Retromarcia della presidente del gruppo progressista dei dem alla Camera, Pramila Jayapal, che ha ritirato la controversa lettera di 30 esponenti del gruppo al presidente Joe Biden per sollecitarlo a un cambio di strategia sull’Ucraina e a perseguire negoziati diretti con la Russia.
La missiva aveva sollevato la rabbia dei firmatari e rivelato nuove divisioni nel partito. “La lettera era stata redatta alcuni mesi fa ma sfortunatamente è stata diffusa dallo staff senza essere valutata”, si è giustificata, assumendosi ogni responsabilità.
Un vero boomerang a due settimane dal voto, che incrina l’immagine di un partito finora compatto su Kiev proprio mentre i repubblicani si stanno spaccando.
Nella missiva i 30 parlamentari, tra cui figurano Jamie Raskin, Cori Bush, Ro Khanna e Ilhan Omar, non mettono in discussione il loro “inequivocabile impegno a sostenere l’Ucraina nella sua lotta per la democrazia e la libertà di fronte all’illegale e oltraggiosa invasione russa”. Ma invitano il commander in chief ad affiancare ad un supporto economico e militare senza precedenti una “spinta diplomatica proattiva, raddoppiando gli sforzi per cercare un quadro realistico per il cessate il fuoco”.
“Se c’è un modo per mettere fine alla guerra preservando un’Ucraina libera e indipendente, è responsabilità dell’America perseguire ogni sede diplomatica per sostenere una soluzione che sia accettabile per il popolo ucraino”, scrivono. Il portavoce del consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby aveva nel frattempo già risposto, mantenendo la linea: “spetta a Zelensky determinare che cosa rappresenta un successo e quando negoziare. Non avremo conversazioni con la leadership russa senza che gli ucraini siano rappresentati”.