È morta a New York City a soli 52 anni Cecilia Gentili, una delle più importanti attiviste transgender del panorama LBGTQ+ della città, diventata un simbolo di determinazione e resistenza per tutti i gruppi di emarginati attraverso il racconto del suo viaggio dall’Argentina agli Stati Uniti.
Arrivata illegalmente nel paese, ha raccontato di aver fatto uso di droghe e di essersi prostituita per oltre un decennio, reati che la portarono nel 2009 a scontare anche una condanna nel carcere di Rikers.
L’esperienza carceraria spinse Gentili nel 2019 alla creazione di “Lorena Borjas Trans Equity Consulting” – dal nome della nota trans attivista di Queens – un’organizzazione specializzata nella consulenza per la diversità, l’equità e l’inclusione.
“Ricordo di aver accompagnato Lorena nel cuore della notte”, aveva ricordato in passato Gentili. “Camminava con una borsa piena di preservativi. Diceva alle ragazze di non tenerne più di due perché la polizia poteva usarli come prova e accusarle di prostituzione. Allo stesso tempo camminava avanti e indietro per assicurarsi che tutte fossero rifornite per fare in sicurezza il loro lavoro”.
Gentili ha inoltre combattuto per la depenalizzazione del lavoro sessuale a New York City e come membro attivo della fondazione DecrimNY per l’abrogazione di una legge sul vagabondaggio, meglio conosciuta come “Walking While Trans”. Aveva inoltre ricoperto il ruolo di direttrice delle politiche presso GMHC, un’associazione in sostegno delle persone affette da Hiv/Aids.
Come paladina dei diritti aveva intrapreso molte battaglie, fra cui quella che l’aveva portata a citare in giudizio l’amministrazione Trump che aveva cercato di annullare le protezioni integrate nell’Affordable Care Act. – ACA, noto anche come Obamacare – contro la discriminazione delle persone trans nelle strutture sanitarie.
Proprio in questi giorni il National Center for Transgender Equality, o NCTE, una delle più grandi organizzazioni per i diritti trans del paese, ha pubblicato il suo rapporto 2022 U.S. Transgender Survey Early Insights. L’indagine, che ha preso a campione oltre 90.000 transgender americani e che ha come finalità quella di analizzare le loro vite, arriva in un momento in cui svariati progetti di legge negli ultimi tre anni hanno tentato di ridurre i diritti delle persone trans, come limitare l’accesso all’assistenza sanitaria legata alla transizione, o impedire loro di praticare sport scolastici. A causa di queste restrizioni quasi la metà degli intervistati ha dichiarato di aver preso in considerazione un trasferimento in altri stati.
Durante i raduni, i comizi, ma soprattutto nelle campagne a sostegno dei diritti Gentili amava ripetere: “Io, come persona trans, mi riconosco. Io, come persona di colore, mi riconosco. Io, come ex sex worker, mi riconosco. Io, come persona che ha vissuto in questa città per 10 anni senza documenti, mi riconosco”.
L’attivista, aveva recentemente portato il suo lavoro al servizio dei più deboli in un one-woman show chiamato Red Ink e aveva parlato dei primi 17 anni della sua vita in Argentina in un libro di memorie intitolato Faltas: Letters to Everyone in My hometown who isn’t my rapist, con il quale aveva vinto l’Israel Fishman Nonfiction Award.
La scomparsa della 52enne, descritta come una “persona che ha usato la sua identità e i suoi doni per aiutare più persone a essere viste e ascoltate” ha suscitato una forte ondata di commozione. Fra i molti tributi che sono stati lasciati sulla sua pagina Instagram, anche quello dell’attrice e cantante di And Just like That… Sara Ramirez: “Mi dispiace molto per questa profonda perdita. Non riesco ancora a crederci. Grazie Cecilia per tutto il tuo amore, la tua energia e il tuo spirito. Ti amiamo così tanto e ti ameremo sempre”.