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November 18, 2011
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L’INDRO/ Fuori da Harvard, dentro Wall Street

Marcello CristobyMarcello Cristo
Time: 4 mins read

 

Il movimento di protesta americano ’Occupy Wall Street’ continua ad evolversi e ad assumere nuove forme di espressione. Martedi a New York, il sindaco Michael Bloomberg ha scelto la linea dura ordinando ad un’ingente forza di polizia in assetto antisommossa di sgombrare gli occupanti da Zuccotti Park, la piazzetta nella punta meridionale di Manhattan che rappresenta il luogo di nascita e l’epicentro della protesta e dove i manifestanti sono accampati ormai da settimane.
Il sindaco ha dichiarato che la rimozione forzata degli occupanti si é resa necessaria per ripulire il parco e che, a ripulitura avvenuta, i manifestanti potranno tornare ad aggregarvisi a patto peró di non portare con sé tende ed altre attrezzature da campeggio.
Lo sgombero, che ha provocato momenti di tensione tra i giovani e la polizia, segna l’inizio di una nuova fase nell’evoluzione di questo movimento che, secondo molti sostenitori, ha bisogno di crescere e di elaborare nuove strategie di azione nel lungo periodo. L’arrivo del rigido inverno newyorchese inoltre, avrebbe probabilmente forzato molti degli occupanti a lasciare Zuccotti Park in ogni caso e, in questo senso, l’iniziativa del Comune potrebbe aver solo anticipato l’inevitabile.
Mentre a New York ci si interroga sulle prossime mosse da compiere, a Boston, alcuni studenti della facoltá di Economia dell’Universitá di Harvard, anch’essi legati al movimento Occupy Wall Street, hanno manifestato il loro malcontento abbandonando in massa le lezioni del professor Gregory Mankiw in segno di protesta.

Mankiw, uno dei piú importanti studiosi americani di economia, é stato consigliere nel governo Bush ed é stato indicato di recente come uno dei candidati alla poltrona di Ministro del Tesoro in una eventuale amministrazione Romney.
Queste marcate credenziali conservatrici hanno provocato la diffidenza di un nutrito gruppo di studenti che, in una lettera aperta pubblicata sul giornale universitario ’The Harvard Crimson’, ha dichiarato che “Un adeguato curriculum di studi accademici deve includere una discussione critica sui diversi modelli economici indicandone i pregi e i difetti. Quello che abbiamo incontrato invece, é un corso che offre una prospettiva sulle varie scuole di pensiero molto specifica e limitata e che, a nostro avviso, perpetua problematiche e ineguaglianze sociali legate all’inefficienza di alcuni di questi modelli economici”.
Ad irritare gli studenti sarebbe stata la presunta tendenza del professor Mankiw a politicizzare le sue lezioni enfatizzando gli insegnamenti della scuola economica neo-classica (facente capo ad Adam Smith e tradizionalmente favorita dalla destra conservatrice) e marginalizzando la corrente di pensiero keynesiana (legata all’economista britannico John Maynard Keynes) che sostiene invece l’importanza del ruolo che lo stato e la funzione pubblica esercitano nell’andamento economico.
Gli studenti che hanno preso parte all’iniziativa di protesta, hanno messo in evidenza come i laureati in economia dell’universitá di Harvard abbiano svolto un ruolo molto importante nella crisi finanziaria del 2007-09 e nel generale mutamento strutturale dell’economia americana che, nel corso degli ultimi decenni, ha prodotto sempre meno beni reali e sempre piú ’ingegneria finanziaria’: in altre parole, capitale che crea altro capitale.

Secondo Rachel Sandalow-Ash, una delle organizzatrici della protesta “I laureati di Harvard sono stati complici dei misfatti e delle ingiustizie degli ultimi anni e, nel prendere atto di questa realtá, gli studenti di economia non hanno intenzione di continuare su quella strada. Da ora in avanti vogliamo utilizzare la nostra educazione per il bene sociale, non per arrivismo personale”.
Non c’é dubbio che Harvard e tutti i piú prestigiosi istituti universitari americani (la cosiddetta ’Ivy League’) abbiano sfornato negli ultimi anni, l’elite dell’industria finanziaria e di quella burocrazia governativa teoricamente incaricata di regolamentare il mondo della finanza e dell’economia e che invece, nel migliore dei casi, ha chiuso un occhio sulle molte forzature alle norme vigenti.

Grazie ai profondi cambiamenti dell’economia americana e alla quasi estinzione del settore manifatturiero, i neolaureati piú brillanti, che sono inevitabilmente attratti dai settori piú lucrosi del mercato del lavoro, sono finiti tutti nel mondo finanziario e, da lí, hanno sfruttato la loro intelligenza per elaborare prodotti finanziari sempre piú esotici e complicati anzichè inventare beni di consumo reali con conseguenze che sono ora, sotto gli occhi di tutti.
Gregory Mankiw, dal canto suo, ha commentato il boicottaggio alle sue lezioni dichiarando alla rete televisiva CNN: “Quando entro in una classe cerco di lasciare la politica fuori dalla porta. Le mie lezioni includono gli insegnamenti di Adam Smith che, é considerato il padre dell’economia moderna e non é certo un autore controverso”.

Malgrado ció, Mankiw non ha esitato a dichiararsi vittima delle circostanze: “La professione economica é stata chiamata in causa da alcune persone, soprattutto a sinistra, per i recenti sviluppi della situazione economica del paese e perció non mi stupisce piú di tanto il fatto di essere diventato uno dei capri espiatori del malcontento generale. ”

Il professore ha poi concluso a sorpresa dicendo di essere, in una certa misura, un simpatizzante del movimento di Occupy Wall Street: “Ho notato una tendenza da parte degli studenti negli ultimi anni, a concentrarsi su una prospettiva sociale piú ampia rispetto a quella angusta e limitata degli studi economici e credo che sia una cosa positiva. Io non posso dirmi d’accordo con tutti gli obiettivi del movimento Occupy Wall Street ma la loro voglia di cambiare gli assetti attuali della società in cui viviamo sono del tutto comprensibili e condivisibili”.

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Marcello Cristo

Marcello Cristo

Sono nato e cresciuto a Napoli dove, nella tradizione magno-greca della mia città, mi sono laureato in Filosofia. Vivo negli Stati Uniti con la mia famiglia da oltre vent'anni facendo la spola tra New York e la California. Dall’America, ho iniziato a collaborare con pubblicazioni italiane come Il Giornale di Indro Montanelli e La Gazzetta dello Sport di Candido Cannavò e poi con il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti America Oggi per il quale ho lavorato come editor, opinionista e corrispondente dalla California. Nei ritagli di tempo, sto tentando disperatamente di insegnare ai miei figli il napoletano.

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