Voto all’estero: è da anni che, puntuali a ogni votazione, si susseguono discussioni e polemiche in merito a presunte irregolarità e alla necessità di riformarne le procedure, polemiche che, però, si sgonfiano, salvo poi ripresentarsi alle successive elezioni. Questa volta, l’impressione, tuttavia, è di essere giunti a un punto di non ritorno. Perché l’ultima chiamata alle urne, per gli italiani all’estero, si è rivelata un autentico caos. Gli elettori hanno riscontrato e denunciato un po’ ovunque casi di anomalie e irregolarità: schede mai arrivate a destinazione, o giunte in plichi mezzi aperti o addirittura accompagnati da volantini elettorali; per non parlare, poi, dei casi più clamorosi, come quei presunti “cacciatori di plichi” intervistati dalle Iene, che, in Germania – e più precisamente a Colonia – avrebbero attestato una compravendita di 3000 voti. Noi della Voce vi abbiamo poi raccontato nel dettaglio l’incredibile vicenda di Free Flights to Italy, lista “fantasma” fondata da tal Giuseppe Macario, ampiamente accusato online di truffe, molestie e diffamazione, che avrebbe falsificato firma e sigillo notarile necessari per ufficializzare la candidatura, e, probabilmente, le stesse sottoscrizioni a sostegno della lista. Ma anche sullo stesso spoglio gravano inquietanti dubbi: ce lo dicono i ritardi odissiaci e gli intoppi che hanno interessato le procedure a Castelnuovo di Porto, ma anche le anomalie denunciate, tra cui vi sarebbero anche alcuni casi – anche qui denunciati dalle Iene – di scrutatori e presidenti di seggio che non avrebbero mai controllato il tagliandino associato a ogni elettore all’estero prima di inserire la scheda nell’urna. Nonostante fosse una procedura fondamentale per capire se abbiano votato davvero gli aventi diritto. Senza contare che, sul voto dei nostri connazionali all’estero, stanno indagando Procura di Roma e Digos.
Noi della Voce stiamo proseguendo il nostro lavoro di indagine, e abbiamo ricontattato nuovamente la Farnesina – da cui siamo in attesa di risposta – per avere novità in merito. Ma intanto, la gravità della situazione è dimostrata anche dal fatto che, a dieci giorni dal voto, i risultati dello scrutinio non siano stati ancora ufficializzati. In effetti, sul sito del Viminale, sotto i dati relativi al voto estero, si legge ancora l’avviso: “DATI PROVVISORI, TENENDO CONTO CHE ALCUNI VERBALI RISULTANO ESSERE STATI INVIATI DIRETTAMENTE ALL’UFFICIO CENTRALE PER LA CIRCOSCRIZIONE ESTERO PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI ROMA CHE, COME PREVISTO DALLA LEGGE, PROVVEDERÀ ALLA PROCLAMAZIONE DEGLI ELETTI. Il riparto provvisorio dei seggi si riferisce ad uno scrutinio non definitivo, non essendo pervenuti i risultati di tutte le comunicazioni”. Una circostanza del tutto particolare, considerato che ormai, dalla chiamata alle urne, è passata più di una settimana. Forse, a complicare le procedure, sono state le tante denunce e i diversi esposti indirizzati alle autorità competenti, atti a segnalare presunte irregolarità. Di uno di questi vi abbiamo già parlato: è quello inviato da Leonardo Metalli, candidato del MAIE in Nord Centro America, in merito al caso di Free Flights to Italy. Altro esposto è stato presentato da Fabio Porta, già senatore e candidato non rieletto del Pd in Sud America, a seguito di “oggettive anomalie” riscontrate in diversi seggi appartenenti alla circoscrizione consolare di Buenos Aires. Anomalie che, unite alle tante denunce provenienti da tutto il mondo, lo hanno spinto a parlare di “imbroglio colossale”.

Raggiunto al telefono, Porta ci ha spiegato che, a seguito dello scrutinio seguito da alcuni rappresentanti di lista a Castelnuovo di Porto, “abbiamo verificato che alcune sezioni della circoscrizione consolare di Buenos Aires presentavano dei risultati finali dello scrutinio assolutamente non coerenti e conformi con le altre sezioni della stessa circoscrizione e del resto del Paese (Argentina)”. Dubbi, in particolare, in merito al risultato ottenuto dall’Usei, l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani, “che passava da una media del 20% di voti nelle altre sezioni a 80-90% e specularmente gli altri partiti passavano dal 40% al 4% e numeri simili”. Una situazione anomala, “probabilmente indizio di qualcos’altro”, afferma Porta, che sospetta che queste schede “non siano state votate dagli elettori ma potrebbero essere state aggiunte in maniera fraudolenta”, e che quindi la votazione possa essere stata “alterata all’insaputa anche degli elettori”.
Il risultato? Ad oggi, come già osservato, a differenza delle altre consultazioni, non è ancora avvenuta alcuna proclamazione degli eletti né ufficiale assegnazione dei seggi, e gli scrutini sono ancora formalmente aperti. Un segnale, concorda con noi Porta, di una situazione particolarmente grave, con anomalie ancora più macroscopiche di quanto fosse mai avvenuto in passato. Non sarà un caso che, online, ci si imbatta addirittura in una petizione, diretta al presidente della Corte di Appello di Roma, e firmata da tal “Andrea de Leitenburg – Comitato patrioti per la democrazia”, che chiede, in virtù delle tante anomalie riscontrate, la sospensione della proclamazione degli eletti all’estero, l’annullamento del voto o perlomeno la valutazione di questa ipotesi, oltre che di “incaricare le amministrazione competenti dell’individuazione e della punizione dei colpevoli”. Di certo, secondo Porta il quadro che emerge spinge a riconsiderare le procedure di voto per corrispondenza, che si mostrano incapaci di garantire, in ogni fase della votazione, il necessario controllo della scheda elettorale.
Ma prima ancora di pensare a una eventuale riforma, si dovrà capire che ne sarà di queste votazioni. Di certo, il quadro che si profila pare molto problematico, ma non si sa se lo sarà al punto da spingere le autorità ad invalidare il voto. Secondo Porta, fermo restando la necessità che la Corte d’Appello prosegua le sue indagini in totale autonomia, ci sono due strade: “O che tutto venga approvato come se nulla fosse, cosa che secondo me lascerebbe irrisolti tutti i problemi che abbiamo indicato, problemi che a quel punto, però, andrebbero sottoposti al Parlamento e al Governo a tutela dell’esercizio del voto all’estero; oppure, potremmo essere di fronte a qualche decisione più radicale – la più radicale di tutte sarebbe l’annullamento del voto, ma ce ne potrebbero essere altre altrettanto rilevanti ma non così drastiche, che sarebbero un segnale di deterrenza a tutti coloro i quali avrebbero favorito situazioni non conformi alla legge: in questo caso, una simile decisione avrebbe un effetto non solo immediato, ma anche in prospettiva, come deterrente per eventuali comportamenti successivi nelle future consultazioni”.