Nel 1850 all’inizio della corsa all’oro in California, molti cercatori arrivarono dal sud e dal sud est, portandosi dietro i loro schiavi. Teoricamente in California la schiavitù non era ammessa, ma non c’erano controlli, e la popolazione degli schiavi crebbe a centinaia.
Oggi la California studia come riparare ai danni, al razzismo e alla discriminazione che quegli schiavi e i loro discendenti hanno sofferto, anche dopo la liberazione, fino al giorno d’oggi. Una commissione voluta dal governatore democratico Gavin Newsom sta preparando un rapporto che a luglio dell’anno prossimo consiglierà le misure di conciliazione sia economiche che sociali da sottoporre al voto della legislatura statale.
Ma nel frattempo sono trapelati i primi numeri. Secondo i calcoli dei nove saggi, ogni afro-americano che possa provare di essere un discendente degli schiavi o di altri afro-americani che si trovavano nello Stato della California prima della fine dell’Ottocento dovrebbe ricevere una cifra di oltre 223 mila dollari. La cifra potrebbe essere consegnata in contante, o sotto forma di servizi, tipo il pagamento delle tasse scolastiche per i figli, l’assistenza nel restauro o nell’acquisto di una casa, il lancio di un’attività commerciale.
In alcune cittadine americane, come Evanston nell’Illinois, Amherst nel Massachusetts, Asheville nella Carolina del nord, simili commissioni hanno già inaugurato la stagione dei risarcimenti. A Evanston sono stati elargiti assegni da 25 mila dollari per il restauro delle case dei discendenti degli schiavi. La cittadina è stata un esempio tipico del razzismo e della segregazione, con la politica del “redlining”, che impediva ai neri di comprare o affittare case nei quartieri migliori, abitati dai bianchi, e li relegava invece in zone mal servite, con poche scuole, ospedali, mezzi di comunicazione. L’amministrazione cittadina ha riconosciuto l’esistenza di “pratiche discriminatorie sistemiche”, così come ha fatto Asheville che ha ufficialmente chiesto scusa per la schiavitù e ha stanziato 2 milioni di dollari per aiutare i discendenti degli schiavi a migliorare le loro condizioni di vita.

In California in particolare, ma anche in altri Stati, come il Minnesota, si è verificato in modo esteso il fenomeno dell’eminent domain, la requisizione forzata, esercitata spesso e volentieri ai danni delle comunità nere. Interi quartieri, alcuni fiorenti e felici, sono stati acquistati coattivamente dallo Stato per abbatterli e farci passare le famose autostrade californiane. Studi recenti hanno provato che fra il 1933 e il 1977 i piani regolatori venivano disegnati in modo da proteggere i quartieri bianchi e condannare quelli neri. Lo smembramento di quelle comunità portò all’impoverimento sociale e culturale di una grande parte della comunità afroamericana. Le cifre pagate per le case che venivano requisite non erano mai sufficienti perché l’espropriato potesse comprarsi un’altra casa decente, e comunque all’eminent domain si accompagnava anche qui il redlining, con le banche che rifiutavano di dare credito ai neri che volessero comprare una casa o aprire un’attività in quartieri dove i neri erano indesiderati.
E se nel nord per tenere i neri separati e sottomessi si ricorreva a queste pratiche sotterranee, negli Stati del sud, quelli che erano stati sconfitti nella Guerra Civile, venivano apertamente approvate le “leggi di Jim Crow” che imponevano la segregazione razziale senza tanti sotterfugi.
Nel corso del Novecento, checché ne dicano certi personaggi politici il cui razzismo è malamente nascosto, questi peccati d’origine della Nazione americana hanno fatto sì che intere generazioni di neri americani abbiano dovuto affrontare disparità in materia di alloggi, trasporti, affari, assistenza medica, istruzione. E questa disparità ha contribuito a creare un profondo divario fra la ricchezza media delle famiglie bianche e quelle nere. Secondo l’ultima “Indagine sulle finanze dei consumatori” condotta dalla Federal Reserve, la Banca Centrale Usa, le “barriere storiche” hanno impedito ai neri di costruire una ricchezza pari a quella dei bianchi, per cui oggi la ricchezza media delle famiglie nere negli Stati Uniti è di 24.100 dollari, rispetto ai 188.200 delle famiglie bianche.
L’idea di riparare ai danni sistemici creati dalla schiavitù e poi dalle leggi Jim Crow, e dal persistente razzismo, non è nuova. Varie proposte sono state fatte nel corso dei decenni. Ultimamente una legge è passata al vaglio delle Commissioni alla Camera, ma ancora non trova la strada verso il voto. Invece stanno moltiplicandosi le iniziative locali. Quella della California è la più grande e ambiziosa. Se lo Stato dell’ovest fosse una nazione sovrana, si classificherebbe in termini di PIL come la quarta economia mondiale, dietro al Giappone e davanti alla Germania. Può permettersi di ripagare tutti i neri discendenti degli schiavi? Secondo la Commissione si tratterebbe dell’80% dei 2,6 milioni di afro-americano attualmente residenti nello Stato, il che vorrebbe dire sborsare quasi 570 miliardi di dollari, una cifra difficile da trovare, soprattutto se si pensa che è pari a quanto lo Stato spende ogni anno per l’intero sistema scolastico statale, il sistema ospedaliero, il corpo di polizia, la manutenzione delle autostrade e la gestione del sistema carcerario.