Vincenzo Pascale si presenta così: “Vivo da ventinove anni a New York. Sono originario di Mercato San Severino in provincia di Salerno. Ho vissuto a Milano, Friburgo (Germany) ed Edinburgo. Insegno la Long Island University e rappresento la NGO Migrantes presso le Nazioni Unite. La mia grande passione è il podismo, sono attivo nel volontariato per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disabilità cognitiva.
I motivi della mia candidatura? Promozione della Lingua e Cultura Italiana negli USA. Da eletto intendo accrescerli ed estenderli anche all’Europa. Il secondo: l’atlantismo della coalizione Azione-Italia Viva. Il Progetto Turismo delle Radici e il riacquisto della cittadinanza Italiana da parte dei discendenti di italiani accrescerebbe il legame l’Italia e gli USA. Il terzo: lavorerò per dare un forte impulso alla internazionalizzazione del Sistema Universitario italiano, soprattutto meridionale. La collaborazione tra i centri di ricerca USA ed italiani è fondamentale per accrescere la collaborazione scientifica e industrial tra l’Italia e gli USA. Last but not least. Lavorerò peraccrescere lo scambio commerciale e l’export tra l’Italia e gli USA soprattutto nel settore hospitality enelle start up tecnologiche”.
Qual è secondo voi il problema più urgente dell’Italia e cosa proporreste per risolverlo?
“Il Problema demografico non è di poco conto e andrebbe affrontato con grande enfasi: aprire a flussi migratori qualificati e legali. Favorendo chi fugge da crisi umanitarie.
Rientro dei ricercatori e docenti italiani nel mondo. L’università italiana e tutto il sistema educativo italiano devono aprirsi in una prospettiva globale”.
Il governo Draghi è stato un grande alleato degli Usa. Che posizione dovrà tener l’Italia nella prossima legislatura rispetto a Washington e nei confronti della guerra in Ucraina?
“Ritengo che l’Ucraina vada sostenuta nelle stesse modalità messe in campo dal governo Draghi. Il legame dell’Italia con Washington è nel DNA geopolitico e culturale italiano. Va sostenuto e accresciuto a livello governativo e negli scambi commerciali e culturali”.
Le regole e le modalità del voto per gli italiani all’estero vi soddisfano o il sistema dovrebbe essere cambiato ? E come?
“Regole e modalità di voto vanno riviste. Il collegio elettorale Nord America-America Centrale è enorme. Andrebbe diviso in due. Canada e Stati Uniti e America Centrale. Bisogna arrivare al voto digitale”.
Pensate che l’istituzione del Com.It.Es (Comitato degli italiani all’estero) abbia bisogno di essere riformato per servire i cittadini in maniera efficiente?
“I Com.It.Es sono organi consultivi dei vari Consolati. Accanto ad essi vanno costruite reti culturali dell’associazionismo italiano in ogni Paese che ospita una comunità italiana”.
Quali sono le vostre difficoltà in questa campagna elettorale? Oltre a La Voce di New York, ci sono state altre realtà istituzionali o private che hanno creato occasioni per farvi conoscere dai cittadini iscritti all’Aire che fra pochi giorni dovranno votare votare per voi?
“Il Lavoro di La Voce di New York è stato importantissimo. Le reti associative hanno contribuito a far conoscere la mia candidatura, ma spesso non hanno una solida presenza digitale e presenza sui social media”.
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