Il voto di fiducia, l’intervista al buio trasmessa su X e l’introduzione del “donor-advisor” Chris Young per stabilizzare il lavoro di America PAC. Da mesi, Elon Musk sta corteggiando Donald Trump nella speranza che, nel caso in cui vinca le elezioni, gli venga assicurato un posto al governo. Ma non è l’unico degli ultraricchi che si sta impegnando. Anzi, la rivista di investimenti Barron’s definisce la corsa alle presidenziali 2024 come una “battaglia tra miliardari”, che potrebbe diventare la più costosa di sempre.
Per quanto sia Trump sia Kamala Harris tendano a parlare solo dei piccoli donatori, in realtà a gestire un sesto dei finanziamenti complessivi delle due campagne è un centinaio di persone, fra miliardari e milionari, che hanno versato circa 1,2 miliardi di dollari in totale, secondo i dati di OpenSecrets. Da questa somma, che rappresenta il 16% di tutti i contributi (nel 2020 si aggirava attorno al 9,5%), è escluso il denaro “in nero” raccolto dalle organizzazioni attive che non rivelano i benefattori. La società di analisi AsImpact stima che gli ultraricchi arriveranno a donare fino a 10,7 miliardi di dollari, registrando un aumento del 19% rispetto al 2020.
A fare da grande bacino di raccoglimento è l’industria delle criptovalute: la campagna aggressiva di Trump ha spinto anche i democratici a cercare finanziatori in questo settore cercando di mitigare gli effetti della causa contro alcune delle loro società intentata dalla Securities and Exchange Commission (SEC) per presunte violazioni delle leggi sui titoli.
1/8 On July 10th, I hosted a roundtable with the White House and cryptocurrency industry leaders because I believe it is important for the US to lead on technology and innovation – and this industry embodies both.
— Ro Khanna (@RoKhanna) August 12, 2024
Un gruppo di funzionari della Casa Bianca e dell’ufficio della vicepresidente ha organizzato una videochiamata all’inizio di agosto per incontrare i dirigenti delle aziende di criptovalute, quali Chris Larsen, presidente esecutivo di Ripple Labs (citata a giudizio dalla SEC), e i venture capitalist Ron Conway e Mark Cuban – grande oppositore di Trump, ma non fa né farà donazioni a Harris, stando a una mail inviata a Barron’s. Alla fine dell’incontro, l’amministrazione Biden-Harris ha dichiarato che continuerà a “lavorare con i membri del Congresso per sviluppare misure necessarie a sfruttare i potenziali benefici e le opportunità dell’innovazione delle criptovalute”. Finora, Ripple Labs ha donato 45 milioni di dollari a Fairshake PAC, il comitato che “sostiene i candidati” che appoggiano politiche favorevoli al proprio settore.
Da parte sua, Trump può contare su gli imprenditori della criptovaluta Cameron e Tyler Winklevoss – che hanno donato ad America PAC 250 mila dollari a testa – e diversi venture capitalist, fra i quali Marc Andreessen e Ben Horowitz. Da Wall Street arrivano Stephen Schwarzman di Blackstone e Robert Mercer di Renaissance Technologies.
L’ex presidente ha cambiato approccio nella campagna elettorale: qualche momento pubblico in meno rispetto al 2016 e al 2020, più eventi privati organizzati nelle sue proprietà per raccogliere i pochi fedelissimi, ma ricchissimi.
Nella schiera di ultraricchi MAGA, la menzione speciale va a Tim Mellon, erede di una delle maggiori banche depositarie al mondo, la BNY Mellon, che, secondo il New York Times, ha versato a MAGA Inc. 125 milioni di dollari, la somma più alta registrata finora nella campagna dell’ex presidente. Barron’s parla addirittura di 150 milioni di dollari, specificando che il businessman ha dato 50 milioni di dollari il giorno dopo la condanna di Trump, lo scorso maggio. Mellon non si è risparmiato e, da grande amico di Robert F. Kennedy Jr. quale è, ha investito anche 25 milioni in uno dei PAC a suo favore.

Da America PAC di Musk, il New York Times riporta che ci sono anche: Joe Lonsdale, cofondatore della società di software Palantir e venture capitalist di Austin; Antonio Gracias, magnate di private equity e direttore del Consiglio di amministrazione di SpaceX; Ken Howery, uno dei primi dirigenti di PayPal ed ex ambasciatore di Trump in Svezia; e Doug Leone, venture capitalist di Sequoia Capital. Tutti e quattro hanno donato 1 milione di dollari a testa. Shaun Maguire, investitore di Sequoia Capital, e John Hering, fondatore tech di San Francisco, hanno investito rispettivamente 500 mila dollari.

Musk non è l’unico ad aver fondato un suo PAC. Anche Miriam Adelson, sostenitrice di Israele, ha aperto un suo comitato e ha intenzione di versare 100 milioni di dollari entro il 5 novembre. È stata prima criticata poi elogiata da Trump per aver lavorato con i funzionari repubblicani più tradizionalisti.
I coniugi Dick e Liz Uihlein, fondatori della compagnia di navigazione ULine, avevano appoggiato il governatore della Florida Ron DeSantis alle primarie repubblicane. Con il suo ritiro e cambio di rotta, si sono rivolti a Trump.
Infine, fra i più fedeli, ci sono: Linda McMahon, che era stata a capo della Small Business Administration durante l’amministrazione Trump, è intervenuta alla Convention Repubblicana a Milwaukee, era seduta nel palchetto del Fiserv Forum destinato alla famiglia dell’ex presidente e ha donato 11,5 milioni di dollari; e Howard Lutnick, amministratore delegato di Cantor Fitzgerald e uno dei co-presidenti della transizione di Trump che ha donato 4 milioni di dollari, secondo i dati di OpenSecrets.
I democratici dalla loro parte hanno: il cofondatore di LinkedIn Reid Hoffman, che ha donato circa 28 milioni di dollari ed è diventato anche un ottimo confidente dei ricchi dem della Silicon Valley.

Tra i finanziatori di Wall Street figurano Jim Simons di Renaissance Technologies – che ha contribuito con 6,6 milioni di dollari alla campagna di Biden prima di morire lo scorso maggio – e Stephen Mandel di Lone Pine Capital. Dalla vecchia guardia, di generazione in generazione, padre e figlio Soros, George e Alex. Quest’ultimo è fidanzato con Huma Abedin, consulente di lunga data dell’ex segretaria di Stato Hillary Clinton. Jeffrey Katzenberg, ex presidente dei Walt Disney Studios, non è ricco come gli altri, ma ha grande influenza a Hollywood. Era stato nominato co-presidente della campagna di Biden e ha mantenuto il suo ruolo anche con il passaggio sotto Harris.
Con l’inizio di settembre, si chiude la stagione delle Convention estive e cominciano gli ultimi due mesi di campagna elettorale, i più intensi. Rispetto a Trump, che, da gennaio 2023 al 31 luglio 2024 (i dati disponibili della Federal Election Commission e pubblicati da Forbes), ha ricevuto 268,5 milioni di dollari, Harris stravince sul piano delle donazioni, con circa 516,8 milioni di dollari raccolti da quando il presidente Joe Biden ha rinunciato alla possibilità di un secondo mandato. Ma dal punto di vista dei sondaggi è un testa a testa. Secondo il New York Times, In quello nazionale, la candidata dem è in vantaggio di tre punti sull’ex presidente, 49% a 46%, come in quelli del Michigan (49% a 47%) e del Wisconsin (49% a 48%). Trump è, invece, primo in Georgia, con 49% a 48%. Ma è un pareggio in Pennsylvania e in Arizona.