È diventato il mantra dei sostenitori di Donald Trump nell’America piagata dalla violenza: “God, Guns and Trump”. E l‘America violenta compra sempre più armi, spara e minaccia chi è contro di loro, motivata da uno slogan che ha catturato la loro anima, difesa da un ex presidente in pieno scontro con l’intero sistema giudiziario che nei suoi comizi afferma che il dipartimento Giustizia ha “rovinato famiglie, arrestando gente che non aveva commesso niente”. Riferimenti a quanti sono stati messi in prigione per l’assalto al Congresso fatti dopo che una settimana fa aveva annunciato il suo arresto e invocato la rivolta. Un vittimismo politico usato per conquistare ulteriormente il cuore dei suoi sostenitori.
Una escalation di violenza verbale, farcita con il culto delle armi, che viene assorbita dai suoi seguaci come un preallarme all’azione. E la National Rifle Association, la potentissima lobby delle armi, gli dà il suo incondizionato appoggio politico. Sarà lui il key speaker alla convenzione nazionale che si terrà dal 14 al 16 aprile ad Indianapolis. Poco importa se anche oggi l’America si è macchiata di una nuova sanguinosa sparatoria in una scuola elementare di Nashville.
Un recente studio redatto dalla Brooking Institution, un think tank di Washington specializzato nelle scienze sociali, evidenzia come “il 40 per cento dei sostenitori del nazionalismo cristiano crede che i veri patrioti americani potrebbero dover ricorrere alla violenza per salvare il nostro paese”.
Secondo il Washington Post La cultura delle armi negli Stati Uniti ha reso il fucile AR-15 un bestseller: un adulto americano su 20 – circa 16 milioni di persone – possiede almeno un AR-15, secondo i nuovi dati dei sondaggi di The Post e Ipsos. L’industria delle armi ha afferrato il significato politico e culturale dell’arma come uno strumento di marketing dopo la scadenza nel 2004 del divieto federale della vendita delle armi d’assalto.

Dieci delle 17 uccisioni di massa più mortali negli Stati Uniti dal 2012 sono state compiute con l’AR-15. Un’arma progettata come fucile per le forze armate alla fine degli anni ’50. “Un’arma eccezionale con una letalità fenomenale”, c’era scritto in un rapporto interno del Pentagono. Ben presto divenne il fucile standard per le truppe statunitensi nella guerra del Vietnam, dove quest’arma prese un nuovo nome: M16.
Nessuno dei produttori di armi aveva previsto che questo tipo di fucile, nella versione semiautomatica, potesse diventare un prodotto di massa, con la sua canna avvolta, l’impugnatura a pistola e il caricatore di munizioni sporgente. Un fucile di piccolo calibro ma con cartucce potentissime che danno al proiettile una forza d’urto eccezionale, disegnato per uccidere i nemici in guerra. Un fucile non adatto alla caccia, eccessivo per la difesa personale.
I dirigenti della Colt, che per primi hanno realizzato questa arma, erano certi che questo fucile non sarebbe mai diventato così famoso tra la popolazione civile. Nel 1977, quando il brevetto dopo 25 anni decadde alcuni produttori rivali della Colt imitarono l’AR-15 con alcune varianti.
Quasi tutti i fucili automatici espellono i proiettili dalla destra. Chi usa l’AR-15 ed è mancino viene colpito dai bossoli sul volto. Ed iniziarono le modifiche rendendolo sempre più appetibile.
Nella versione commerciale il fucile è semiautomatico, il che significa che bisogna premere il grilletto ogni volta che si vuole sparare. Ma anche questo è stato superato con il “bump stock” un meccanismo che con due viti si applica al fucile e lo rende automatico. Dopo un bando federale, respinto dalla magistratura, alcuni Stati lo hanno proibito, in altri, invece, si può acquistare. Con questo sistema applicato al suo AR-15 è stata realizzata la strage di Las Vegas in cui nel 2017 furono uccise 60 persone. Così come a Sandy Hook, Uvalde, Aurora, Boulder, Buffalo. Strage dopo strage l’AR-15 è diventato il fucile delle milizie, quelle che armate per le strade d’America si oppongono alle dimostrazioni di Black Lives Matter.
Immediatamente dopo la sparatoria nella scuola di Nashville la congresswoman Marjorie Taylor Greene, stretta alleata di Donald Trump, ha incolpato Joe Biden, i democratici e i sostenitori del controllo delle armi. Secondo la parlamentare la responsabilità delle leggi sulle scuole senza armi approvate negli anni ’90, quando Biden era senatore, è la base della strage di oggi.
Strage dopo strage “God, Guns, Trump” continua a fare proseliti. Le vendite di armi sono aumentate vertiginosamente negli ultimi due anni. Circa 16 milioni di persone, ovvero più del sei percento della popolazione, hanno acquistato 40 milioni di armi solo nel 2020, conferma una ricerca di Harvard e NorthWestern Ubiversity. Le vendite potrebbero aggiungere altri 20 milioni al totale, secondo la società di ricerca sull’industria delle armi Small Arms Analytics & Forecasting.
La triste cronaca quotidiana non basta a far cambiare le opinioni.
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