Attaccato quotidianamente dagli ex alleati (Carlo Calenda) e dalla destra, Enrico Letta conduce la campagna elettorale come leader della coalizione di centrosinistra.
Ha già un’esperienza a Palazzo Chigi, dieci mesi tra il 2013 e il 2014, ma il Segretario del Partito Democratico è deciso più che mai a tornare al governo e preservare i frutti del lavoro fatto in un anno e mezzo da Mario Draghi, in Europa così come nel rapporto con gli Stati Uniti.
Segretario Letta, il Pd si trova a dover condurre una campagna elettorale da sfavorito, almeno secondo i sondaggi. In passato abbiamo esempi di partiti “sconfitti in partenza” che, al momento del voto, sono riusciti a ribaltare il risultato. Lei crede che il PD e la coalizione di centrosinistra possano riuscire in questa rimonta? Se sì, quale sarà la chiave? Il suo traguardo è comunque quello di vedere il PD come primo partito italiano, anche se all’opposizione?
“Noi siamo convinti che la partita sia ancora tutta da giocare. Il nostro obiettivo è vincere e convincere gli elettori che abbiamo un programma chiaro e con una visione di Paese che guarda al futuro. Abbiamo candidate e candidati seri e credibili, espressione in molti casi delle esperienze maturate insieme alle centinaia di migliaia di cittadini che hanno partecipato alle Agorà democratiche nel corso dell’ultimo anno. Abbiamo un programma realizzabile, frutto di questo percorso di partecipazione, fondato sui tre pilastri dell’ambiente, del lavoro e dei diritti. Offriamo alle italiane e agli italiani un progetto limpidamente alternativo a quello di una destra che ha riconfermato tutta la sua inaffidabilità e il suo disinteresse per il Paese. La scelta è chiara: o di qua o di là, o si vota per il Pd o per la destra di Giorgia Meloni. Sono due visioni contrapposte dell’Italia e del suo ruolo in Europa e nel mondo. Noi vogliamo un paese più forte, che affronti la transizione ecologica e punti sul lavoro e sui diritti dei cittadini, con saldi legami atlantici e protagonista di un’Unione europea rinnovata e più coesa.
Dall’altra parte c’è la destra che ha saldi legami con Putin, che ha provocato la caduta del governo Draghi nel bel mezzo di una guerra e di una spaventosa crisi energetica, che vuole il ritorno al nero fossile, reazionaria sui diritti, che pensa a tre diverse flat tax per fare un piacere ai più ricchi. Berlusconi, con Salvini e Meloni ministri, ha già portato l’Italia in bancarotta nel 2011, ora ci riprovano. Anche l’atteggiamento nei confronti della Russia, delle sue ingerenze sulla nostra campagna elettorale e della guerra scatenata contro l’Ucraina ci divide: loro sono ambigui, noi abbiamo sostenuto la difesa dell’Ucraina con il governo Draghi fin dal principio, con gli Usa, la Nato, l’Ue. Le cancellerie europee e occidentali tremano di fronte all’ipotesi che vinca questa destra nel cuore dell’Europa. C’è ancora più del 10% di elettori indecisi, milioni di cittadine e cittadini, lo dicono proprio i sondaggi, riusciremo a convincerli di qui al 25 settembre. Credo che ci sarà una grande rimonta e che festeggeremo un bellissimo risultato per il nostro partito”.

Lo scontro con Giorgia Meloni sta diventando sempre più acceso. Parlando di lei, e del video pubblicato dalle sue pagine social sulla ragazza violentata a Piacenza, ha ricordato come Twitter, Facebook e Instagram abbiano bloccato Donald Trump “quando travalicò i limiti della decenza” fomentando la folla durante l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Secondo lei le due situazioni sono sullo stesso piano?
“Giorgia Meloni ha dimostrato di utilizzare i social come Trump tanto da incorrere nella censura da parte dei gestori. In Italia c’è una legge che vieta di postare video con quel contenuto e infatti è stata aperta un’inchiesta, come sta succedendo all’ex presidente Usa per la vicenda di Capitol Hill. Chi guida uno Stato o si candida a ricoprire il ruolo di Premier di un grande Paese del G7, come l’Italia, non può comportarsi in questo modo”.
Il Partito Democratico ha presentato una lista di sei candidati (quattro alla Camera e due al Senato) per la circoscrizione Nord e Centro America. Che progetti avete per la comunità che vive tra Stati Uniti e Canada?
“La riforma costituzionale che ha portato al taglio dei parlamentari ha anche comportato una compressione della rappresentanza degli italiani all’estero. Sarà possibile infatti eleggere all’estero soltanto 8 deputati e 4 senatori per tutti i partiti, di cui 2 deputati e 1 senatore nell’America settentrionale e centrale. Il nostro legame con gli Stati Uniti, con il Canada e con la vasta comunità degli italiani che vive in questi due grandi paesi è particolarmente stretto e vogliamo mantenerlo a tutti i costi.
Vogliamo che l’Italia continui a sostenere i progetti per la diffusione dello studio della lingua e della cultura italiana, gli scambi proficui che avvengono tra gli studenti dei nostri paesi, per non parlare dei rapporti economici e commerciali. Le comunità degli italiani negli Stati Uniti e in Canada sono da sempre importanti per noi, non a caso il Pd è molto presente e attivo in questi paesi. Facciamo appello agli italiani all’estero: ogni voto al Partito Democratico è prezioso per non lasciare che trionfi una destra reazionaria in Italia e che il ruolo del nostro Paese nel mondo venga drammaticamente ridimensionato. Confido che gli italiani all’estero possano aiutarci a ridare fiducia all’Italia e portarla nel futuro che si merita”.

Il Terzo Polo, pur definendosi una formazione diversa rispetto al centrosinistra, per via dei suoi due esponenti di spicco (Calenda e Renzi) è più spostato verso il vostro “lato” piuttosto che quello del centrodestra. I due leader, tra l’altro, sono entrambi ex membri illustri del PD. Secondo lei la nascita di questa nuova area influirà sul risultato elettorale, o i cittadini a cui si rivolge sono diversi rispetto alla vostra base?
“Per me è una pagina chiusa. La legge elettorale con cui si vota il 25 settembre è chiara: più di un terzo dei collegi si attribuisce con l’uninominale, per cui il seggio viene assegnato a chi vince, raggiungendo il 30-40% dei consensi. La sfida è quindi polarizzata nei fatti, l’unico modo per dare all’Italia un’alternativa alla destra è votare Pd. Chi vota altrove vota destra, semplicemente”.
Durante l’ultima esperienza di governo siete stati grandi sostenitori di Mario Draghi e della sua “agenda”. Nel caso il 25 settembre il centrosinistra vincesse le elezioni, come dovrebbero essere gestiti i rapporti tra Italia e Stati Uniti. E nel caso invece al governo andasse il centrodestra, la solida alleanza tra Italia e Usa rischia di essere compromessa?
“La visione della destra e quella del Pd sono radicalmente alternative anche in politica estera e per quanto concerne il ruolo dell’Italia nel mondo. Siamo per un protagonismo nell’Unione europea per un’Europa forte e per la collocazione atlantica. Allo stesso tempo è naturale per l’Italia avere un ruolo preminente nel Mediterraneo, verso l’Africa e il Medioriente. Gli equilibri mondiali stanno mutando, gli Stati Uniti da tempo guardano al quadrante indo-pacifico con maggiore attenzione. E’ loro e nostro interesse lavorare in prospettiva per gli Stati Uniti d’Europa. Con la destra al governo questo ruolo dell’Italia sarà invece in discussione. Meloni in queste settimane da un lato cerca di rassicurare le cancellerie, dall’altro non smentisce né condanna i particolari legami suoi e di Salvini con Putin e con i sovranisti di Orban e di Moraviecki. Mi accusa di non fare gli interessi del mio Paese, ma io sto facendo agli italiani un discorso di verità.
Un’Italia più vicina all’Ungheria e alla Polonia che alla Francia e alla Germania, questo sì che sarebbe lesivo del nostro interesse nazionale, altro che patriottismo”.

L’emergenza più sentita dagli italiani in questi mesi è l’aumento del costo della vita, dai prodotti del supermercato, all’energia e alla benzina. Il PD che proposta ha per attenuare questo problema e quali sono le coperture per riuscire ad attuarla?
“Contro il carovita la nostra principale proposta è un taglio netto del cuneo fiscale per portare in breve tempo una mensilità in più nelle tasche delle italiane e degli italiani. Il caro bollette non può invece aspettare neanche la legge finanziaria ed è per questo che abbiamo chiesto al governo in carica di raddoppiare il credito di imposta per le imprese, per evitare che molte aziende chiudano. Su questo credo ci sia un consenso largo in Parlamento, il decreto va fatto al più presto, anche se è singolare che proprio coloro che hanno fatto cadere il governo Draghi adesso invochino misure urgenti da un esecutivo che ha poteri sono per l’ordinaria amministrazione. E anche su questo hanno ricette diverse nella loro stessa coalizione: chi chiede lo scostamento di bilancio e chi è contrario. La destra si è accorta del caro bollette e della catastrofe che ha causato. Dal canto nostro, abbiamo anche presentato una proposta chiara: bisogna lavorare a un tetto europeo del gas e a disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.
Nel frattempo, per 12 mesi in via transitoria, ci vuole un regime di prezzi amministrati per l’energia con la fissazione di un tetto nazionale (100 euro/Mwh) per imprese e utenze domestiche. E poi vogliamo lanciare la ‘bolletta luce sociale’ per microimprese e famiglie con redditi medi e bassi, con fornitura elettrica prodotta completamente da fonti rinnovabili e gratuita fino a metà del consumo medio (1350 Kwh/anno) e con prezzi calmierati nella parte eccedente. Le risorse ci sono, in parte dovranno provenire dalla tassazione degli extra profitti delle multinazionali dell’energia, dalla lotta all’elusione e all’evasione in fiscale, in parte dalla ripresa dei consumi e dall’attuazione del Pnrr”.
Gli Stati Uniti hanno dichiarato che daranno all’Ucraina altri 3 miliardi di dollari in armamenti, ma in Europa si inizia a discutere su quale sia il momento giusto per chiedere con fermezza anche a Zelensky il “cessate il fuoco”. Crede che la prossima Assemblea Generale dell’Onu, prevista a settembre, possa essere un’occasione per ribadire le posizioni che Draghi ha sempre avuto su Kiev e l’aggressione russa?
“Il sostegno di tutti gli alleati all’Ucraina è fondamentale. Credo che l’Assemblea generale dell’Onu sarà un’occasione importante per continuare nell’impegno, mai interrotto da parte di Draghi come dei principali leader europei, di cercare una strada per la pace. Salvini e Berlusconi hanno proposto che l’Ucraina ceda pezzi di territorio in cambio del cessate il fuoco, non intervengono sulle pesanti interferenze della diplomazia e delle spie russe nella nostra campagna elettorale. Ma la pace è una cosa seria, non possiamo accettare che questa sia una guerra di annessione. Noi continuiamo a sostenere, insieme con la comunità occidentale, l’Ucraina in questo immane sforzo di difesa non solo dei propri confini ma anche dello stesso modello delle nostre democrazie. Su questo non può esserci alcuna ambiguità, come invece mostra la destra italiana. Vogliamo la pace, non la resa incondizionata di un paese aggredito”.