Aria di cambiamenti nella dirigenza del partito repubblicano. La presidente del Republican National Committee, Ronna McDaniel ha detto che intende dimettersi dopo le primarie della South Carolina del 24 febbraio. Una decisione maturata dopo un incontro a Mar A Lago con Donald Trump lo scorso weekend.
Che le cose non vadano bene all’interno del partito Repubblicano è abbastanza evidente. La presa che l’ex presidente Donald Trump ha sul partito non lascia spazio ai centristi. Lo scontro tra l’ala trumpiana e quella più moderata è stato evidenziato dai dissidi interni esplosi dopo le elezioni politiche dello scorso anno con la difficile nomina di Kevin McCarthy alla carica di speaker del partito. Ci vollero 15 imbarazzanti votazioni prima che la maggioranza si compattasse per eleggerlo. Un preludio alla sua effimera leadership che durò pochi mesi prima che i suoi compagni di partito gli togliessero la fiducia.
Nè fu meno imbarazzante la scelta del suo successore con un carosello di candidature che non avevano il sostegno della maggioranza e che in aula poi venivano bocciate. Alla fine per chiudere l’imbarazzante capitolo che mostrava all’America le profonde spaccature di un partito che fino all’avvento di Donald Trump era stato monolitico nelle sue decisioni, venne nominato l’attuale speaker Mike Johnson, un trumpiano d’acciaio, che ieri ha ricevuto l’umiliante esperienza di vedere rigettata dai suoi compagni di partito la proposta per avviare l’impeachment del segretario della Homeland Security Alejandro Mayorkas.
Un caos interno che ha allontanato moltissimi dei sostenitori che fanno le donazioni al partito.
Il 2023 per il Republican National Committee è stato il peggior anno per la raccolta dei fondi in più di venti anni e per il 2024 nelle casse repubblicane ci sono solo 8 milioni di dollari. I donatori preferiscono versare i loro soldi direttamente ai candidati invece di darli al partito. E i PAC, i comitati di azione politica, dell’ex presidente hanno assorbito quasi tutte le donazioni. Insomma a chi tanto e a chi niente. Una situazione che ovviamente fa comodo a chi decide a chi assegnare i fondi elettorali.

Nei giorni scorsi all’interno del Republican National Committee è stata presentata una risoluzione, poi ritirata, per nominare Trump il “candidato presunto”, nonostante che Nikki Haley sia ancora in corsa.
Se Trump, come tutto lascia credere, dovesse vincere la nomination del partito Repubblicano, oltre ai fondi raccolti dai suoi PAC avrebbe accesso anche ai fondi del partito e al fondo legale. L’anno scorso, secondo i rapporti della Federal Election Commission, le spese legali dell’ex presidente ammontavano a circa 50 milioni di dollari.
Secondo il Washington Post i donatori hanno difficoltà a donare alla Republican National Committee per una serie di ragioni, tra cui il fatto che Trump decide quali candidati il partito deve sostenere, e quindi finanziare.
Ma non è solo Trump. Da quando nel 2017 Ronna McDanield è stata nominata presidente del partito i contributi sono diminuiti e le spese sono aumentate. Lentamente i ricchi donatori hanno preferito puntare suoi “loro” candidati anziché donarli al partito facendo capire che troppi soldi vengono spesi senza che ci sia nessun controllo. La scorsa settimana “Turning Point USA”, un influente gruppo conservatore guidato da Charlie Kirk, ha incentrato il proprio evento per esprimere lamentele solo sulle capacità amministrative di RonnaMcDaniel. Alle riunioni a porte chiuse della RNC il presidente del GOP del Kansas Mike Brown ha forzato la McDaniel a rilasciare gli estratti conto della sua carta di credito per dimostrazione la trasparenza finanziaria sulle spese del partito.
Trump vorrebbe nominare Michael Whatley per sostituire Ronna McDaniel. Whatley è il presidente del partito repubblicano della North Carolina convinto sostenitore della tesi delle “elezioni rubate” del 2020. Un altro candidato potrebbe essere l’ex speaker della Camera, Kevin McCarthy, che dopo essersi dimesso dalla Camera cerca di rimanere agganciato al partito. Di McCarthy è nota la sua abilità nel reperire fondi elettorali e, anche se in contrasto con alcuni suoi ex compagni di partito, è rimasto in ottimi rapporti con Donald Trump.
In ogni caso la decisione di Trump per la scelta del successore di Ronna McDaniel sarà sottoposta, in base alle regole vigenti, a un voto interno.