Il futuro della campagna presidenziale di Nikki Haley poggia su una domanda: può essere lei la figura capace di unire i repubblicani e sfidare Donald Trump?
Con l’inasprirsi della competizione, l’ascesa della ex ambasciatrice all’ONU nei sondaggi rappresenta l’unica vera sfida credibile all’ex presidente che fino ad oggi ha sempre dominato il partito. Haley, che in passato è stata anche governatrice della Carolina del Sud, sta infatti facendo grandi passi avanti nel raccogliere i voti anti-Trump. Uno sforzo notevole, ma non sufficiente, come suggeriscono i sondaggi, perché per riuscire a superare Trump alle primarie la Haley dovrebbe anche riuscire ad aggiudicarsi una fetta di voti dei suoi fedelissimi.
L’ex governatrice si presenta all’elettorato come una repubblicana di stampo pre-Trump mentre esprime le sue “dure verità” sulla disciplina fiscale e sulla riforma degli entitlement, così come quando chiede sostegno per l’Ucraina e Israele. Toni che tuttavia si avvicinano a quelli dell’ex presidente quando i temi si spostano su immigrazione e rapporti con la Cina.
In un’intervista rilasciata di recente, Haley ha rifiutato di dire con quale ala del partito si identifichi di più, se con quella di Trump o con quella dei repubblicani tradizionalisti. “Sono entrata nell’ufficio del governatore come candidata del Tea Party – ha detto – sono conservatrice dal punto di vista fiscale. Sono una madre. Sono la moglie di un militare. Se mettiamo insieme tutte queste cose, penso che la definizione migliore per me sia proprio quella di repubblicana conservatrice”.

Alcuni recenti sondaggi hanno mostrato come, nei cosiddetti “battleground state”, Haley sia una scelta probabilmente più sicura per il GOP rispetto a Trump se lo sfidante democratico alle presidenziali fosse Biden. Il motivo è da trovare nel fatto che Haley, rispetto all’ex presidente, sia in grado di attrarre gli elettori indipendenti che tipicamente rappresentano l’ago della bilancia quando le elezioni si decidono su pochi voti.
Un’ascesa che non è passata inosservata ai grandi e storici donatori delle campagne elettorali. Il mese scorso, Haley ha ricevuto una chiamata inaspettata da Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase. Secondo una persona informata sulla conversazione, Dimon avrebbe detto di essere rimasto impressionato dai discorsi pubblici di Haley e dal suo approccio alle questioni globali sollevate nella corsa presidenza repubblicana. “Continua così”, le ha detto prima di salutarla.
Ma non è stato solo Dimon a far squillare il telefono dell’ex ambasciatrice. Nelle ultime settimane, un gruppo di CEO, investitori di hedge fund e uomini d’affari del mondo delle acquisizioni provenienti da entrambi i partiti hanno iniziato a corteggiarla e a versare i primi assegni.