Due legislature alla Camera dei Deputati in forza Partito Democratico, poi il passaggio al Senato. Francesca La Marca è ormai una parlamentare esperta e il cambio di Palazzo, da Montecitorio a Madama, la onora e la riempie di responsabilità.
Con 9.882 preferenze ha stravinto l’unico seggio assegnato al Senato nella circoscrizione Nord e Centro America ed è pronta per questa nuova esperienza.
Onorevole La Marca, dopo due legislature alla Camera è stata ora eletta al Senato. Come cambierà la sua attività passando a Palazzo Madama, anche in virtù della riduzione del numero dei parlamentari?
“Credo che questi nove e mezzo alla Camera siano serviti come preparazione al Senato. Mi aspetta, come italiana all’estero, un lavoro impegnativo. Abbiamo subito la diminuzione dei parlamentari e quindi all’estero saremo 12 invece di 18. Io, come unica Senatrice in Nord e Centro America, rappresenterò tutti: chi mi ha votato e chi no. Come PD sarò all’opposizione, ma lavorerò in modo trasversale”.
In questa tornata, oltre al Canada dove è sempre stata fortissima, ha preso molti voti anche negli Stati Uniti. Cos’è cambiato nelle sue proposte e nella campagna elettorale per riuscire a conquistare la fiducia di questa nuova fetta di cittadini
“Durante la scorsa legislatura, credo che l’elettorato abbia avuto modo di conoscermi meglio e conoscere il mio impegno. Ho avuto prova di questo nella breve ma intensa campagna elettorale che abbiamo appena attraversato, dove non ho avuto modo di viaggiare come ero abituata a fare, ma dove ho comunque ricevuto l’affetto delle persone, anche di quelle che non sono riuscita a incontrare di persona”.

In una grande circoscrizione come il Nord-Centro America, che abbraccia territori dal Canada fino al Messico, quali sono le caratteristiche che accumunano gli italiani all’estero e quali invece le diversità? È possibile accontentarli tutti?
“Ci sono senza dubbio tante differenze tra gli italiani a Vancouver, quelli a New York e quelli a Città del Messico. Esistono punti in comune, ma ogni collettività ha le sua particolarità. Ci sono grandi città, come ad esempio New York, in cui esistono addirittura più comunità di italiani: quelli di immigrazioni storica, quelli arrivati più di recente negli Stati Uniti, i ricercatori, i lavoratori, gli studenti temporaneamente all’estero. Ho imparato che non si può accontentare tutti, ma continuerò a lavorare in buona fede ascoltando le collettività e cercando di capire quali siano le esigenze, facendo una lista di priorità grazie ai feedback ottenuti in campagna elettorale e a quelli che otterrò in questa nuova legislatura dai cittadini”.
Nella circoscrizione Nord-Centro America è stata l’unica a essere rieletta. Questa volta, alla Camera, avrà un collega del suo partito, Christian Di Sanzo. Crede ci sia la possibilità, per voi, di lavorare insieme dai banchi dell’opposizione?
“Soprattutto per noi eletti all’estero è il momento di unirci, non soltanto come PD ma con tutti gli eletti all’estero. Dobbiamo fare squadra per cercare di portare a casa i risultati per gli italiani in Nord e Centro America. Chi mi conosce sa che sono una persona leale e mi riconosco nei valori del centrosinistra, ma nel mio mandato lavorerò per tutti i cittadini in modo trasversale. Con il Partito Democratico è come una famiglia, ci si critica all’interno”.
Ad esempio su cosa?
“Credo il PD debba fare una riflessione sul perché si trovi in questa situazione. Degli errori sono stati commessi, anche dal segretario Enrico Letta. Lo riconosciamo un po’ tutti nel partito: in un momento di crisi non c’è stata una vera e propria guida. Ci è mancata unità e mentre prima lo slogan era ‘Tutti per uno, uno per tutti’, ora è diventato ‘Ognuno per sé’”.

I mezzi di informazione italiani all’estero, cartacei, quotidiani digitali come il nostro, radiofonici e televisivi svolgono un ruolo importante per informare le comunità, ma sono soggetti a costi enormi. Come pensa di poterli sostenere? Con una legge adeguatamente finanziata che possa assicurare la loro sopravvivenza, ma sopratutto l’indipendenza e la trasparenza?
“Esistono ad oggi sovvenzioni dello Stato per la stampa all’estero. In passato ho provato a ottenere fondi con un emendamento, che però mi è stato subito bocciato. È il momento di cambiare questa norma, valutando di che tipo di media si stia parlando. È ancora più importante nel mondo globalizzato e digitale in cui viviamo che, quando c’è qualità di informazione, lo Stato dia sovvenzioni ai giornali online. Dobbiamo riprovarci”.
Sulla politica estera italiana e rapporti con gli USA e il Canada: pensa di intrattenere rapporti con politici e deputati al Congresso o al parlamento canadese per favorire le relazioni tra i paesi?
“Tutto ciò che serve a rafforzare i rapporti italia Canada-Stati Uniti-Messico e Centro America io lo vedo in modo positivo. Io servirò da ponte tra i paesi, quindi sì, anche se al momento non ho già appuntamenti presi con istituzioni estere”.