La notte del 3 novembre del 2020 i primi risultati delle elezioni presidenziali dettero Donald Trump in vantaggio. Poi, man mano che arrivavano nuovi risultati, Trump rimase indietro. Quel cambiamento di tendenza fu usato dall’allora presidente per sostenere che le elezioni gli erano state rubate. Il fatto di essere stato in vantaggio e poi essere stato scavalcato diventava per lui la prova che i democratici avevano falsificato i risultati a favore di Joe Biden.
Ma quella inversione di tendenza era prevedibile. Il cosiddetto “miraggio rosso” dà sempre i repubblicani in vantaggio nella prima fase dello spoglio dei voti. Il fenomeno si deve a un semplice fattore temporale: i primi dati ad arrivare sono quelli della provincia, dei piccoli paesi e delle campagne, più veloci da contare, mentre quelli delle grandi città e degli Stati più popolosi richiedono più tempo e arrivano dopo.
Nelle elezioni del 2020 per di più la pandemia aveva spinto una buona parte della popolazione, soprattutto i democratici, a servirsi del voto per corrispondenza per evitare il rischio dei seggi affollati. Mentre Donald Trump aveva insistito per quasi un anno – contro il parere di tutti gli esperti – che i voti per corrispondenza sarebbero stati manipolati, e aveva in questo modo scoraggiato i suoi stessi elettori dal servirsi di quel sistema di voto.
Nello spoglio delle schede, si contano sempre prima quelle espresse di persona, poi quelle con voto postale, e infine quelle con voto anticipato. Negli Stati Uniti infatti, il voto si articola in tempi e modi diversi: si può chiedere la scheda per corrispondenza, si può votare in anticipo recandosi ai seggi o votare il martedì designato.
Il cosiddetto “miraggio rosso” nella notte del 3 novembre fu abbastanza marcato, e solo nel mattino del 4 si cominciò a vedere che il vantaggio di Trump si andava assottigliando sempre di più. Lo stesso fenomeno potrebbe avvenire nelle elezioni di metà mandato che si tengono questo martedì. Alcuni Stati in bilico, dove democratici e repubblicani sono testa a testa, come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin, conteranno i voti per posta solo dopo che saranno stati contati tutti i voti espressi di persona. Anche un noto sondaggista repubblicano, Frank Luntz, ha ammonito in una intervista al canale economico Cnbc: “A mezzanotte sembrerà che i repubblicani abbiano vinto in modo schiacciante, ma quando verranno contati tutti i voti il risultato non sarà così repubblicano”.
Fermo restando che i sondaggi indicano una vittoria dei repubblicani alla Camera, e un testa a testa all’ultimo voto per il Senato, sarà saggio comunque non credere ai primi risultati. Magari i risultati finali riveleranno un’effettiva “marea rossa”, non solo un miraggio. Ma bisogna resistere alla tentazione di crederci prima che sia finito lo spoglio e i voti di tutti siano stati debitamente contati.
Il problema saranno i seguaci di Trump, i MAGA, i tanti candidati che corrono in queste elezioni avendo fatta propria la teoria delle elezioni rubate. In interviste e comizi ci hanno fatto capire di essere pronti a ripetere la sceneggiata che Trump ci ammannì la notte del 3 novembre di due anni fa, e che ha poi ripetuto, senza mai sostenerla con nessuna prova, fino a oggi.
Luntz non nasconde la sua preccupazione: ““Ci sono abbastanza negazionisti elettorali là fuori. Sono candidati in corsa che perderanno e dichiareranno di aver vinto e non accetteranno i risultati delle elezioni. Sono spaventato a morte”.