Sempre più affollato il campo repubblicano per le primarie presidenziali. Oggi l’annuncio dell’ex governatore del New Jersey, Chris Christie che con il senatore della Carolina del Sud Tim Scott, il governatore della Florida Ron DeSantis, l’ex governatore della Carolina del Sud Nikki Haley, l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, l’imprenditore Vivek Ramaswamy, il conduttore radiofonico conservatore Larry Elder e l’uomo d’affari Perry Johnson cerca di conquistare la nomina del partito per sfidare il presidente Biden nel 2024.
L’ex vicepresidente Mike Pence ancora non ha annunciato che anche lui si candiderà, ma viene dato per scontato che lo farà nelle prossime settimane. E tanti altri repubblicani aspettano per vedere se l’ex presidente riuscirà a sopravvivere alla serie di procedimenti giudiziari che lo attendono, per poi gettarsi nella mischia.
Per ora Trump guida il gruppo con grande vantaggio. Secondo i sondaggi di FiveThirtyEight è avanti al governatore della Florida con più di 30 punti, quasi 50 su Pence e sugli altri. DeSantis per accorciare il distacco cerca di fare breccia nel cuore dei MAGA e va a pesca di voti nell’acquario dell’ex presidente.
É in Iowa, lo Stato che alle presidenziali del 2020 vide l’allora capo della Casa Bianca superare di 10 punti percentuali lo sfidante Joe Biden. Lo stato in cui da sei anni il governatore e la maggioranza, sia del Senato che della Camera, sono in mano ai repubblicani. E per accattivarsi le simpatie di un elettorato conservatore e populista DeSantis alza il tiro e lancia i suoi attacchi carichi di livore demagogico contro l’ex presidente parlando a Des Moines in una chiesa evangelica, accompagnato dalla moglie Casey, accusandolo di essersi spostato a sinistra.
Un discorso al quale erano presenti una cinquantina di membri di Moms for Liberty, il gruppo di ultraconservatori che si oppone ai cambiamenti sociali e alle politiche educative i cui sforzi in Florida sono fortemente sostenuti da DeSantis.
Sebbene Trump abbia assunto un ruolo di comando nei sondaggi nazionali e molti repubblicani lo definiscano l’inevitabile candidato, in Iowa la sua vittoria è tutt’altro che assicurata. Una serie di repubblicani di spicco si è schierata con DeSantis. Il governatore critica la cattiva gestione di Trump per l’immigrazione, la politica per il COVID, le spese federali, accusandolo di essersi allontanato dai principi conservatori come presidente, impelagato nelle sue vicende personali e giudiziarie. “Sfortunatamente, ha deciso di spostarsi a sinistra su alcuni di questi problemi”, ha detto DeSantis, accusando Trump di essersi distaccato dalla realtà.

ANSA/EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH
L’Iowa è uno stato chiave per DeSantis. I caucus del prossimo febbraio saranno il primo test per la nomination, e la considerevole popolazione cristiana bianca ed evangelica dello stato non sempre ha condiviso le idee di Trump che nel caucus nel 2016 ha perso a favore del senatore Ted Cruz, che riuscì ad attrarre gran parte del voto cristiano. Non è stata una sorpresa, quindi, che DeSantis abbia tenuto il suo primo evento in questo Stato nell’auditorium di una chiesa evangelica.
I prossimi appuntamenti sono nel New Hampshire e nella Carolina del Sud. Trump sarà proprio dietro di lui. Terrà eventi in Iowa e poi anche lui si trasferirà nel New Hampshire. Arriverà a Des Moines questa sera per un raro viaggio notturno e una serie di incontri in due giorni. Domani prenderà parte a una colazione di attivisti conservatori a Urbandale e registrerà per Fox News un incontro con i suoi sostenitori nella piccola città di Clive.
E anche l’ex presidente martella sui temi che le orecchie dei conservatori vogliono sentire: immigrazione e debito pubblico, dimenticando che nei suoi quattro anni alla Casa Bianca su questi temi non ha fatto nulla. Ieri ha detto che se sarà rieletto abolirà il 14mo emendamento della Costituzione, quello dello ius soli che garantisce la cittadinanza americana a chi nasce sul territorio degli Stati Uniti. In un video pubblicato sui social media, Trump afferma che nel primo giorno della sua presidenza firmerà un ordine esecutivo per fare in modo che i figli dei migranti senza documenti nati negli Stati Uniti “non riceveranno automaticamente la cittadinanza Usa”. Dimenticando, o non sapendo, che un ordine presidenziale non può emendare la Costituzione. Ma per lui l’importante è rispolverare la retorica anti-immigrati, che è stata una chiave del suo successo elettorale nel 2016.
Per tutti e due i candidati, almeno per ora, il segno evidente del limitato interesse generato nell’elettorato sono i numeri, sia dei partecipanti, sia dei soldi donati. Nella chiesa evangelica a dare il benvenuto a DeSantis solo poche centinaia di persone, quasi tutte attivisti delle differenti organizzazioni dell’estrema destra conservatrice e le donazioni per la campagna elettorale sono di gran lunga inferiori a quelle preventivate.
È solo l’inizio della lunga campagna delle presidenziali, ma le folle che osannavano Trump negli stadi, per ora, sono solo un ricordo. Attualmente DeSantis ha un vantaggio: la sua campagna elettorale è sostenuta da un Super PAC ben finanziato, Never Back Down, che si è assunto gran parte della organizzazione e gestione della sua corsa alle primarie.
Mentre quella dell’ex presidente è sconquassata dagli scandali. Matt Schlapp, l’importante alleato di Trump alla guida del Conservative Political Action Conference (CPAC), è stato accusato della allegra gestione dei fondi elettorali da parte di Bob Beauprez, tesoriere dell’American Conservative Union e membro del consiglio per otto anni, il quale nella sua lettera di dimissioni ha affermato di aver “perso la fiducia” nei rendiconti finanziari dell’organizzazione e di non poter sollecitare donazioni “in buona fede”.
Discussion about this post