Christian Di Sanzo è il candidato capolista del Partito Democratico alla Camera dei Deputati. Da 17 anni vive in Nord America, dove è arrivato come visiting student a UCLA all’ultimo anno di università. Rimasto per conseguire un Ph.D. in ingegneria a UC Berkeley, ha lavorato come manager per McKinsey&Co., la multinazionale di consulenza nella quale si sono formati molti dei più grandi manager italiani.
Da quando è all’estero, ha sempre avuto la passione di aiutare gli italiani e le italiane all’estero, uno sforzo che lo ha portato a diventare Presidente del Comitato degli Italiani all’Estero (COMITES) di Houston, dove sta aiutando i cittadini con iniziative quali ‘lo sportello del cittadino’, una finestra di informazioni sui servizi consolari.
Di Sanzo si candida con una duplice missione: tutelare i diritti degli italiani e italiane all’estero, e portare il contributo e l’esperienza degli Italiani in Nord e Centro America
in Italia per rendere l’Italia un paese più moderno e efficiente, intensificando le relazioni tra Italia e Nord America, a beneficio dell’Italia e della comunità italiana in Nord e Centro America.
Qual è secondo voi il problema più urgente dell’Italia e cosa proporreste per risolverlo?
“In questo momento l’Italia sta ancora attraversando una pandemia, una crisi energetica e una crisi economica; in queste condizioni l’Italia è stata anche chiamata al voto. Credo che si debba cercare di recuperare una situazione stabile in italia, prima di cercare di affrontare i vari problemi endemici. Per far fronte all’emergenza, si deve, prima di tutto, porre un freno alla crisi energetica che rapidamente sta colpendo il nostro paese. Questo è possibile solo ponderando le scelte di breve termine con quelle di lungo termine. Nel breve termine si deve fare il possibile per sostituire la produzione elettrica con fonti alternative al gas, inclusa la riattivazione delle centrali a carbone, e l’acquisto di gas da fonti alternative a quelle russe. Solo cercando di chiudere la corsa in alto del prezzo dell’energia, l’Italia potrà assicurare un futuro alla sua industria e salvaguardare milioni di posti di lavoro”.
Il governo Draghi è stato un grande alleato degli Usa. Che posizione dovrà tener l’Italia nella prossima legislatura rispetto a Washington e nei confronti della guerra in Ucraina?
“L’Italia dovrà continuare nella sua posizione a supporto del patto atlantico, ma allo stesso tempo dovrà lavorare maggiormente per trovare una forte sintesi a livello europeo e distinguere la posizione europea da quella USA. In particolare, l’Italia e l’Europa dovranno concentrarsi sul trovare le condizioni reali per riprendere i negoziati di pace e porre fine alla guerra”.
Le regole e le modalità del voto per gli italiani all’estero vi soddisfano o il sistema dovrebbe essere cambiato? E come?
“Il sistema non è soddisfacente per molti motivi: mancanza di aggiornamento degli elenchi consolari, mancanza di un sistema di scrutinio efficiente, mancanza di tracciabilità dei plichi di cui, in Nord e Centro America, il 70% non viene rispedito al consolato. Il voto digitale è una soluzione, ma la sperimentazione praticata sul voto digitale a oggi richiede lo SPID, un requisito che farebbe crollare la partecipazione al voto per troppi italiani all’estero. È imperativo trovare metodi di voto digitale più immediati per cercare di mettere in sicurezza il voto”.
Pensate che l’istituzione del Com.It.Es (Comitato degli italiani all’estero) abbia bisogno di essere riformato per servire i cittadini in maniera efficiente?
“Come Presidente di Comites, comprendo le esigenze in cui molti Comites si trovano e che rendono difficile la loro missione. Vi è bisogno di una rivitalizzazione dei Comites che passa prima di tutto attraverso una maggiore visibilita’ data a questi enti da parte dei consolati e ministero (per esempio informando i cittadini al momento dell’iscrizione all’AIRE); in secondo luogo, è necessaria una migliore assistenza da parte dei consolati nella missione del Comites, assegnando personale consolare come ‘supporto’ ai Comites; infine una attribuzione dei fondi dei Comites legata a progetti e obiettivi per la comunità specifici e misurabili, anche per i fondi ordinari dei Comites, in modo da garantire che i fondi pubblici siano utilizzati verso obiettivi utili per la comunità. Attraverso una dettagliata riforma e’ infatti possibile migliorare l’accountability di questi enti, per assicurarsi che essi siano davvero al servizio dei cittadini. Solo in questo modo sarà possibile per i Comites riconquistare un ruolo di primo piano”.
Quali sono le vostre difficoltà in questa campagna elettorale? Oltre a La Voce di New York, ci sono state altre realtà istituzionali o private che hanno creato occasioni per farvi conoscere dai cittadini iscritti all’Aire che fra pochi giorni dovranno votare votare per voi?
“Non vi sono state vere e proprie occasioni di confronto con altri candidati. Come candidato ho ovviamente cercato di farmi conoscere attraverso la vasta rete dell’associazionismo in Nord America, e creato occasioni di incontro con i cittadini partecipando a eventi comunitari. Putroppo a causa della brevissima campagna, le occasione di viaggio nella ripartizione sono state limitate e i mezzi informatici hanno svolto un ruolo di primo piano. In particolare, ho trovato molto utile attivare un numero di telefono per stabilire una linea diretta con i cittadini, ogni giorno ricevo molte chiamate di cittadini nella nostra ripartizione che mi chiedono informazioni e aiuto, anche solo per comprendere come funzionano queste elezioni”.