Francesca La Marca è la candidata al Senato del Partito Democratico per la circoscrizione Nord e Centro America.
“Sono nata a Toronto, in Canada, da genitori italiani. Ho conseguito la Laurea in Lettere e poi Master e Ph.D. in Letteratura francese presso l’Università di Toronto. Sono stata docente universitaria e parlo correntemente inglese, italiano, francese e spagnolo.
Dal 2013, ho avuto l’onore di rappresentare gli italiani del Nord e Centro America alla Camera dei Deputati dove mi sono impegnata per l’efficienza dei servizi consolari; il potenziamento della rete consolare onoraria; il consolidamento delle politiche di promozione della lingua e della cultura; la tutela degli anziani; gli scambi giovanili; il riacquisto della cittadinanza; incentivi per gli italiani all’estero per essere veri protagonisti del “turismo delle radici”.
Nella legislatura che si aprirà la rappresentanza estera sarà ridotta a 12 persone. Per questa ragione, gli italiani all’estero hanno bisogno di rappresentanti informati ed esperti.
Forte dell’esperienza maturata, da candidata al Senato, mi presento agli elettori con un programma all’insegna del realismo e della concretezza che ha l’obiettivo di portare a termine il lavoro intrapreso. Il filo rosso che attraversa il mio programma è il rapporto tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione perché è questo uno degli ambiti in cui si manifesta maggiormente la distanza nel godimento dei diritti tra cittadini italiani all’estero e cittadini in Italia.
Grazie agli elettori che vorranno sostenermi. La speranza, comunque, è che partecipino numerosi, rafforzando anche per questa strada il primo dei diritti del cittadino: il voto”.
Qual è secondo voi il problema più urgente dell’Italia e cosa proporreste per risolverlo?
“Parto dalla premessa che la decisione del Movimento 5Stelle, della Lega e di Forza Italia di far cadere il Governo Draghi mette a rischio la realizzazione dei programmi europei del Piano nazionale di rilancio e resilienza (PNRR), di cui il nostro Paese beneficia più di chiunque altro e che rappresentano il volano della nostra ripresa. La crisi, inoltre, ha interrotto il percorso di riforme sociali e civili che sono di vitale importanza per il nostro Paese.
In un contesto segnato dalla guerra di Putin alle porte dell’Europa, destinata purtroppo a durare, le responsabilità dei governi sono molto grandi, sia sul fronte interno che su quello europeo. È una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro. È uno scontro tra l’autocrazia e la democrazia”, ha detto ieri Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo di Strasburgo, annunciando proposte importanti.
In questo quadro, l’Italia deve essere in grado, prima di tutto, di raccogliere la sfida europea e continuare ad essere protagonista del processo di cambiamento indispensabile per avere un’Europa più forte e capace di risolvere i problemi dei suoi cittadini.
Sul fronte interno, il nostro Paese sta affrontando l’aumento dell’inflazione e del costo delle materie prime ed energetiche con ripercussioni drammatiche sulla vita delle persone e del sistema produttivo e sulle già gravi disparità economiche, sociali, generazionali, di genere e territoriali. Credo, dunque, che occorra partire da qui. Occorre fare il possibile per garantire una società più coesa e solidale. Senza questa prospettiva, non sarà possibile affrontare le altre sfide, a cominciare dalle trasformazioni del lavoro e dalla transizione ecologica e digitale, né tanto meno tutelare ed estendere molti diritti civili. È necessario un programma di governo che parta dal Pnrr di Draghi, con riforme che consentano di sfruttarne tutte le potenzialità e capaci di coniugare crescita e riduzione della disuguaglianza. Nell’immediato, servono interventi di sostegno per le fasce di popolazione più colpite dall’aumento dei prezzi e per favorire la crescita dei salari. Servono investimenti strutturali per l’istruzione e la ricerca capaci di guardare al futuro dei giovani italiani, colpiti pesantemente dalle crisi che si sono succedute in questi ultimi decenni”.
Il governo Draghi è stato un grande alleato degli Usa. Che posizione dovrà tener l’Italia nella prossima legislatura rispetto a Washington e nei confronti della guerra in Ucraina?
“Il governo Draghi ha definito con chiarezza le coordinate fondamentali della presenza dell’Italia nel concerto internazionale: l’atlantismo, il rinnovato dialogo con l’America democratica, l’europeismo attivo e solidale, il rilancio della vocazione mediterranea come punta avanzata dell’intera Europa, il multilateralismo con la consapevolezza che l’Italia, nonostante tutti i nostri problemi, possa giocare un ruolo importante nel contesto globale.
La guerra di Putin, in pochi mesi, ha ridisegnato completamente il contesto geopolitico in cui siamo chiamati ad operare ed è per questo che – come sostiene nettamente il Partito Democratico – il nostro Paese dovrà mantenere, anche nella prossima legislatura, la visione impressa da Draghi sulla collocazione internazionale del Paese e sui compiti che ne derivano”.
Le regole e le modalità del voto per gli italiani all’estero vi soddisfano o il sistema dovrebbe essere cambiato ? E come?
“Dopo le esperienze maturate in questi decenni, mi sento di fare le seguenti considerazioni: il voto per corrispondenza è la modalità che si è dimostrata più adatta a tradurre coerentemente il dettato costituzionale dell’”effettività” dell’esercizio di un diritto primario di cittadinanza, quale il voto; la manutenzione di questo sistema al fine di renderlo più sicuro e di contenere le possibili irregolarità connesse al voto per posta, è possibile e auspicabile; l’apertura verso forme alternative, come il voto elettronico o il voto presso i seggi, è da approfondire con attenzione.
In questi anni, si è parlato molto di voto elettronico per la circoscrizione estero. La motivazione dietro questa richiesta sarebbe il rischio brogli. Personalmente, non sono contraria ad approfondimenti e ad eventuali sperimentazioni. Tuttavia, occorre prudenza. Sul voto elettronico, per esempio, non dobbiamo trascurare le esperienze negative di molti paesi che hanno deciso di rinunciarvi. Lo stesso direttore generale per gli italiani all’estero del ministero degli Esteri, Luigi Maria Vignali, durante un’audizione alla commissione Affari esteri della Camera, ha spiegato che questa modalità comporta problemi: “per garantire la sicurezza e la privacy delle persone è necessario che tutti i dati siano ospitati su un cloud nazionale, che al momento non c’è. Inoltre, un attacco informatico rischierebbe di annullare le elezioni”. Anche l’ideatore dello SPID e tra i massimi esperti italiani di innovazione digitale e pubblica amministrazione, Stefano Quintarelli, ha spiegato che «le garanzie costituzionali richieste in Italia per il voto non sono compatibili con il voto elettronico». Di un certo interesse, comunque, gli approfondimenti che si stanno facendo per applicare la metodica del block-chain al voto per corrispondenza, non per sostituirlo, ma per introdurre garanzie sulla tracciabilità dei plichi e delle schede”.
Pensate che l’istituzione del Com.It.Es (Comitato degli italiani all’estero) abbia bisogno di essere riformato per servire i cittadini in maniera efficiente?
“La fine del Governo Draghi, tra le tante conseguenze nefaste, ha determinato anche il blocco di alcuni interventi di nostro diretto interesse. Tra questi, la legge di riforma dei COMITES il cui iter parlamentare era giunto ad una fase avanzata in Commissione affari esteri con l’elaborazione di un testo unico.
La revisione della normativa vigente, allo scopo di adeguarla alle trasformazioni intervenute nella presenza italiana nel mondo e nel sistema della rappresentanza degli italiani all’estero in seguito al taglio dei parlamentari, è doverosa e necessaria.
La proposta del Partito democratico si muove su due linee precise: quella del rafforzamento della tutela dei diritti di cittadinanza degli italiani all’estero, che continua ad essere insufficiente sia per la carente attenzione con cui si guarda ad essi che per l’inadeguatezza della rete dei servizi offerti; un’esigenza di tutela che porta a concepire il Com.It.Es. come «difensore civico» di ciascuna comunità italiana all’estero; quella del pieno e organico coinvolgimento dei Com.It.Es. nelle attività di promozione del Sistema Italia nel mondo, da definire e inquadrare nei Piani Paese, alla cui definizione e realizzazione questi organismi di base devono partecipare in modo diretto e autonomo. Un altro punto determinante della proposta di legge del PD è l’abolizione dell’ «opzione inversa». Una procedura elettorale fortemente negativa sia sotto il profilo della partecipazione che dell’esercizio di un diritto primario di cittadinanza, qual è quello di voto e di scelta dei propri rappresentanti.
Come PD, in questa legislatura che sta per chiudersi, abbiamo insistito e siamo arrivati al risultato positivo di rafforzare la dotazione ordinaria dei Com.It.Es, nella convinzione che la prima riforma, comunque, resta quella che di garantire a questi organismi risorse adeguate per operare”.
Quali sono le vostre difficoltà in questa campagna elettorale? Oltre a La Voce di New York, ci sono state altre realtà istituzionali o private che hanno creato occasioni per farvi conoscere dai cittadini iscritti all’Aire che fra pochi giorni dovranno votare per voi?
“È stato un errore correre a nuove elezioni ed è assurdo averlo fatto in estate. Per noi candidati della circoscrizione estero, le difficoltà sono state veramente tante. Non solo per il periodo di vacanza che anche in Nord e Centro America è molto sentito dai nostri connazionali, soprattutto dopo la pandemia, ma per i tempi strettissimi che non ci hanno consentito di raggiungere tutte le nostre comunità sparse sui territori della ripartizione. È irragionevole, e aggiungo irrispettoso, non garantire un contatto diretto con gli elettori, rispondere del lavoro fatto e confrontarsi sui programmi da realizzare. Sento quindi di dover ringraziare “La Voce di New York” per aver creato l’unica preziosa occasione di confronto pubblico fra candidati”.