per il resto ho fatto un programma che dovrebbe mettere migliaia di palermitani nelle condizioni di non dover lasciare la loro città: lo si fa con l’installazione di pannelli solari su tutti gli edifici pubblici della città, un fattore che porta risparmio e guadagni con gli ecoincentivi nelle casse del Comune e circa 800 unità lavorative. Con la green-economy, puntando su 24 chilometri di costa che sono abbandonati, utilizzati come discariche. Stiamo studiando con esperti come riqualificare la costa e farne la ’Riccione del mediterraneo’, un pò piu bella, ovviamente, a come aprire il porto alle grandi crociere, trasformandolo in porto turistico, a come spostare quello commerciale a Termini Imerese che si trova sull’autostrada, liberando così anche il traffico cittadino dai Tir. Penso alla pedonalizzazione del centro storico, alla valorizzazione dei percorsi turistici e, soprattutto, ad investire molto nella cultura.
Ma in tempi di crisi e casse vuote chi dovrebbe investire in questi ambiziosi progetti?
Vorrei realizzare i progetti dei panelli solari e della riqualificazione sia con fondi pubblici che con un project financing.
Ma in Sicilia i soldi pubblici non finiscono troppo spesso nelle mani sbagliate, corrotte, della mafia?
Ma nella Sicilia di oggi ci sono anche tanti imprenditori e professionisti sani, per esempio quelli che aderiscono alla rete antipizzo o la stessa Confindustria che ha fatto delle scelte molto forti in termini di antiracket e di legalità. Per quello che riguarda la mafia, secondo me c’è molto più pericolo all’ Expo di Milano che qui, ma bisogna sempre vigilare attentamente proprio perchè la mafia ha cambiato volto. E per quello che riguarda i fondi: in gran parte non sono stati spesi male. Il problema è che in Sicilia non sono mai stati spesi. L’80 percento torna indietro.
*precedentemente publicato su www.lindro.it