Non sarebbe di grande interesse la storia di Marcello De Angelis, che da giorni fa discutere giornali e social in Italia, se in filigrana non ci si leggessero certe asperità politiche per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La vicenda è presto detta: il 2 agosto era il 43esimo anniversario della strage alla stazione di Bologna, e il giorno dopo De Angelis, giornalista, politico e da ragazzo attivista di estrema destra, ma attualmente portavoce del presidente della Regione Lazio, scrive su Facebook che tre dei condannati, attivisti neofascisti, non c’entrano nulla: “con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini.
Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali”. E se io dico la verità, loro – ahimè – mentono”. Scoppia un incendio di polemiche, non solo perché la sentenza che condannò i tre è passata in giudicato, ma perché fra le istituzioni che si sono espresse questo 2 agosto c’è il capo dello Stato Sergio Mattarella che ha parlato di “matrice fascista” della strage. Quattro giorni di dibattiti, un colloquio con il suo capo Francesco Rocca, alla fine De Angelis non si dimette ma scrive un ultimo post per chiedere scusa a tutti.

Sembra finita qui, e in fondo dove la mettiamo la libertà d’espressione? Ma il diavolo è nei dettagli. Vediamo: De Angelis, già parlamentare e direttore del quotidiano Il Secolo d’Italia, da ragazzo era passato dal Fronte della Gioventù all’estremista Terza Posizione; scontò anche qualche anno di carcere quando l’organizzazione di destra fu messa al bando dopo la strage di Bologna. Il fratello Nanni, anche lui leader di Terza Posizione, morì in quel fatidico 1980 subito dopo l’arresto da parte della polizia; era con Luigi Ciavardini, poi condannato per la strage. Sono anche faccende di famiglia: Luigi Ciavardini è cognato di De Angelis, marito della sorella Germana.
Si capisce che la vicenda resti scottante per De Angelis che si è rifatto una vita ma resta fedele alle sue idee. Tuttavia, adesso riveste un ruolo istituzionale, è il responsabile della comunicazione di un presidente di Regione (Francesco Rocca, anche lui da giovane nella destra del Fronte della Gioventù) e non basta dire “parlavo a titolo personale”. La matrice fascista ed eversiva di quella strage, che uccise 85 persone, è stata convalidata in molteplici processi. Si può non essere d’accordo (molte persone di sinistra ritengono sbagliate le sentenze che hanno proclamato Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua, responsabile della morte del commissario Luigi Calabresi, un altro dei casi più lunghi e dibattuti della storia degli ‘anni di piombo’); ma a volte bisogna saper tacere.

De Angelis ha fatto una marcia indietro notevole, dal primo post accalorato, al secondo in cui si dichiarava pronto ad “andare sul rogo come Giordano Bruno”, al terzo di oggi. Ma l’altro aspetto riguarda Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio (che non è andata alle commemorazioni di Bologna e nel suo messaggio non ha parlato di ‘strage fascista’ ma solo di ‘terrorismo’) conosce bene De Angelis, con il quale in gioventù avrebbe anche avuto un flirt. È stata posta in grave imbarazzo dalle esternazioni, che non sono piaciute neanche ai suoi alleati di governo, Forza Italia e Lega. Da Palazzo Chigi era filtrato che Meloni, la quale ha fatto un grande lavoro per ammorbidire la sua immagine e cancellare dal partito, almeno in apparenza, ogni traccia di passato neofascista, avrebbe preferito le dimissioni di De Angelis. Ma la premier sa anche che buona parte della sua base elettorale non sarebbe d’accordo; sono anche quelli che non apprezzano il suo recente atlantismo e la sua disponibilità nei confronti dell’Unione Europea.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein intanto non vuole mollare l’osso: annunciando la sua partecipazione venerdì a un incontro delle opposizioni con Meloni sul tema del salario minimo, ha chiarito che intende parlare anche della vicenda De Angelis: “Chissà se Meloni ci ascolterà anche sulla nostra richiesta di chiarezza sulle gravi affermazioni fatte dal responsabile della comunicazione istituzionale della regione Lazio su cui Meloni e il governo non hanno ancora detto nulla, ha ragione Mattarella quando dice che quelle ferite sono ferite su tutta la Repubblica”.