Non c’erano solo segreti di Stato tra le carte sequestrate dagli agenti federali a Mar-a-Lago nella villa di Trump. Tra i dossier top secret che l’ex presidente si era portato a casa ce n’era anche uno su Emmanuel Macron, il presidente francese.
Mentre in tribunale si svolge lo braccio di ferro tra il Dipartimento della Giustizia e gli avvocati dell’ex presidente, che hanno chiesto ad un magistrato federale di nominare uno “Special Master” per decidere se le carte portate via dagli agenti federali dalla residenza dell’ex presidente siano documenti “confidenziali” legati al rapporto tra cliente e avvocato, il mensile Rolling Stone ha rivelato che l’ex presidente si sarebbe vantato con i suoi collaboratori di avere informazioni compromettenti e provenienti dall’intelligence sulla vita sessuale del capo dell’Eliseo.
Non è noto se tale documento contenga dettagli sulla vita personale di Macron. Nella lista del materiale sequestrato dagli agenti che è stata depositata nella corte federale che ha autorizzato il mandato di perquisizione alla voce 1A c’è scritto info re: “President of France”.

Rolling Stone non ha inoltre confermato se le informazioni sequestrate su Macron fossero classificate o provenissero dall’intelligence statunitense. Eppure, la rivista ha affermato che “la semplice rivelazione dell’esistenza di questo dossier ha innescato uno scompiglio transatlantico”. Rolling Stone ha riferito, citando due fonti che hanno familiarità con la vicenda, che Trump per anni è stato molto interessato alla vita personale di Macron, e che l’ex presidente si è vantato con i suoi stretti collaboratori, sia durante che dopo la sua permanenza alla Casa Bianca, di conoscere dettagli illeciti sulla vita amorosa del presidente francese.
Trump, secondo quanto scritto dalla sua ex portavoce Stephanie Grisham nel suo libro I Will Take Your Question now”, in privato derideva il capo dell’Eliseo definendolo “un fregnone”. Trump e Macron hanno avuto una relazione difficile durante il periodo in cui il repubblicano è rimasto in carica. Nel 2019, il leader transalpino aveva parlato addirittura di “morte cerebrale” per la NATO e aveva criticato la decisione di Trump di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria senza aver prima avvisato l’Alleanza.
Trump definì i commenti di Macron “una dichiarazione molto, molto cattiva” e criticò lo stato dell’economia francese. Da dire anche che Trump è noto per avere insinuato più volte di avere informazioni incriminanti sui suoi avversari politici o sui loro familiari. Molti dei suoi più stretti collaboratori, come Rudy Giuliani e Roger Stone, per anni hanno cercato di trovare fango sulle vicende finanziarie di Hunter Biden in Ucraina e ancora prima su Barak Obama, sostenendo di avere le prove che il suo predecessore non fosse nato negli Stati Uniti ma in Africa, e che sarebbe entrato nel Paese clandestinamente.
Salito al potere, Trump avrebbe avuto la possibilità di ottenere e mostrare al pubblico di avere ragione. Ma nonostante i ripetuti annunci, non lo ha mai fatto, anche perché anni prima Barack Obama aveva reso pubblico il suo certificato di nascita originale, che evidenziava come l’ex presidente fosse nato ad Honolulu, nello Stato delle Hawaii.

Intanto, uno dei più fidi alleati dell’ex presidente ancora in servizio alla Casa Bianca si è dimesso. Tony Ornato, vicedirettore del Secret Service (gli agenti di scorta a protezione del presidente), ha lasciato il suo posto, una partenza significativa due mesi dopo la testimonianza esplosiva di un ex aiutante della Casa Bianca. Ornato le avrebbe riferito che l’allora presidente Donald Trump aveva tentato di aggredire l’autista della sua auto dopo aver appreso che non lo avrebbe portato tra i suoi seguaci che stavano assaltando il Campidoglio il 6 gennaio 2021.
Ornato ieri ha confermato alla CNN le sue dimissioni affermando di voler intraprendere una carriera nel settore privato e aggiungendo che non lavorerà con l’ex presidente né con nessuna delle sue società, senza nominare il suo nuovo datore di lavoro. Un portavoce della Commissione d’Inchiesta della Camera che indaga sul tentativo insurrezionale ha detto che i commissari credono che Ornato sia una figura centrale in grado di fornire preziose informazioni sui movimenti e le intenzioni di Trump fino al 6 gennaio.

Secondo la parlamentare Zoe Lofgren, democratica della California che fa parte della Commissione d’Inchiesta, i membri del comitato hanno sottolineato il loro desiderio di parlare nuovamente con Ornato. Non è chiaro se Ornato finirà per testimoniare in relazione alle affermazioni di Cassidy Hutchinson, un’aiutante dell’ex capo dello staff della Casa Bianca di Trump, Mark Meadows. Ornato ha già incontrato i commissari in due occasioni – a gennaio e a marzo.
Tra gli argomenti discussi da Ornato con i parlamentari della Commissione, ha affermato la fonte, c’erano la conoscenza di Trump dell’ubicazione dell’allora vicepresidente Mike Pence durante l’attacco al Campidoglio e se secondo lui Trump avrebbe potuto fare di più per calmare i suoi sostenitori e convincerli a lasciare l’edificio. Le risposte di Ornato a queste e altre domande non sono state rivelate dalla Commissione.
Infine Joshua Pruitt, il militante dei Proud Boys che si è quasi trovato faccia a faccia con l’allora leader della minoranza al Senato Chuck Schumer durante l’assalto al Campidoglio, è stato condannato a quattro anni e sette mesi di carcere per aver tentato di ostacolare la certificazione del voto del collegio elettorale che sanciva la vittoria di Joe Biden alle presidenziali.
“Eri in prima linea in quella folla”, ha detto il giudice Timothy Kelly prima di emettere la sentenza, aggiungendo che le azioni di Pruitt e della folla quel giorno “hanno infranto la nostra tradizione ininterrotta di transizione pacifica del potere“. Prima della condanna, Pruitt ha detto al giudice Kelly che credeva ancora che le elezioni del 2020 fossero state rubate.