Candidata alla Camera con il Partito Democratico in Nord e Centro America, Michela Di Marco si presenta così: “Sono Michela Di Marco, campana di origine ma vivo a Toronto da circa 10 anni.
La mia formazione universitaria (laurea e master in Science Politiche), il mio percorso lavorativo (dal not for profit al governo federale canadese) e la mia attivita’ di volontariato e coinvolgimento con la comunita’ (sono Presidente del Comites di Toronto dal 2017), mi hanno portato a conoscere la circoscrizione in cui sono candidata ma sopratutto, ho avuto modo di ascoltare storie e bisogni degli italiani, dalla prima generazione di emigranti ai giovani con me.
Il bagaglio di esperienze che mi accompagna nel mio impegno quotidiano per gli italiani all’estero, insieme alla forza della mia passione per la politica, alla dedizione e determinazione che guidano il mio senso di servizio, mi hanno spinto ad accettare questa candidatura con il PD.
Credo fortemente che noi italiani siamo stati e siamo una risorsa importante per i paesi in cui viviamo e per l’Italia stessa: esportatori di eccellenze, cultura e lavoro.
Mi faro’ portavoce in maniera energica e impegnata dei diritti degli italiani all’estero: solo riconoscendone la sostanziale importanza, nei fatti e nelle azioni di governo, possiamo garantire un futuro prospero al sistema Italia tutto.
Il mio impegno sara’ orientato al potenziamento dei servizi consolari e anagrafici, all’investimento per la lingua e la cultura, agevolando la mobilita’ internazionale e promuovendo la ricerca, al futuro delle nuove generazioni di italiani ma anche alla salvaguardia delle tradizioni e dell’associazionismo”.
Qual è secondo voi il problema più urgente dell’Italia e cosa proporreste per risolverlo?
“Il problema più urgente dell’Italia, che le impedisce di essere credibile come nazione soprattutto nel contesto europeo è l’inaffidabilità dei partiti della destra, le tendenze populiste che si sono inoculate come un virus in molti movimenti e iniziative e il generale diffondersi dell’idea dell’elettore come “consumatore di slogan”. In queste elezioni si è rafforzata la tendenza a giocare più sulla spettacolarità di certe proposte che sulla loro fattibilità. Questo è ancor più evidente in Italia rispetto, diciamo, agli Stati Uniti d’America e le sue recenti “devianze” ademocratiche trumpiane, per esempio. In Italia la democrazia è più debole, le sterili polemiche più forti, e si stenta a stoppare le tendenze “eversive”. Facendo campagna presso la comunità italiana a Toronto e altrove ho riscontrato ad esempio che c’è molto sconforto e incredulità per l’affondamento del governo Draghi da parte dei populisti irresponsabili (Cinque stelle, Forza Italia, Lega e infine Fratelli d’Italia) che hanno agito per ragioni di puro, meschino, mediocre e sciagurato interesse di parte. Credendo di poter vincere le elezioni senza alcun sforzo hanno affondato uno dei governi più autorevoli di sempre, in un tempo difficilissimo se si pensano ai problemi del post-pandemia, della guerra, dell’inflazione galoppante, del costo dell’energia. Bisogna ridare credibilita’ alla politica intesa come servizio e in questo senso credo sia necessaria una nuova classe di rappresentanti e servitori dello stato”.
Il governo Draghi è stato un grande alleato degli Usa. Che posizione dovrà tener l’Italia nella prossima legislatura rispetto a Washington e nei confronti della guerra in Ucraina?
Il nuovo governo dovrà continuare a tenere un atteggiamento equilibrato e serio nel rispetto degli accordi internazionali ma facendo ogni sforzo diplomatico in suo potere per rendere forte la posizione dell’Europa nello scacchiere internazionale, inclusa la sua alleanza con gli USA. Il fine ultimo rimane il dispiegamento di iniziative diplomatiche fortissime per indurre la Russia a negoziati di pace. Se gli Stati Uniti per interesse proprio o cecità geopolitica vorranno prolungare la guerra, l’Italia con l’Europa dovrà fare di tutto invece per fermarla. Bisogna contrastare la follia delle due posizioni di destra estrema: l’imperialismo russo e il nazionalismo ucraino. Ma si dovrà continuare a sostenere il popolo ucraino contro l’aggressore in qualsiasi maniera”.
3) Le regole e le modalità del voto per gli italiani all’estero vi soddisfano o il sistema dovrebbe essere cambiato? E come?
“Le regole e modalità di voto sono chiaramente insoddisfacenti: espongono l’elettore all’estero a subire brogli e furbizie dai soliti noti come si è visto nei recenti e meno recenti scandali. In Sudamerica il Partito Democratico è stato vittima proprio in questa legislatura di brogli e ha perso per lungo tempo un suo legittimo seggio in parlamento. Bisognerà sperimentare forme elettroniche di voto, ad esempio con il rafforzamento e la diffusione di SPID. ma al momento nessuno sembra avere una bacchetta magica per risolvere un problema davvero complesso. Sarà bene in ogni caso che le destre la smettano di cercare di sfruttare le debolezze del voto per posta al fine di suscitare inutili polemiche, come purtroppo è successo e si concentrino sui programmi”.
Pensate che l’istituzione del Com.it.Es (Comitato degli italiani all’estero) abbia bisogno di essere riformato per servire i cittadini in maniera efficiente?
“Ci sono proposte del CGIE da anni che il Partito Democratico sostiene per la riforma del CGIE. La dott.ssa Mangione di New York, ad esempio, da anni si è battuta, nel CGIE appunto, per una riforma che dia più poteri e maggiori responsabilità ai Comites. Una proposta già ben articolata e completa per la riforma è pronta. Io, dall’alto della mia esperienza di presidente del Comites di Toronto, conosco la fattibilità di questa proposta e sosterrò, se eletta con tutte le mie forze, quella riforma”.
Quali sono le vostre difficoltà in questa campagna elettorale? Oltre a La Voce di New York, ci sono state altre realtà istituzionali o private che hanno creato occasioni per farvi conoscere dai cittadini iscritti all’Aire che fra pochi giorni dovranno votare per voi?
“Abbiamo avuto realtà che ci hanno agevolato, altre ostacolato. Sono stata intervistata da un buon numero di giornali e settimanali, invitata a manifestazioni organizzate in seno alla comunità di Toronto e zone limitrofe. La vastità della circoscrizione elettorale non agevola chi, come me, non ha grandi mezzi economici per viaggiare e spostarsi. Ho usato per lo più i social media e il buon sano “door to door” e volantinaggi. E tutto sommato sono soddisfatta di questa mia prima campagna. Ho visto l’interesse dei nostri concittadini per un volto giovane, nuovo e determinato, e ho avuto l’appoggio di molti. Sul lato “ostacoli”, voglio citare certe bassezze da parte di alcuni candidati. Ci sono candidati della destra che hanno monopolizzato spazi online, ad esempio gruppi FB che erano stati pensati per un libero accesso della comunità. Io sono per l’etica del rispetto dell’avversario e, da nuova candidata, preferisco non buttarla in caciara e non farò polemiche”.