Arrivano le prime sentenze. In attesa che la Corte Suprema si pronunci sulla richiesta di immunità assoluta presentata dall’ex presidente Donald Trump, oggi i magistrati hanno emesso un’importante decisione che conferma le disposizioni di una legge federale del 1994 che vieta alle persone sottoposte a ordini restrittivi di violenza domestica di possedere armi.
“Nessuno che è stato vittima di abusi si deve preoccupare che il responsabile possa ottenere un’arma, come risultato della sentenza di oggi – ha commentato il presidente Joe Biden. – I sopravvissuti a violenze domestiche e le loro famiglie potranno contare su questa protezione cruciale, come hanno fatto negli ultimi tre decenni”.
La decisione è stata appoggiata dai tre giudici liberali della Corte e da cinque dei sei conservatori. Unico dissenziente: Clarence Thomas, il controverso magistrato la cui moglie è una lobbysta della NRA, il potente gruppo di pressione politica dei fabbricanti di armi che si oppone a qualsiasi restrizione a riguardo.
“La nostra tradizione di regolamenti in materia di armi da fuoco permette al governo di disarmare persone che rappresentano una minaccia reale per la sicurezza fisica di altri”, si legge nella sentenza scritta dal giudice capo della Corte, John Roberts, ricordando che sin da quando gli Stati Uniti sono stati fondati vi sono state norme “per impedire che individui minacciassero altri facendone un uso improprio”.
BREAKING: Supreme Court upholds gun ban in domestic violence cases.
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— Bloomberg Law (@BLaw) June 21, 2024
I nove magistrati hanno preso in esame una vicenda del Texas, dove le legislazioni locali sono particolarmente singolari. Per esempio, non c’è bisogno del porto d’armi per girare in pubblico con pistole e fucili né è obbligatorio registrarne l’acquisto o la vendita, anche se la legge federale lo impone. Unica restrizione è che bisogna avere più di 18 anni per comprare un fucile e 21 anni per una pistola. Ma la cosa più grave è che la polizia e la magistratura texane malvolentieri fanno rispettare le norme federali sulle armi e molto spesso cercano di circonvenirle con stravaganti decisioni per difendere ostinatamente il Secondo Emendamento della Costituzione, che ne sancisce l’acquisto.
Il caso esaminato dai giudici della Corte Suprema riguardava Zackey Rahimi, uno spacciatore di droga del Texas che nel 2019, prima della condanna per il contrabbando di stupefacenti, era stato accusato dalla sua fidanzata, con la quale ha anche un figlio, di averla malmenata. Dopo la denuncia alla polizia, la magistratura emise un ordine protettivo che impediva a Rahimi di avere contatti con la donna. Ciononostante l’uomo continuò a minacciare lei e un’altra, alla quale nel corso di una lite, davanti a numerose persone, ha puntato una pistola. In due mesi è stato coinvolto in cinque differenti sparatorie. Non solo. In un tentativo di intimidazione, la casa di uno dei suoi “clienti”, il quale aveva messo un post sui social media denunciandolo pubblicamente, è stata bersagliata dai proiettili. Quando un fast-food rifiutò la carta di credito di un suo amico, Rahimi sparò diversi colpi di pistola in aria.
Sono tanti i fatti violenti avvenuti in pubblico che forzarono la magistratura locale a intervenire. Venne emesso un mandato di perquisizione della casa di Rahimi, nel corso della quale gli agenti della polizia trovarono un arsenale nella sua cantina. Una evidente violazione alla legge federale che rende un crimine il possesso di armi da parte di persone soggette a ordini di violenza domestica.
Zackey Rahimi was involved in a Series of Violent Incidents in Arlington, Texas – including Multiple Shootings and a Hit-and-Run.
Rahimi was under a Civil Protective Order for Alleged Assault against his Ex-Girlfriend – which Prohibited him from Possessing Firearms.
Police… pic.twitter.com/a89ZytIUbS
— James Aymann (@AymannJames) June 21, 2024
Le armi vennero sequestrate e Rahimi si rivolse alla magistratura affermando che gli agenti avevano violato il Secondo Emendamento. Da qui cominciò una battaglia legale, prima nei tribunali locali, poi in quello federale dove in appello un magistrato del quinto circuito della Louisiana nominato da Trump scrisse che l’insistenza del governo nel voler disarmare le persone che non rispettano la legge “non ammette alcun vero principio limitante”. “Chi non rispetta un limite di velocità può essere privato del diritto di avere armi? Così come chi ha altre visioni della politica? O persone che non riciclano?”. E con queste evidenti incongruità logiche il giudice affermò che la decisione del tribunale di primo grado violava il Secondo Emendamento.
Le armi non furono restituite a Rahimi solo perché nel frattempo era stato arrestato per spaccio di droga. Ma la decisione della Corte d’Appello Federale è stata portata davanti alla Corte Suprema dal Dipartimento della Giustizia.
L’Attorney General Merrick Garland ha accolto con favore la sentenza, affermando che la legge “protegge le vittime tenendo le armi da fuoco lontano dalle mani di individui pericolosi che rappresentano una minaccia per le loro famiglie”.
Janet Carter, direttrice senior dell’organizzazione no-profit per il controllo delle armi Everytown Law, ha affermato che la sentenza è stata un passo nella giusta direzione, ma è necessario lavorare ancora per prevenire la violenza armata.
L’ex parlamentare democratica dell’Arizona Gabrielle Giffords, sopravvissuta a un attentato nel 2011 e ora a capo del Giffords Law Center per prevenire la violenza armata, ha fatto eco a questa affermazione. La sua organizzazione ha osservato che le donne negli Stati Uniti hanno 21 volte più probabilità di morire a causa di un’arma da fuoco rispetto a quelle di altri Paesi ad alto reddito. “Questa è una vittoria per le donne, i bambini e chiunque abbia subito abusi domestici, che dovrebbero essere in grado di vivere la propria vita libere dalla paura della violenza armata”.