La Corte Suprema sta mandando il mondo politico americano in fibrillazione. I magistrati della massima corte giudiziaria dovranno emettere nei prossimi giorni decisioni che potrebbero alterare non solo le prossime elezioni, ma cambiare le salvaguardie legali su alcune delle conquiste sociali raggiunte nel Paese.
Sentenze importanti a una settimana dal dibattito tra il presidente Joe Biden e Donald Trump che, nel corso della loro sfida dialettica, parleranno anche delle decisioni della Corte Suprema, soprattutto di quella sulle limitazioni per l’interruzione della maternità, che è divenuta uno dei temi fondamentali della campagna elettorale del candidato democratico.
I magistrati dovranno decidere anche su alcune restrizioni delle armi, sulla disinformazione online, sugli oppioidi, sui senzatetto che dormono nei parchi pubblici, sulle condanne per quanti presero parte all’assalto al Congresso ostruendo un procedimento ufficiale e, soprattutto, sulla richiesta di Trump di ricevere l’immunità assoluta. Quest’ultima è la scelta più importante. Accettandola, gli alti giudici daranno poteri finora inimmaginabili al capo della Casa Bianca. Respingendola, invece, manderanno l’ex presidente davanti ai magistrati federali per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio e per i documenti top-secret tenuti nascosti a Mar A Lago.
Tantissimo lavoro da svolgere per i magistrati entro 10 giorni di tempo perché i lavori alla Corte Suprema si interrompono il primo di luglio. Per questo i togati, che normalmente sono in riunione tre giorni la settimana, hanno deciso che si incontreranno anche giovedì e venerdì prossimi.

Oggi i magistrati hanno respinto il tentativo, sostenuto dai conservatori, di impedire al Congresso di adottare un’imposta sul patrimonio, mantenendone una sui redditi esteri voluta da Trump – provvedimento che ha aiutato a finanziare i tagli fiscali nel 2017. La decisione è stata approvata con sette voti a favore e due contrari, con i gli alti giudici che hanno stabilito che le tasse sono uno dei poteri del Congresso sanciti dalla Costituzione. La Corte ha deciso che la cosiddetta tassa di rimpatrio, prevista dal Tax Cuts e dal Jobs Act, è un’imposta sul reddito e non sulla proprietà. Lo ha scritto il giudice Brett Kavanaugh nella sentenza a nome della maggioranza. Il parere contrario è stato avanzato da Clarence Thomas e sostenuto da Neil Gorsuch. Generalmente la massima corte è restia nel prendere decisioni sui casi fiscali. Questo, innanzitutto, è stato attentamente osservato perché avrebbe creato un precedente giudiziario e avrebbe dato la possibilità futura di modificare il codice tributario.
Una decisione che mette in evidenza la diversità di opinione nella maggioranza conservatrice. Secondo New Republic, Clarence Thomas, il giudice più anziano, e Amy Comey Barrett, la più giovane, hanno differenti visioni sulle interpretazioni della Costituzione. Per il primo, la Corte dovrebbe usare nelle sue decisioni la storia e la tradizione per emettere sentenze sulle questioni legali moderne, mentre la seconda è contraria a questa interpretazione in contrasto con i cambiamenti della società. E la sua visione sarebbe condivisa anche dai giudici Kavanaugh e Roberts.
Nei giorni scorsi, quando era in California, Biden aveva affermato che gli elettori dovranno tenere in conto alle prossime presidenziali la possibilità che avrà Trump, nel caso in cui tornasse alla Casa Bianca, di nominare altri giudici alla massima assise giudiziaria del Paese. “La Corte Suprema non è mai stata fuori controllo come lo è oggi – ha dichiarato il presidente -: se Trump sarà eletto potrebbe nominare altri magistrati. E l’idea che possa scegliere giudici che sventolano la bandiera capovolta fa paura”, riferendosi al caso di Samuel Alito, che ha issato nella sua casa al mare la bandiera dei MAGA che hanno assaltato Capitol Hill sostenendo che le elezioni del 2020 erano state “rubate”.
Alle parole di Biden, ha fatto eco l’ex presidente Obama, che era con lui alla raccolta di fondi a Los Angeles. “Il potere della Corte Suprema è determinato dal risultato di novembre. Quello a cui stiamo assistendo oggi è un prodotto del 2016. Speriamo di aver imparato la lezione: le elezioni contano”.
Ora alla Corte restano 21 casi da decidere e che, probabilmente, risolverà tra qualche giorno. Opinioni che potrebbero cambiare gli Stati Uniti per gli anni futuri.