La generazione degli ottantenni lascia il posto a quella dei cinquantenni. La decisione dell’82enne Nancy Pelosi di non correre più per il ruolo di leader del gruppo democratico alla Camera è stata immediatamente imitata da Steny Hoyer, 83 anni, e da Jim Clyburn, 82, rispettivamente secondo e terzo nella gerarchia del partito. «Dobbiamo guardare al futuro, aprirci alle nuove generazioni, a nuove possibilità» ha detto Nancy nel suo discorso di saluto. Nell’arco di meno di una giornata, dunque, la triade che per venti anni aveva guidato la delegazione dem alla Camera, ha passato il testimone ai tre deputati Hakeem Jeffries, Katherine Clark e Pete Aguilar, tutti appena sopra i 50 anni.

Ma non si era ancora spento l’eco degli applausi commossi per Nancy, che già qualcuno osava chiedere se l’esempio degli ottantenni della Camera non potrebbe avere un effetto su Joe Biden. Oggi il presidente compie 80 anni, se si ricandiderà, avrà 82 anni quando si voterà, il 5 novembre 2024. La presidenza, si dice sempre, invecchia. Basta guardare le foto di George Bush nel 2001, quando è entrato alla Casa Bianca, e nel 2009 quando ne è uscito, o quelle di Barack Obama nel 2009 e nel 2017, e si vedrà come il peso della responsabilità abbia scolpito i loro volti.
Anche Biden è invecchiato in questi due anni. Chi non lo conosceva bene crede di poterlo constatare nei frequenti pasticci che il presidente combina, come dire Colombia intendendo Cambogia, o dimenticare che una deputata è morta mesi prima in un incidente stradale e cercarla nella folla dei presenti alla firma di una legge. Ma queste sono gaffe tipiche di Biden, le faceva anche quando era giovane. Anzi era leggendario per le sue gaffe, che unite allo sforzo di combattere la balbuzie talvolta avevano risultati comici. La vecchiaia di Biden si vede semmai nel suo passo lento ed esitante, niente a che vedere con il passo sicuro che lo caratterizzava fino a meno di un anno fa. Nel suo guardarsi intorno per identificare la via di fuga dal palco. Nella stanchezza che lo trattiene dall’andare a cene o incontri serali. E’ un invecchiamento tale da impedirgli di fare il presidente in modo efficace? Evidentemente no, dato che è appena tornato da una settimana in Medio Oriente e in Asia, dove ha partecipato alla Conferenza Onu sul clima, al summit con l’Asean, e al G20, e ha avuto incontri con presidenti e primi ministri, incluso un faccia-a-faccia di tre ore con il collega cinese Xi Jinping.

Ma non pochi hanno notato che tornandosene a casa, Biden ha lasciato all’Apec la sua vice, Kamala Harris. Quasi di soppiatto, anzi, Kamala ha cominciato a fare comparse in pubblico, sempre più frequenti. Il suo viaggio in Asia per l’Apec è stato il secondo in tre mesi, ed è venuto a ridosso del suo impegno sul terreno per sostenere i candidati democratici alle elezioni di metà mandato. C’è stato anzi qualcuno che sostiene che con la sua presenza Kamala abbia garantito la rielezione di vari dem, tra cui anche la governatrice di New York Kathy Hochul. E le si dà atto di aver “elettrizzato” il voto della Generazione Z, i giovani. Che Biden stia dando a Kamala più compiti, per meglio prepararla a correre lei nel 2024? Washington, si sa, è sempre piena di voci, alle volte dal sapore fantascientifico. Difatti qualcuno ipotizza che invece Biden voglia correre, sempre con Kamala al suo fianco, e una volta rieletto intenda dimettersi e lasciare lei alla guida del Paese. Ma per ora sono solo supposizioni.