Un fine settimana denso di confronti e riflessioni, quello della candidata democratica Kamala Harris. A fronte del consenso ricevuto dalla maggioranza dei delegati, che la incoroneranno ufficialmente lunedì 5 agosto, la californiana si è ritirata a Washington per il weekend per individuare il suo vicepresidente con l’aiuto di alcuni fra i più influenti strateghi democratici entrati di recente nel suo entourage.
L’hanno raggiunta a Washington due fra gli strateghi democratici più influenti: l’ex senior adviser nella campagna di Obama, David Plouffe, e l’ex procuratore generale Eric Holder, un altro grande alleato dell’ex presidente. Ma anche: Brian Nelson, Stephanie Cutter, Mitch Stewart, Terrance Woodbury, Jen Palmieri, tutti consiglieri politici di Obama, secondo quanto riporta Politico. Forse la speranza è di ricreare l’onda d’entusiasmo della squadra “yes, we can”, che sembra già riflettersi sulle donazioni, come dimostrano i 311 milioni raccolti nelle ultime due settimane di luglio.
Secondo quanto riporta CNN, domenica si svolgeranno gli ultimissimi colloqui di persona con i finalisti, scelti dal gruppo composto dai governatori della Pennsylvania Josh Shapiro, del Minnesota Tim Walz, dell’Illinois JB Pritzker, del Kentucky Andy Beshear, dal senatore dell’Arizona Mark Kelly e dal segretario ai Trasporti Pete Buttigieg.
La rete televisiva riferisce che Harris “terrà conto dell’eleggibilità. Si chiederò che cosa apporta una persona al ticket. Se sarà utile negli Stati Uniti attuali. Se sarà in grado di bilanciare la lista. Farà domanda e pressioni”.
Il vicepresidente sarà una figura complementare a Harris. Considerando il suo passato, soprattutto giudiziario, l’ago della bilancia potrebbe essere la capacità di gestire le finanze pubbliche.
Intanto, sabato pomeriggio, il suo diretto concorrente, Donald Trump, sul palco di Atlanta in Georgia, ha ripetuto la sua catena di insulti nei suoi confronti come se fosse una nuova strategia politica basa su 2non è uno di noi”. Ddopo l’evento di venerdì sera a Bridgehampton dove il Secret Service ha paralizzato il traffico degli Hamptons per ore. D’ora in avanti sarà accompagnato anche dal suo vice JD Vance, come se vederli insieme potesse risollevare gli animi della campagna. Dai risultati dei sondaggi delle ultime settimane, infatti, il candidato GOP ha subito una frenata, con Harris in vantaggio di qualche punto percentuale. E anche le donazioni sembrano soffrire: 138, 7 milioni di dollari raccolti a luglio – quasi la metà rispetto ai 311 milioni di Harris. che ieri sono saliti a 322 milioni sempre grazie ai piccoli donatori