Sul tabellone del Viminale c’è il tutto esaurito.
Alla fine dei tre giorni disponibili per la presentazione dei partiti che correranno alle elezioni del 25 settembre, sono arrivati in 101 a depositare il proprio simbolo. Ora, il Ministero dell’Interno procederà con la verifica dei requisiti necessari per partecipare alla competizione e domani verranno date la comunicazioni ufficiali.
I partiti “promossi” dovranno poi presentare, il 21 e 22 agosto, la lista dei candidati nei tribunali e nelle Corti d’appello dei capoluoghi.
Ieri, a inaugurare l’ultima giornata di deposito sono stati Marco Rizzo, Antonio Ingroia ed Emanuele Dessì del Partito Comunista, che hanno ribadito, a scanso di equivoci, come “il nostro nemico è Draghi e il sistema che ha chiuso gli italiani in casa”.
Ma c’è anche chi sceglie di citarlo nel simbolo senza che lui sappia niente e ora rischia l’annullamento del contrassegno. È il caso di “Italiani con Draghi. Rinascimento”, un’iniziativa che però, dicono da Palazzo Chigi, “non ha alcun avallo da parte del Presidente del Consiglio e che non soddisfa perciò i requisiti di trasparenza”.
Poi spazio a Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni e leader della lista “Referendum e democrazia con Cappato”, che ha ribadito di volere “raccogliere le firme per la candidatura solo con modalità digitale”. Diversamente “i ricorsi sono già pronti a partire”. È stato anche il turno anche dell’altro gruppo degli ex radicali, ovvero quello di Più Europa col contrassegno uguale a quello del 2018, ovvero col nome di Emma Bonino’, indicata anche come capo politico.
Nei giorni precedenti i partiti dei big avevano ribadito i simboli tradizionali, a partire da Fratelli d’Italia che ha confermato la fiamma nel logo, “di cui andare fieri”, ha detto Meloni. E ancora “il rosso cuore” per il Movimento 5 Stelle senza il nome di Conte, contrassegno finito in bacheca accanto a quello degli ex alleati del Pd, anche col loro con il logo tradizionale, ma l’aggiunta di Italia democratica e progressista.
La Lega ha optato per lo stesso logo del 2018, con la scritta ‘con Salvini Premier’. Non cambiamo contrassegno Forza Italia – che riporta la scritta ‘Berlusconi presidente’. Poi il terzo polo di Calenda e Renzi, con il nome del leader di Azione nel contrassegno. Il richiamo più gettonato nei simboli è sicuramente quello alla vecchia Dc, che tradisce la voglia di centro, almeno nelle proposte: da Libertas allo scudo crociato di ‘Noi moderati’ al ‘Noi di Centro’ di Clemente Mastella che rivendica di essere Dc doc, “l’ultimo erede, ancora presente nelle istituzioni democratiche, dei valori della Democrazia Cristiana”.

Tra l’amarcord dei simboli della Prima Repubblica anche il garofano rosso del Nuovo Psi di Stefano Caldoro. Non sono mancate naturalmente le stravaganze, dal Sacro Romano impero cattolico al Partito della Follia del sedicente sessuologo dottor Seduction. E ancora la Rivoluzione Sanitaria di Panzironi, quello della presunta dieta-curativa, i Gilet Arancioni e i Forconi, Vita della no vax Sara Cunial, il Partito delle Buone Maniere.
A sfilare anche conoscenze che hanno già tentato la via politica come Adinolfi e l’ex Casapound Di Stefano e l’ex magistrato Luca Palamara. La corsa verso le urne è già iniziata.