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August 26, 2022
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184 documenti classificati in 14 scatoloni: cosa ha trovato l’FBI a casa di Trump

Pubblicato l'affidavit (parziale) relativo al mandato di perquisizione a Mar-a-Lago. Cresce la possibilità di un arresto

Massimo JausbyMassimo Jaus
Usa, Trump: agenti dell’Fbi a Mar-a-Lago come ladri qualunque

Authorities stand outside Mar-a-Lago, the residence of former president Donald Trump, amid reports of the FBI executing a search warrant as a part of a document investigation, in Palm Beach, Florida, USA, 09 August 2022. ANSA/EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH

Time: 4 mins read

C’erano 184 cartelle con la scritta “Confidential” in 14 delle 15 casse di documenti che erano state restituite agli Archivi Nazionali a gennaio, ma all’appello ne mancavano 25 che contenevano segreti “targati” Top Secret National Defense Information. Segreti che, secondo il Washington Post, “se fossero finiti nelle mani sbagliate, avrebbero potuto rivelare dettagli sensibili su fonti di intelligence umana o su come le agenzie di spionaggio americane intercettano le comunicazioni elettroniche di obiettivi stranieri”.

Da qui la decisione del Dipartimento della Giustizia che, con l’aiuto di una o più informatori, vista l’inutilità delle trattative con Trump e la delicatezza delle informazioni contenute, decise di compiere l’8 agosto la perquisizione nella residenza dell’ex presidente.

In cinquantacinque pagine ampiamente censurate, piene di omissis per celare i nomi degli agenti e dei testimoni, il Dipartimento della Giustizia ha reso noto in un affidavit e in una nota di accompagnamento in cui vengono elencati sia il materiale sensibile portato via dalla casa dell’ex presidente sia le motivazioni degli inquirenti che hanno portato alla perquisizione per la violazioni dell’Espionage Act e ostruzione degli statuti della giustizia.

“Il governo sta conducendo un’indagine criminale riguardante la rimozione e la conservazione improprie di informazioni altamente classificate in spazi non autorizzati, come pure l’illegale occultamento o rimozione di documenti del governo”. Ciò è quanto si legge all’inizio del documento, rilasciato oggi dopo che il giudice federale della Florida Bruce Reinhart (accettando ciò che era stato chiesto sia da Trump che dai principali media americani) ha reso pubblico l’affidavit in cui il Dipartimento della Giustizia aveva chiesto l’autorizzazione per compiere la perquisizione.

Supports of former President Donald Trump protest outside Trump’s Mar-a-Lago residence, amid reports of the FBI executing a search warrant as a part of a document investigation, in Palm Beach, Florida, USA, 09 August 2022. ANSA/EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH

L’affidavit – che include circa 30 pagine di prove e argomentazioni legali presentate dalla Divisione di Sicurezza Nazionale del Dipartimento di Giustizia più documenti giustificativi – descrive le trattative da parte del governo federale durate mesi per recuperare questo materiale altamente segreto portato via dalla Casa Bianca da un ex presidente che considerava i documenti come una sua proprietà personale.

E per la prima volta viene rivelato che la fonte delle informazioni sui documenti illegalmente detenuti da Trump a Mar-a-Lago, c’è “un numero significativo di testimoni civili” con conoscenza delle azioni post-presidenziali dell’ex presidente.

Nella nota allegata il dipartimento di Giustizia spiega perché l’affidavit deve restare censurato con gli omissis. “Le informazioni contenute potrebbero essere utilizzate per identificare molti, se non tutti, i testimoni”, si legge. “Se l’identità dei testimoni verrà rivelata, potrebbero essere soggetti a ritorsioni, intimidazioni o molestie e persino minacce alla loro incolumità fisica”, prosegue il testo.

Tra i 184 documenti erano presenti “67 documenti contrassegnati come “Riservati”, 92 documenti contrassegnati come “Segreti” e 25 documenti contrassegnati come “Top Secret”.

Secondo la dichiarazione che accompagna l’affidavit gli obiettivi degli agenti federali erano quattro: determinare come i documenti classificati e le registrazioni siano stati trasferiti dalla Casa Bianca a un altro luogo e sono stati conservati a Mar-a-Lago. Poi “determinare se i luoghi di conservazione” nella residenza di Trump “fossero autorizzati per la conservazione di queste informazioni classificate”. Inoltre, l’FBI intendeva verificare se ci fossero altri documenti classificati conservati nella stessa residenza o in altri luoghi non noti. E infine “identificare le persone che potrebbero aver rimosso o conservato informazioni riservate senza autorizzazione e/o in uno spazio non autorizzato”.

The seal of the Federal Bureau Of Investigation (FBI), the domestic intelligence and security service of the United States, at the facade of the J. Edgar Hoover FBI Building, in Washington, DCANSA/EPA/JIM LO SCALZO

Nell’affidavit si legge: “È probabile che vi siano motivi per ritenere che documenti aggiuntivi che contengono informazioni sulla Difesa Nazionale degli Stati Uniti o che sono documenti presidenziali soggetti a requisiti di conservazione presso gli Archivi Nazionali siano attualmente a Mar-a-Lago. Vi sono anche probabili motivi per ritenere che verrà provato il tentativo di ostruzione alle nostre indagini”, continua la dichiarazione giurata.

“Il Privilege Review Team cercherà nell’ Ufficio 45 e condurrà una revisione dei materiali sequestrati dall'”Ufficio 45″ per identificare e separare documenti o dati contenenti informazioni privilegiate tra avvocato e cliente”, c’è scritto nella dichiarazione giurata. Questa squadra speciale, separata dagli altri agenti solo per esaminare i materiali prelevati dall’ufficio di Trump mostra che l’FBI aveva un piano per affrontare il materiale potenzialmente privilegiato prima della ricerca. Il team legale di Trump ha ora chiesto uno “Special Master” per rivedere i materiali che sono stati recuperati nell’ambito del mandato di perquisizione.

Ma Trump non ascoltava nessuno, ammaliato dal suo potere presidenziale, travisando il suo ruolo istituzionale di capo della Casa Bianca con la sua persona. Una visione dello Stato sepolta dai Padri Fondatori che mal si addice al presidente del Paese che vuol essere il bastione della democrazia. Una falsa autorità che gli veniva insufflata da Tom Fitton, leader di Judicial Whatch, un gruppo di estrema destra che vaneggia teorie cospirative che vanno dall’assassinio di JFK alle inesistenti frodi elettorali che, secondo il gruppo, hanno sancito la sconfitta di Trump. E lui, Tom Fittom, sussurrava all’accogliente orecchio dell’ex presidente che le carte erano sue, tutte sue, perché preparate durante la sua presidenza.

Non molto tempo dopo che gli Archivi Nazionali hanno affermato a febbraio di aver recuperato 15 scatole di documenti presidenziali dalla residenza dell’ex presidente Donald Trump a Mar-a-Lago in Florida, Trump ha iniziato a rispondere alle chiamate di Tom Fitton che aveva un semplice messaggio per Trump: è stato un errore fornire i documenti agli Archivi Nazionali e non li avrebbe mai dovuti restituire. Quei documenti appartenevano a Trump, ha affermato Fitton, erroneamente citando un caso giudiziario del 2012 che coinvolgeva la sua organizzazione che, secondo Fitton, ha dato all’ex presidente l’autorità di fare ciò che voleva con i documenti del suo stesso mandato.

Former US President Donald J. Trump speaks at a Save America Rally in Waukesha, Wisconsin, USA, 05 August 2022 ANSA/EPA/TANNEN MAURY

Ora il team Trump sembra essere principalmente interessato alla lotta per le pubbliche relazioni e alle prospettive politiche dell’ex presidente che in privato, secondo molti collaboratori che si sono confidati con la Cnn sono diventati sempre più preoccupati. Una fonte vicina all’ex presidente ha detto alla CNN che Trump ha posto domande su un potenziale atto d’accusa da parte della magistratura. Un altro consigliere ha riconosciuto che, mentre Trump è stato certamente in pericolo legale prima, anche mentre era presidente, questo sembra diverso e potenzialmente molto più pericoloso perché non ha più le tutele legali offerte all’ufficio esecutivo.

In un post sul suo sito di social media, Trump si è scagliato verbalmente contro il magistrato poco dopo che l’affidavit è stato respo pubblico, lamentandosi dei pesanti omissis e osservando che la parola “nucleare” non era stata menzionata nonostante le notizie secondo cui i documenti relativi ai segreti nucleari americani fossero tra le carte nascoste a Mar-a-Lago. Trump, in particolare, non ha detto se tali documenti fossero effettivamente tra loro, solo che non vi era alcun riferimento ad essi. Trump ha anche ripetutamente criticato Reinhart per aver autorizzato il mandato di perquisizione. Ma Trump – come hanno notato sia Reinhart che il Dipartimento di Giustizia nei documenti depositati in tribunale – non ha mai tentato di intervenire per facilitare la restituzione dei documenti Top Secret.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga. Married, 4 children. Studies Anthropology of Music at Adelphi University.

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