Il presidente Joe Biden ha incassato il sostegno – almeno temporaneo – dei 24 governatori democratici convocati alla Casa Bianca nel tentativo di capire se sia il caso di continuare la sua corsa elettorale dopo la catastrofica performance nel dibattito con Trump.
Dall’incontro, secondo un insider, sarebbe uscita rafforzata la volontà del presidente 81enne di rimanere nella competizione, ma con la consapevolezza che i prossimi giorni saranno cruciali per la possibilità di salvare la sua candidatura.
Insomma, Biden sarebbe pronto a fare un passo indietro se nelle prossime settimane la nave dovesse iniziare a naufragare – ossia si materializzasse un worst-case scenario in cui “i sondaggi crollano, la raccolta fondi si prosciuga e le interviste vanno male”.
Ufficialmente, tuttavia, la Casa Bianca continua ad escludere categoricamente qualsiasi cambio prima del voto di novembre. Il portavoce della Casa Bianca Andrew Bates ha dichiarato mercoledì che “è falso suggerire che ci sia un’apertura alla fine della campagna”.
Tre dei 24 governatori presenti all’incontro di mercoledì – i leader di New York, Minnesota e Maryland – hanno dichiarato ai giornalisti di stare dalla parte di Biden dopo quella che hanno definito una “discussione onesta” sulla sua cattiva performance nel dibattito della scorsa settimana.
Alcuni dei governatori democratici più importanti hanno preso parte a questa riunione: Gavin Newsom della California, J.B. Pritzker dell’Illinois, e il presidente dell’associazione, Tim Walz del Minnesota. Non è chiaro se Gretchen Whitmer, la governatrice democratica del Michigan il cui nome è stato più discusso come alternativa a Biden o Harris, fosse presente di persona o in remoto. Presente anche la governatrice dello Stato di New York, Kathy Hochul.
“In privato – scrive il Washington Post – regna il panico, ma per l’ufficio elettorale di Biden tutto è sotto controllo”. Tanto che, riferisce una fonte a CBS News, Biden all’incontro ha detto chiaramente che non intende ritirarsi: “Sono in gara fino alla fine e vinceremo perché quando i Democratici sono uniti, vincono sempre” ha detto il presidente secondo la fonte.
Biden ha pranzato con Kamala Harris prima dell’incontro con i governatori, nel primo faccia a faccia tra i due dopo il dibattito. La vicepresidente ha sempre difeso Biden in una serie di interviste televisive. I due poi sono passati all’incontro collettivo.
La facciata di solidarietà finora presentata dal partito in difesa del presidente però comincia a mostrare crepe dopo che un influente parlamentare gli ha chiesto di ritirarsi dalla corsa presidenziale. Lloyd Doggett, da 30 anni al Congresso ed uno dei bastioni del partito democratico in Texas, uno stato dominato dai repubblicani, ha detto che Biden dovrebbe “prendere la decisione dolorosa e difficile” di ritirarsi, dopo che ha mostrato nel dibattito la sua incapacità di “difendere efficacemente i suoi numerosi successi”. Doggett, che è il parlamentare che rappresenta il distretto elettorale in cui venne eletto per la prima volta al Congresso l’ex presidente Lyndon Johnson, afferma che Biden dovrebbe fare la stessa cosa che fece Johnson nel 1968: ritirarsi ora, prima della Convention del partito. Una decisione, quella di Johnson, che aprì la strada alla nomina del senatore del Minnesota Hubert Humphrey, il quale alle presidenziali poi venne travolto da Nixon.
Anche l’ex presidente Barack Obama – secondo il Washington Post – avrebbe espresso in privato le sue preoccupazioni. Obama ha detto di considerare ora più difficile il percorso del suo ex vicepresidente verso la riconferma. Si tratta, spiega l’influente quotidiano di Washington, di una valutazione più severa rispetto a quanto affermato dallo stesso Obama in pubblico.
Le preoccupazioni di Obama – secondo il giornale della capitale federale – non sono una novità: negli ultimi mesi, e anche subito prima del dibattito, l’ex presidente avrebbe più volte espresso i suoi timori, sempre privatamente; mai, finora, ha ipotizzato un ritiro, e non ha mai fatto mancare in pubblico il suo sostegno a Biden.

Secondo un sondaggio Reuters/IPSOS, l’ex first lady Michelle Obama sarebbe l’unica tra i democratici che potrebbe battere Donald Trump. Tra gli altri democratici presi in considerazione dal rilevamento, la vicepresidente Kamala Harris, che sarebbe sconfitta per un punto da Trump, 42% contro il 43%. Mentre il governatore della California, Gavin Newsom, viene dato indietro di 3 punti, e la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, di 5.
Ieri sera, in un comizio per la raccolta dei fondi elettorali a McLean in Virginia, il presidente aveva fornito una nuova giustificazione per la sua sconcertante prestazione al dibattito. “Non ero molto sveglio. Ho deciso di fare il giro del mondo un paio di volte, attraversando circa 100 fusi orari… prima… del dibattito”, ha detto. “Non ho ascoltato il mio staff, sono tornato e mi sono quasi addormentato sul palco. Questa non è una scusa ma è una spiegazione”.
Nonostante tutte le assicurazioni del team elettorale di Biden, nel partito democratico si cerca un’alternativa che riesca a coalizzare il diviso partito democratico. La soluzione più ovvia sarebbe quella di candidare Kamala Harris, la vicepresidente, la quale però non è mai riuscita a conquistare i favori dell’establishment e degli elettori. Secondo un sondaggio realizzato per la CNN tra elettori registrati nei giorni successivi al dibattito, il vantaggio di Donald Trump su Joe Biden sarebbe salito a 6 punti, il 49% contro il 43%. Ma questo si ridurrebbe a due punti, 47% a 45%, se a sfidare l’ex presidente a novembre ci fosse Kamala Harris. Lo stesso sondaggio indica che il 56% degli elettori democratici crede che il partito avrebbe maggiori possibilità di vittoria con un candidato diverso dall’ottantunenne presidente. E riguardo alle chance di Kamala Harris, bisogna sottolineare che James Clyburn, uno degli esponenti di punta del caucus afroamericano della Camera e grande alleato di Biden, ha già detto che, se il presidente si ritirerà, lui sosterrà Harris. Stesso parere anche la senatrice afroamericana Laphonza Butler che loda “l’incredibile lavoro” svolto da Harris come “partner del presidente nel guidare il Paese e il partito”.
Un altro alleato di Harris, lo stratega Jamal Simmons, che fino allo scorso anno è stato direttore della comunicazione della vicepresidente, ricorda che, in caso di uscita di scena di Biden, sarebbe lei la candidata più legittimata a prendere il suo posto, anche se da giorni circolano altri nomi.
“Istituzionalmente non c’è nessuno in una posizione migliore di Kamala Harris, penso che vincerebbe una convention aperta”, aggiunge, riferendosi al possibile scontro tra diversi candidati a prendere il posto di Biden che potrebbe andare in scena alla convention di Chicago. In realtà, Harris ha avuto anni difficili alla Casa Bianca, segnati da tensioni ed incomprensioni con il team del presidente che le ha assegnato incarichi insolubili, a cominciare da quello dell’immigrazione, che l’ha portata a tassi di popolarità ancora più bassi di quelli di Biden.
Infine, l’ex deputata repubblicana del Wyoming Liz Cheney ha risposto a Donald Trump che ieri aveva lanciato la proposta su Truth Social di avviare un processo trasmesso in tv per lei davanti a un tribunale militare accusandola di tradimento. Stesso destino anche per Nancy Pelosi e molti parlamentari repubblicani e democratici che si oppongono o si sono opposti alla sua gestione della Casa Bianca.
Liz Cheney, che è la figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney, ha risposto: “Donald, queste tue proposte dimostrano ancora una volta che non sei una persona stabile e non sei adatto per andare alla Casa Bianca.”