Una donna sul ponte di comando. Domani mattina, per la prima volta dall’inizio della Repubblica, una donna guiderà il governo italiano. È Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, partito di destra che in coalizione con la Lega e Forza Italia ha vinto le elezioni del 25 settembre portando il suo partito dal 2 al 26 per cento dei voti e levandoli ai suoi alleati di Forza Italia e Lega.
Oggi pomeriggio ha presentato al presidente della Repubblica la lista dei ministri e dalle prime indiscrezioni sui nomi Mattarella non avrebbe avuto nulla di sostanziale da eccepire. La lista dei ministri non presenta sorprese rispetto al toto ministri delle ultime ore. Ci sono due vice presidenti del consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che aggiungono questa delega al portafoglio degli Esteri per il primo e delle Infrastrutture per il secondo: c’è la conferma che la Meloni non ha accettato gli inviti di Silvio Berlusconi a fare la senatrice Casellati ministro della Giustizia scegliendo invece l’ex magistrato Carlo Nordio.
C’è il “risarcimento” accordato all’ex presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, fatto fuori nella battaglia interna al centro destra per la guida della regione (si è votato il 25 settembre insieme alle politiche), e adesso indicato come ministro del Sud e del Mare; c’è la perdita clamorosa e corposa della delega al commercio estero per il neo ministro degli Esteri Tajani, che la cederà al ministro dello sviluppo Adolfo Urso di FdI; c’è il cofondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto sulla poltrona delle Difesa che dovrà subito far vedere che non esistono conflitti di interesse con il suo incarico di presidente delle industrie dell’aerospazio.
Da domani il nuovo governo di centro destra dovrà decidere in che direzione portare l’Italia. Un compito che è già difficile, visti i problemi interni e internazionali da affrontare: inflazione, guerra in Ucraina, mancanza di gas, soldi da spendere in tempo e bene, quelli dell’Europa per il Pnrr (quasi 200 miliardi di euro).

Senza perdere un solo giorno, il governo dovrà elaborare la prossima legge di bilancio, avendo solo due mesi e pochi giorni prima che scatti l’esercizio provvisorio.
Per fare tutto questo la prima condizione è guidare un esecutivo unito e coeso, che remi nella stessa direzione. E i dubbi che questo possa accadere sono tanti e fondati. Quanto è avvenuto dal momento in cui si sono contati i voti non induce a pensare che la vita del governo Meloni sarà facile.
Prima ci sono state le bizze di Matteo Salvini che pretendeva di tornare a fare il ministro dell’Interno. Poi la lunga sceneggiata di Silvio Berlusconi che voleva avere i suoi fedeli nei ministeri che riteneva fossero suoi e che la Meloni avrebbe dovuto accettare a scatola chiusa. Infine la telenovela filo russa, con gli audio nei quali Berlusconi raccontava del dolce rapporto con Vladimir Putin, di un recente scambio di doni, delle ragioni del presidente russo nella invasione dell’Ucraina.
Giorgia Meloni non si è fatta condizionare dagli avvenimenti: i “no” a Berlusconi, a cominciare dall’opposizione a far entrare nel governo la fidata Licia Ronzulli, subito risarcita dal capo di FI con la guida dei senatori azzurri, hanno segnato gli ultimi giorni. Ma è difficile pensare che il clima possa diventare improvvisamente sereno e che non ci saranno strascichi nel momento in cui Giorgia Meloni dovrà elaborare un programma unitario del governo, che ancora non esiste perché la coalizione di centro destra si è presentata davanti agli elettori senza un programma comune ma con le idee di ciascun partito a sollecitare al voto degli elettori.
La strada è tutta in salita, ripida e piena di insidie. E Giorgia Meloni, che si è dimostrata capace di guidare il suo partito alla vittoria, non ha alle spalle una forte e sperimentata esperienza di governo. Nella sua vita politica ha solo avuto un solo incarico di governo nel primo governo Berlusconi, occupandosi della Famiglia.