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May 8, 2011
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Nazioni Unite/ Moreno Ocampo, l’anti-Gheddafi

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

A sinistra Luis Moreno Ocampo 

Luis Moreno Ocampo, il Procuratore del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, è tornato mercoledì scorso alle Nazioni Unite per riferire al Consiglio di Sicurezza che cercherà di ottenere il mandato di cattura per tre alti ufficiali libici con l’accusa di aver commesso crimini contro l’umanità. Il procuratore internazionale non ha rivelato i nomi dei tre, ma ha detto che sono “i più responsabili” dei crimini commessi in Libia. Ocampo è stato ascoltato dal Consiglio di Sicurezza che, lo ricordiamo, già con la risoluzione 1970 nel febbraio scorso, aveva richiesto un’indagine al tribunale internazionale nei confronti del regime di Gheddafi per l’uso della forza contro i civili.

Ocampo ha detto che per raccogliere le prove nell’indagine aperta il 3 marzo, il suo ufficio ha compiuto più di 15 missioni in 10 stati. Al 26 aprile, erano state effettuate 45 interviste con individui con una conoscenza diretta dei crimini commessi, e più di 569 documenti erano stati raccolti e analizzati, inclusi video e fotografie. Ocampo ha detto che l’ufficio del Procuratore non ha ottenuto nessuna dichiarazione all’interno della Libia in modo da rispettare il dovere di proteggere i suoi testimoni.

Ocampo ha detto che le prove da lui raccolte confermano i crimini di Guerra e contro l’umanità, come l’aver sparato sulla folla di manifestanti disarmati, omicidi, incarcerazioni e torture. Poi Ocampo ha aggiunto: “Ci sono prove che dimostrano che gli eventi nelle vicine Tunisia ed Egitto, avevano indotto le forze di sicurezza libiche a prepararsi alla possibilità di dimostrazioni di protesta anche in Libia. Per questo già a gennaio, dei mercenari erano stati arruolati e portati in Libia” ha detto il procuratore del Tribunale internazionale

Nella ricostruzione di Ocampo al Consiglio di Sicurezza, gli incidenti in Libia iniziano il 15 e 16 febbraio, quando le forze di sicurezza arrestano due avvocati che  avevano richiesto giustizia per le 1400 vittime del massacro nella prigione di Abu Salim nel 1996. Il 17 febbraio, migliaia di manifestanti che protestavano contro questi arresti, si erano riuniti nella piazza nei pressi della Alta corte di Bengasi. A quel punto, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro la folla, uccidendo numerosi dimostranti disarmati. Questo ha segnato l’inizio di altri numerosi e simili incidenti nelle diverse città della Libia. 

Ocampo ha detto al Consiglio di sicurezza che risulta molto difficile calcolare l’esatto numero di vittime civili per quelle prime manifestazioni, ma alla fine per gli assalti delle forze di sicurezza tra 500 e 700 civili libici sarebbero morti nel solo mese di febbraio. Una delle principali ragioni delle difficoltà a calcolare l’esatto numero di morti e feriti in Libia, ha detto Ocampo, é che la gente smise di portare i feriti gravi all’ospedale per paura di ritorsioni da parte delle forze di sicurezza che infatti stazionavano negli ospedali e arrestavano chiunque fosse ferito e cercasse un aiuto medico. Quindi moltissimi sono stati curati a casa o lí sono morti.

Altre violazioni dei diritti umani, ha detto Ocampo, includevano la tortura e lo stupro di tutti coloro che erano percepiti come degli oppositori del governo di Gheddafi. E poi l’uso di bombe a grappolo in zone urbane affollate. Ocampo, anche nell’incontro avuto dopo con i giornalisti, non ha voluto dare indicazioni più precise per identificare i tre alti ufficiali per i quali lui richiederà ai giudici del Tribunale internazionale di autorizzare il mandato di arresto. “Non é il momento di fare i nomi adesso” ha detto Ocampo ad una specifica domanda di un giornalista, “Qui al Consiglio di Sicurezza sono venuto solo per dire che ho trovato le prove per fare la richiesta ai giudici del mandato di cattura. Ma I nomi diventeranno pubblici solo quando saranno consegnati tra qualche giorno ai giudici della Corte che dovranno valutare e decidere”, ha detto il Procuratore.

Quindi per questi crimini che sembra si focalizzino soltanto sui crimini commessi nelle prime settimane di violenza, Ocampo non ha voluto rilasciare alcun commento, quando gli è stato chiesto se questi tre alti ufficiali che sta cercando di incriminare si tratterebbero del Colonnello Mohammar Gheddafi e di qualcuno dei suoi figli.

Nella sua relazione al Consiglio di Sicurezza, Ocampo ha detto anche di aver indagato su quello che molte testimonianze riferiscono come l’arresto illegale, il maltrattamento e le uccisioni di civili dell’Africa sub-sahariana che sono stati scambiati, erroneamente, per mercenari. “E’ stato riportato che a Bengasi e in altre città folle inferocite hanno assaltato cittadini africani sub-sahariani uccidendone a dozzine. Poi anche le autorità di Bengasi hanno arrestato un certo numero di africani sub-sahariani e non é ancora chiaro se fossero innocenti lavoratori migranti o combattenti e quindi prigionieri di Guerra” ha detto Ocampo, che ha quindi fatto capire al Consiglio di sicurezza e poi anche ai giornalisti che anche i libici del governo ribelle di Bengasi sono sotto indagine per eventuali crimini commessi contro l’umanità. Ocampo ha ricordato che la sua richiesta per i tre mandati di cattura sarà presentata alla Corte pre-processuale dei giudici che dovranno decidere se accettarla, o rigettare la sua richiesta o richiedere ulteriori informazioni all’ufficio del procuratore. “Se i giudici decideranno di spiccare i mandati di arresto” ha spiegato Ocampo al Consiglio di Sicurezza, “la responsabilità primaria di eseguirli spetterà alle autorità presenti nel territorio libico”.

“Il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi” ha continuato Ocampo riferendosi al governo dei ribelli, “ha giá risposto alla mia lettera che li informava dell’inchiesta affermando di essere pronto ad eseguire qualunque mandato di cattura sottoposto dal Tribunale internazionale. Invece siamo ancora in attesa della risposta dal governo di Tripoli” ha detto Ocampo. Il Procuratore ha anche accennato al fatto che il regime di Tripoli ha posto la questione della morte di civili sotto i bombardamenti Nato iniziati a marzo, ma qui Ocampo ha detto che aspetterà di conoscere i risultati di una missione conoscitiva dell’Human Rights Council, prima di decidere se includere anche le azioni NATO in Libia nelle sue indagini.

Durante la conferenza stampa con i giornalisti, Ocampo ha ripetuto continuamente che il suo non é ruolo politico e che non cercherà di favorire una parte sull’altra, ma lui si sta occupando di accumulare le prove per i crimini commessi e assicurare alla giustizia i responsabili, da qualunque parte essi si trovino. “Io seguo le prove, non la politica” ha ripetuto il magistrato argentino. A chi gli chiedeva perché non si occupasse di altri paesi dove si stanno commettendo altrettanti crimini, Ocampo ha spiegato che il suo Tribunale si attiva o su richiesta di uno dei 114 stati firmatari del trattato internazionale, oppure, quando si tratta di indagare un paese non firmatario come la Libia, si attiva a richiesta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come é avvenuto con la risoluzione 1970.

Le indagini di Ocampo e gli eventuali mandati di arresto spiccati dal Tribunale Internazionale dell’Aja, potrebbero avere una forte influenza anche fuori dai confini della Libia, pensiamo soprattutto alla Siria. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non era riuscito a votare alcun documento contro il regime di Damasco per le opposizioni di Russia, Cina e Libano. Ma sono insistenti le voci che le potenze occidentali si starebbero preparando ad un nuovo tentativo di portare ai voti una risoluzione nei confronti della Siria, dove eventualmente la Cina o la Russia dovranno esporsi imponendo il loro potere di veto per bloccarla.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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