La prima grana all’interno dello staff di Galletto, 52 anni, da Grottaglie, che si presenta alle elezioni per conquistare un seggio nella circoscrizione Nord America nelle file del Partito democratico, è scoppiata quando nei giorni scorsi si stava pianificando la campagna pubblicitaria. Il fatto è che da sempre Galletto, in famiglia, per gli amici e nel lavoro è “Gianluca”, ma nel passaporto italiano è “Giacomo” e in quello Usa è “Giacomo Luca”: cose che capitano a chi vive a cavallo di due continenti da trent’anni. Bisogna far passare con chiarezza il messaggio che sulla scheda, per le solite alchimie burocratiche, ci sarà scritto “Giacomo Galletto”.
Dunque attenzione elettori progressisti: meglio scrivere solo “Galletto” per essere sicuri e se volete votarlo. Non è un problema semplice perché si vota in 22 stati e bisogna raggiungere oltre 300 mila elettori. L’altro dossier che divide il team di Galletto, fatto di amici e volontari, per metà a Roma e metà a New York, si chiama rock&roll: alcuni spin dicono che bisogna glissare sul fatto che Gianluca ogni tanto se ne scappa in un noto locale di New York e va a suonare le canzoni di Frank Zappa, altri dicono che invece è un elemento da valorizzare. Nelle more di una decisione Galletto ha dato la linea ai suoi: “Fate come volete, io continuerò a cantare Trouble every day”.
Gianluca è semplice e sofisticato. Lui ama definirsi un ragazzo di Grottaglie, ama l’Italia, i pomodori e la sua terra. In realtà è un businessman che ha raggiunto i livelli più alti di New York, esperto di finanza e di amministrazione pubblica. La piccola città della Puglia l’ha abbandonata molto presto quando all’inizio degli Anni Novanta andò a laurearsi a Milano, alla Bocconi. L’arrivo negli Usa fu grazie a una borsa di studio Fulbright. Sognava di ritrovarsi in una atmosfera da “Animal House”, il gran film di quattro decenni fa col mitico John Belushi, invece si è ritrovato a sgobbare più che mai. Neanche il tempo di pensarci e si è ritrovato a Yale.
Per un periodo lavora a Wall Street, ma, come dice chiaramente oggi, non è la sua passione. Conosce il precedente sindaco di New York e partecipa al suo think tank. Era il 2011 e poco dopo lui gli chiede di seguirlo nella sua esperienza amministrativa: fa il capo del commercio estero e poi dopo una ulteriore parentesi nel privato, trova il suo punto di equilibrio nell’attività di manager pubblico, consiglia da vicino il Ceo della New York City Housing Authority: per alcuni anni si occupa delle case popolari, attività che gli consente di legare passione politica, attenzione alle disuguaglianze e management innovativo: la NYCHA dà alloggio a 450 mila inquilini. Interi quartieri vengono cambiati con un meccanismo di partecipazione intenso. “L’esperienza lavorativa che mi ha arricchito di piu. Nel pubblico guadagno un terzo di quanto guadagnavo in finanza, ma sono molto più felice”.
Da sempre di sinistra e progressista, Gianluca, lascia sempre un po’ del suo spazio per occuparsi del partito democrarico, da lui fondato e di cui ha fondato i genitori, DS, Ulivo USA sin dal 1999. La politica per lui è impegno civico a beneficio della sua comunità, ed è da oltre venti anni che è attivo nella comunità italiana di New York. È un convinto sostenitore della nostra lingua e della nostra cultura che lui dice sono “trattare male dai nostri governi. Non capiscono che investire di più in esse da dei ritorni economici e di immagine enormi”. Un paese che non è una potenza militare né di politica estera, potrebbe essere una superpotenza culturale. Lingua e cultura invece di truppe e carri armati. Ma bisogna investirci per bene!”
Quando lavorava per la municipalità di New York, pit mon essendo il suo campo, si è prorogato per rinnovare l’accordo bilaterale fra l’istituto che promuove l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole (IACE) col Department of Education. Ama così tanto il suo paese di origine da essersi esposto a rischi notevoli. Fu bacchettato quando, durante la visita del Presidente Mattarella nel 2016, cercò dietro le quinte di sbloccare una situazione protocollare che stava facendo saltare l’incontro col Sindaco a City Hall. Lui spingeva a favore delle richieste italiane e dai piani più alti gli intimarono di fermarsi: “Tu lavori per l’amministrazione di New York. Non per il Governo italiano!”
Durante il suo impegno nell’amministrazione di New York doveva quindi volare molto basso e non occuparsi visibilmente di politica Italiana, nel rispetto di rigide regole sui conflitti d’interesse e di coinvolgimento nella politica si altri paesi.
Ambiente, tecnologia al servizio dell’inclusione e giustizia sociale sono i punti sui quali batte più spesso. E formazione e borse di studio per gli italiani delle comunità in Nord America su base di scambio con l’Italia. Collegamenti fra hub tecnologici, università e centri di arte e cultura sulle due sponde dell’Atlantico, dal Canada a Panama. Attraverso partnership pubblico-private. Perche “Se contiamo solo sul governo e i soldi pubblici possiamo aspettare all’infinito” dice.
Per saperne di più, contattatelo sul sito o sui social: www.gianlucagalletto.com