Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato da 23 giorni e la lista di problemi da risolvere si è allungata, non accorciata. In testa a tutto, adesso, c’è la questione rapporti con i paesi amici, alleati e membri dell’Unione Europea. La crisi con la Francia sui migranti è la spia che segnala comportamenti sbagliati, ma soprattutto un livello di cultura politica così basso da mettere in pericolo le istituzioni dell’Italia.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa, fondatore e dirigente di Fratelli d’Italia, il partito di cui è presidente Giorgia Meloni e che ha ricevuto il maggior numero di consensi alle ultime elezioni, potrà rallegrarsi da solo per aver giudicato con queste parole la crisi con i francesi: “L’Italia ha tenuto la barra dritta. L’interesse nazionale va mantenuto ad ogni costo”. La manifestazione muscolare di La Russa è figlia della scelta di impedire l’attracco alla navi delle Ong Ocean Biking con migranti raccolti in mare che ha trovato alla fine accoglienza in un porto francese. Né il presidente del consiglio Giorgia Meloni, né il ministro dell’Interno Piantedosi, né La Russa, né il trombettiere della linea dura Matteo Salvini hanno dimostrato cultura di governo e capacità di capire come funziona il sistema Europa
Così facendo, loro pensano di difendere l’interesse nazionale e la sovranità dell’Italia. Così facendo, Meloni e i suoi ministri danneggiano l’interesse nazionale e la sovranità dell’Italia. Un solo piccolo esempio, legato proprio al contenzioso con i francesi. L’Italia ha respinto una nave con 230 migranti. Sapete qual è il primo risultato ottenuto? La Francia ha cancellato l’accordo di redistribuzione in base al quale doveva accogliere 3 mila e 500 migranti sbarcati in passato in Italia e in attesa di essere trasferiti oltralpe. Il saldo negativo per l’Italia ammonta a 2 mila 270 migranti in più da gestire!

Ma questo è solo un piccolo esempio della barra dritta che fa partire automatico l’applauso di La Russa per il governo di Giorgia Meloni. È innanzitutto la spia di una cultura politica che rischia di danneggiare seriamente l’Italia se in futuro la destra al governo continuerà su questa strada.
Dell’Unione Europea fanno parte 27 nazioni e l’Italia è parte del ristretto club dei fondatori. È assolutamente normale nel giorno dopo giorno e nelle attività di politica corrente ciascuno dei membri Ue cerchi di tutelare gli interessi dei propri cittadini, ne favorisca le attività, si curi che lo sviluppo del paese sia costante. Ma esistono una serie di questioni per le quali le scelte e le azioni di un singolo stato devono necessariamente raccordarsi con quelle degli altri stati per ottenere un risultato positivo, sia per il singolo paese, sia per la collettività che si chiama Unione Europea.
Si tratta di tutto ciò che è legato ai bilanci, ai cicli economici, all’inflazione (esiste una moneta comune per la maggior parte della Ue, l’euro, e non ci sono scelte autonome da fare), alla sicurezza collettiva (dai confini sino ai conflitti armati come quello in Ucraina), alle scelte di geopolitica (per esempio, il sistema di alleanze), ai fenomeni migratori.

In tutti questi casi, il sistema Unione Europea ha previsto e dato vita a organismi nei quali si discutono questo tipo di problemi. Certo, bisogna lavorare molto, discutere, argomentare, proporre, conoscere l’arte della diplomazia per portare a casa risultati soddisfacenti. E per farlo bisogna disporre di uomini e donne culturalmente attrezzati, che conoscano le regole di ingaggio, che maneggino i problemi sapendo di che cosa si parla e dove porta ogni possibile soluzione in termini di vantaggi o svantaggi per il proprio paese.
È vero che, ad esempio per la questione migranti, molti membri, non solo l’Italia, cercano di proteggersi da soli. Ma i muri stile Orban non sono mai così alti da impedire l’accesso, né i soldi possono bastare come nel caso dei miliardi di euro che la Germania ha dato alla Turchia per frenare il flusso diretto verso il suo paese. Solo una politica condivisa e di lealtà tra tutti può portare a risultati di lungo periodo e a un controllo del fenomeno.
È un lavoro difficile e faticoso che sicuramente porta meno consensi immediati rispetto a un twitter o a una diretta facebook muscolare e sovranista. Nelle prime settimane il governo di destra di Giorgia Meloni ha scelto la via più facile e meno faticosa, pensando forse di essere ancora in campagna elettorale. Così, forse strapperà qualche applauso in più ma porterà a casa ben pochi risultati vantaggiosi per l’Italia.