Dopo la rottura con il Partito Democratico, Carlo Calenda ha dato vita a un nuovo progetto. È il Terzo Polo, creato insieme a Italia Viva di Matteo Renzi per, lo dice il nome, dare agli elettori un’alternativa al bipolarismo di destra e sinistra.
È il frontman di questa proposta politica e nelle ultime settimane sembra salire nei sondaggi, superando Forza Italia e avvicinandosi all’8%.
Segretario Calenda, in Nord America vive una grande comunità di italiani. In quella circoscrizione, il Terzo Polo ha tre candidati alla Camera e due al Senato. Che progetti avete per i cittadini che vivono tra Stati Uniti e Canada?
“Considerato l’altissimo numero di italiani residenti tra Stati Uniti e Canada, il Terzo Polo ha innanzitutto come obiettivo quello di garantire i diritti di rappresentatività dei nostri concittadini. Nonostante la lontananza, è essenziale incoraggiare la loro partecipazione attiva alla vita pubblica del Paese. Per farlo, dobbiamo migliorare i farraginosi meccanismi che ora sono previsti per il voto per corrispondenza. Dobbiamo poi assolutamente estendere la copertura del Servizio Sanitario Nazionale e potenziare la rete di scuole italiane all’estero, anche semplificando il riconoscimento dei titoli di studio stranieri. Dobbiamo, poi, continuare a ridurre l’IMU da loro dovuta, anche come misura di promozione del “turismo delle radici”.
Il Terzo Polo ha come programma, in caso di vittoria, l’applicazione dell’agenda Draghi. Se dovesse scegliere un solo punto con cui conquistare gli elettori, quale sarebbe?
“Rivendichiamo la nostra proposta per il Patto generazionale, che si fonda sui due pilastri del welfare italiano, istruzione e sanità. Pensiamo infatti che ogni euro in più di spesa pubblica vada investito in questi due settori. Così, da una parte, garantiremmo un SSN più capillare, meno legato ai Pronti Soccorsi, e che tutela maggiormente i fragili e gli anziani. Le liste d’attesa sono lunghissime e gli italiani sono costretti a curarsi privatamente: non è accettabile. Per quanto riguarda il secondo pilastro, poi, dobbiamo ripartire da una sistema scolastico non solo professionalizzante, ma innanzitutto che formi alla cittadinanza e alla democrazia, la quale cade se non c’è cultura istituzionale. Queste non sono promesse mirabolanti, niente mance o inutili miracoli, solo proposte concrete e di buon senso, per riportare l’Italia insieme alle grandi Nazioni occidentali”.

Draghi è stato grande alleato degli Stati Uniti. Se Azione andasse al governo quale sarebbe l’atteggiamento dell’Italia nei confronti di Washington? Se invece al governo andasse il centrodestra, la solida alleanza tra Italia e Usa rischierebbe di essere compromessa?
“In un momento delicato come questo l’ancoraggio atlantista ed europeista è fondamentale: Draghi ha messo al centro della sua politica estera il rapporto con gli Usa e sappiamo tutti con quanto rispetto da Washington ci hanno guardato fino a che il Governo non è stato irresponsabilmente sfiduciato. Proprio in questi giorni vengono fuori tutte le ambiguità di alcuni partiti rispetto al posizionamento estero. Non ci possiamo permettere questo tipo di giravolte, soprattutto in un momento come quello attuale, in cui la geopolitica ha un ruolo così essenziale. Spero che le vicende sui fondi russi di cui si sta parlando vengano chiarite prima del voto del 25, ma, più in generale, credo che un eventuale governo di destra comprometterebbe seriamente la postura che, invece, dentro la Nato e dentro l’Ue l’Italia deve continuare ad avere”.
Sempre più giovani studenti abbandonano l’Italia e si trasferiscono all’estero, molti di loro proprio in Nord America. Cosa si dovrebbe cambiare nel sistema universitario prima e in quello del lavoro poi per arginare la fuga di cervelli?
“I giovani lasciano l’Italia non perchè vogliono, ma perchè al momento questo Paese non offre opportunità. Per questo, con il Terzo Polo, abbiamo innanzitutto proposto di azzerare l’IRPEF per gli under 25 e portarla al 50 percento per gli under 30. Per quanto riguarda l’università, siamo il penultimo Paese in UE per numero di laureati tra i 25 e i 34 anni: per fronteggiare questo dato drammatico, dobbiamo aumentare l’attrattività a livello internazionale dei nostri atenei per invertire il trend in uscita dei nostri studenti; reclutare nuovi docenti; allineare la spesa in ricerca fino a raggiungere le percentuali europee, anche grazie ai fondi del PNRR finalizzati a questo scopo”.
Lei si è spesso schierato contro la politica del “No” e contro chi è contrario alle infrastrutture e alle grandi opere. Se facesse parte dell’esecutivo, su quali infrastrutture metterebbe la priorità?
“La crisi drammatica dell’energia e delle bollette sta mettendo in luce quanto poco senso abbia l’ambientalismo del “no a tutto”, che ha portato questo Paese alla stagnazione e all’immobilismo. A Piombino siamo andati per manifestare proprio conto questo atteggiamento, parlando con la comunità locale e prendendoci anche qualche critica: tutti però ci hanno ascoltato. Per questo, sicuramente il rigassificatore in quel porto ha la priorità. Siamo di fronte ad uno tsunami economico ed energetico e non siamo nella condizione di poter continuare nell’impasse di Letta e Meloni, che stanno solamente facendo melina. Le non scelte hanno un costo che non possiamo permetterci”.

Data la legge elettorale attualmente in vigore, il Terzo Polo, per poter governare, dovrebbe stringere alleanze con qualcuno. Il vostro “socio” naturale sarebbe il Pd, ma se Enrico Letta vi proponesse un patto di governo insieme al Movimento 5 Stelle sareste disposti ad accettarlo?
“Io ho detto dall’inizio che la missione del Terzo Polo è quella di “ancorare” Mario Draghi a palazzo Chigi. Sebbene tentino di farcelo credere, la vera alternativa non è tra Letta e Meloni, ma tra quest’ultima e l’italiano più illustre di tutti. Sarebbe quindi doveroso che, dopo il 25 settembre, le grandi famiglie europee (popolari, liberali e socialdemocratici) si ritrovassero insieme per il bene del Paese, ricreando ciò che a livello europeo ha portato all’elezione della Presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen. Per quanto riguarda i Cinquestelle, noi purtroppo da trent’anni viviamo la politica come bene di consumo. Prima è andato di moda il giallo del ‘vaffa’ e dei grillini, poi il verde e il ‘prima gli italiani di Salvini’, ora il blu della Meloni. Tutti questi sono partiti inaffidabili e quindi, come ho da sempre detto, non potremmo mai accettare di governare con loro”.
L’oriente, negli equilibri geopolitici mondiali, sta diventando sempre più ingombrante. Considerata la storica alleanza tra Italia e USA, il nostro paese che posizione dovrebbe tenere con una grande potenza come la Cina?
“Crediamo che la pandemia prima, il conflitto in Ucraina poi, abbiano messo in evidente luce la necessità di adottare una politica estera comune europea. L’Unione deve riaffermarsi come nuova superpotenza a livello globale. I confini a livello mondiali sono ormai chiari a tutti: l’incontro a Samarcanda tra Xi e Putin sta a testimoniare come l’Ue debba autonomamente essere in grado di liberarsi dalla morsa cinese e di contenere l’imperialismo russo. Per arrivare nel lungo termine ad un’integrazione più consolidata dell’esercito e della difesa comune, comunque, l’Italia nel frattempo ha bisogno di rinsaldare le sue alleanze, così da non rimanere schiacciata. Ciò, ovviamente, deve partire dal legame con gli Stati Uniti e dal rafforzamento del posizionamento atlantico: solo così, ripeto, possiamo essere credibili a livello internazionale”.
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