Peggio di così non poteva andare! L’Italia e Roma hanno raggranellato una manciata di voti – 17 – per arrivare buon ultima alla votazione finale per la scelta della citta ospite di Expo 2030. Ha vinto a mani basse l’Arabia Saudita con la capitale Riad con 119 voti su 165. E Roma è stata sonoramente battuta anche dal
terzo competitor, la città sudcoreana di Busan che ha portato a casa 29 voti.
Giampiero Massolo, ex ambasciatore e presidente del Comitato promotore per l’Expo, è stato molto poco diplomatico nel primo commento alla batosta: “Se questo è quello che sceglie, a stragrande maggioranza, la comunità internazionale, significa che la scelta va al metodo transazionale, non transnazionale. Vale il
principio dell’interesse immediato, vale il principio della deriva mercantile”. E poi ha aggiunto disegnando un futuro nero, anzi nerissimo: “È pericoloso, oggi l’Expo, prima i mondiali di calcio, poi chissà le Olimpiadi. Non vorrei che si arrivasse alla compravendita dei seggi in Consiglio di sicurezza, perché se questa è la deriva io credo che l’Italia non ci debba stare”.
Dunque, accusa l’ex ambasciatore Massolo, hanno vinto la “deriva mercantile” e i soldi dei sauditi. Ma gli italiani sapevano perfettamente da molto tempo che i concorrenti avevano scelto questa strada per affermarsi. Già due anni fa, all’inizio della corsa, un Paese che ha profondi legami di amicizia e riconoscenza con
l’Italia, dopo aver promesso il voto per Roma, aveva cambiato idea dopo un incontro con i sauditi. I quali avevano promesso di costruire in quel paese (ovviamente a spese loro) una centrale idroelettrica.
Una domanda legittima allora è questa: se i protagonisti della campagna italiana erano fin dalle prime battute consapevoli di come i sauditi stavano affrontando la loro campagna promozionale per Riad, perché sono rimasti in silenzio? È scontato che Roma e l’Italia non potevano (e non dovevano) competere seguendo la
stessa strada, ma forse andava fatto subito qualcosa per arginare l’assalto a suon di petrodollari.
La débacle italiana porta con sé altre riflessioni. Roma non è riuscita a coagulare intorno al suo progetto l’intero continente di cui fa parte, ovvero l’Europa. A cominciare dalla Francia che si è schierata con il principe ereditario Bin Salman e i suoi dollari. Un segno evidente che l’Italia è un peso piuma all’interno dell’Europa e delle sue istituzioni.
Ancora: negli ultimi 12 mesi il governo di destra centro, che non ha mai sponsorizzato con forza la candidatura di Roma, seguendo il cliché tutto italiano che ciò che fanno i tuoi avversari politici non va mai bene e comunque è meglio evitare di dar loro una mano anche indirettamente, ha suonato la grancassa su un
cosiddetto Piano Mattei, che avrebbe portato l’Italia ad avere un nuovo e più visibile e importante ruolo in Africa grazie a nuove relazioni, nuova attenzione, nuovi investimenti in quell’area. Dai paesi africani i voti non sono arrivati. Persino la Tunisia, meta di vari viaggi della Presidente del consiglio e dei suoi ministri – tutti con l’obiettivo da una parte di arginare l’esodo di migranti verso l’Italia, dall’altra di aiutare il governo locale con forti finanziamenti e il pressing sul Fondo monetario internazionale per aprire una linea di credito da 3 miliardi di dollari – ha voltato le spalle all’Italia.
Infine, forse è arrivato il momento di una riflessione per quello che riguarda Roma. La retorica sulla città con 3 mila anni di storia, sulle bellezze che nessun’altra città possiede non funziona più. Perché Roma avrà pure il Colosseo, le chiese stracolme di opere d’arte meravigliose, il fascino di Sette Colli, ma è una città
ancora oggi priva di una metropolitana moderna, con le strade in condizioni pietose sia dal punto di vista della viabilità e della pulizia e dell’igiene. È una città dove non è facile vivere, o meglio dove si è costretti ad affrontare problemi che gli abitanti di altre capitali non hanno.
Quindi, incassiamo pure la sconfitta maledicendo i petrodollari sauditi. Ma se Roma non si mette sullo stesso piano di altre capitali europee come Parigi, Berlino, Londra è assai probabile che andremo incontro ad altre sonore batoste quando si vorranno affrontare competizioni a livello internazionale.