Questa settimana, in Italia, si celebra la festa del 25 aprile. Ovvero, la fine della guerra, il ritorno alla democrazia, la sconfitta del fascismo. Che ha significato, 79 anni fa, il ritorno alla libertà di pensiero e di parola, alla libertà di movimento, alla libertà di aderire o votare scegliendo tra più partiti, alla libertà di attività economica e commerciale. Erano tutte libertà cancellate con metodi violenti e sanguinari dal fascismo impersonato dal dittatore Benito Mussolini. Tutto è durato ben 23 anni, dal 1922 al 1945.
La festa si è celebrata in varie forme dal 1945 in poi, in alcune occasioni con più passione, in altre forse stancamente e in modo retorico perché, è ovvio, il tempo che passa stempera le polemiche forti e mette in mostra i risultati raggiunti.
Le celebrazioni del 2024, invece, rischiano di riaccendere le passioni. Tutto perché Giampaolo Rossi, direttore generale della Rai, la televisione pubblica, ha coperto la censura messa in atto da un suo collaboratore nei confronti dello scrittore Antonio Scurati. A lui, autore delle serie di libri intitolati M, ovvero Mussolini (milioni di copie vendute in 40 paesi), una trasmissione di Rai 3 aveva chiesto un monologo di 3 minuti sul 25 aprile. Lui aveva accettato, ha concordato un compenso di mille e 500 euro, e lo ha scritto. Letto il contenuto i dirigenti della televisione hanno fatto marcia indietro e cancellato la presenza in trasmissione. Scoperto il fatto è arrivata una valanga di bugie all’insegna della presunta avidità di denaro dello scrittore, quando poi un documento interno della Rai metteva nero su bianco la censura per “motivi editoriali” ovvero politici.
Nel monologo, Scurati partiva dall’omicidio ordinato da Mussolini del socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 1924) per arrivare al 25 aprile dei giorni nostri. E alla scelta fatta dal presidente del consiglio Giorgia Meloni, nata e cresciuta politicamente nel partito neofascista Movimento Sociale Italiano e maturata in Alleanza Nazionale e poi nel suo partito Fratelli d’Italia, di non riconoscere che la stagione del fascismo è stato violenza, sangue, omicidi, stragi complicità totale con i nazisti. «Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni dell’ottobre 2022», ha scritto Scurati, «aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via».

ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Questo è l’abito preferito dalla Meloni, quello dell’underdog che tutti i cattivi del mondo vogliono tenere chiusa in un angolo e sottomessa: la Presidente del Consiglio ha scritto un post per far sfoggio di apertura mentale, pubblicando a seguire l’intervento di Scurati. Ovviamente, però, senza rispondere a una sola delle domande che lo scrittore poneva a lei e ai suoi compagni di partito e gridando alla censura ultradecennale nei confronti suoi e dei suoi compagni di strada..
Davvero curioso il modo di fare della donna che dalla fine del 2022 è a capo del governo. Si ostina a presentarsi come il calimero brutto e nero che tutti rifiutano, che viene mantenuta ai margini della società. Eppure Giorgia Meloni, che a 47 anni guida la coalizione di centro destra che governa l’Italia, è nelle istituzioni in posizione di rilievo dal 2006. Da quell’anno siede ininterrottamente in Parlamento e nello stesso anno fu nominata vice presidente della Camera dei deputati. Nel 2008 è stata per 3 anni ministro per la Gioventù di un governo guidato da Silvio Berlusconi, ha fondato un partito di cui è la presidente, guida il partito dei conservatori europei. Quest’anno, infine, presiede il G7 di cui fanno parte Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Francia, Germania, Giappone e Italia. E lei sarebbe una che gli avversari tutti vogliono oscurare e tenere ai margini?
Il piangersi addosso è un modo per rimandare ad altra data la risposta alla riflessione di Scurati (che non è solo dello scrittore). «Siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana».