Appellandosi al Quinto Emendamento della Costituzione, che tutela il diritto a non rispondere alle domande degli inquirenti per non autoincriminarsi, Donald Trump si è rifiutato di rispondere agli avvocati dell’ufficio dell’Attorny General dello Stato di New York che stanno indagando su accuse di frode fiscale contro la Trump Organization, la società holding dell’ex presidente che incorpora circa altre 500 entità commerciali.
In una nota data alla stampa prima di entrare negli uffici dell’Attorney Geneal nel Lower Manhattan, l’ex presidente ha bollato l’inchiesta come politicamente motivata e collegato la sua deposizione alla perquisizione dell’FBI avvenuta lunedì nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. L’ex presidente ha sostenuto di essere “vittima di un’immotivata e politica caccia alle streghe, sostenuta da avvocati, procuratori e media delle fake news”. “Una volta mi sono chiesto ‘Se si è innocenti perché appellarsi al Quinto Emendamento?’, ora conosco la risposta a questa domanda”.
La deposizione arriva in un momento particolarmente delicato per Trump. Due giorni fa, mentre si trovava nel suo golf club in New Jersey, l’FBI ha perquisito la sua casa a Palm Beach, in Florida, nell’ambito di un’indagine su alcuni documenti top secret che Trump si era portato via dall’Ufficio Ovale quando aveva lasciato la Casa Bianca.
“Se avevo dubbi – ha sottolineato nella dichiarazione – il raid di lunedì a casa mia da parte dell’Fbi, appena due giorni prima questa deposizione, ha spazzato via ogni incertezza. Non ho assolutamente scelta perché l’attuale amministrazione ha perso ogni tipo di decenza morale ed etica. Per questo – ha concluso – su consiglio dei miei avvocati e per tutte queste ragioni, mi sono rifiutato di rispondere alle domande appellandomi al diritto garantito ad ogni cittadino dalla Costituzione”. La deposizione di Trump era prevista per le settimane scorse ma era stata rinviata dopo la morte della prima moglie, Ivana.
Seems like Donald Trump has changed his mind on the Fifth Amendment in the last few years! pic.twitter.com/I4SmWXCeXm
— Kat Abu (@abughazalehkat) August 10, 2022
L’ex presidente, nella campagna elettorale del 2016, sosteneva che una persona innocente non avrebbe mai dovuto fare appello al principio che dà diritto a una persona a non rispondere a domande se queste possono rischiare di incriminarlo. “La usano solo i delinquenti”, disse riferendosi ad alcuni assistenti di Hillary Clinton che invocarono il Quinto Emendamento per non rispondere alle domande degli investigatori nell’inchiesta sulle email dell’ex first lady.
Donald Trump era stato chiamato a testimoniare, sotto giuramento, per rispondere delle accuse di aver gonfiato il valore di alcune sue proprietà immobiliari date come garanzia alle banche per poter avere prestiti da centinaia di milioni di dollari. In più la Trump Organization avrebbe manipolato i bilanci diminuendo il valore di queste stesse proprietà per non pagare le tasse.
“Non ho fatto nulla di sbagliato – ha dichiarato – ed è per questo che dopo cinque anni di indagini federali, statali e locali, insieme alle fake news, non hanno trovato nulla”, ha affermato Trump, attaccando l’Attorney General di New York, Letitia James, che “da anni sta conducendo una campagna contro di me, la mia famiglia e le mie società. Ha creato una piattaforma politica e fatto carriera attaccando me e la azienda”, ha aggiunto Trump, parlando di “caccia alle streghe politicamente motivata”. (Di seguito un video di Trump contro la procuratrice generale).
L’ex presidente ha già in passato acconsentito a deporre, ma per questa specifica istanza si è mostrato a più riprese riluttante, sottolinea il New York Times, al punto da riuscire a rinviare fino a ora la deposizione considerata fondamentale per l’esito delle indagini sulla storia patrimoniale della Trump Organization e della sua famiglia. A questa inchiesta hanno già testimoniato i figli dell’ex presidente.
Per quanto riguarda il raid degli agenti federali nella residenza dell’ex presidente, l’ex avvocato della Casa Bianca Ty Cobb, predecessore di Pat Cipollone, ha commentato alla CNN che Trump, invece di vittimizzarsi, dovrebbe rendere pubblica la copia del mandato di perquisizione che gli hanno consegnato gli inquirenti, in cui sono elencati tutti i documenti che gli agenti ricercavano e hanno portato via.
“L’ex presidente sa che il Dipartimento della Giustizia non può fare commenti su una indagine in corso – ha detto Cobb –. I suoi avvocati hanno la copia del mandato di perquisizione autorizzato dal magistrato. Che la rendesse nota così se i documenti top secret che si è portato via sono solo dei souvenirs, come vuol far credere, avrà maggior credito con l’elettorato”.
Nel mondo trumpiano, intanto, ha preso vita un nuovo complotto: l’FBI avrebbe vietato ai legali di Donald Trump di avvicinarsi e assistere al raid a Mar-Lago. “A tutti è stato chiesto di lasciare la proprietà“, ha detto Trump, affermando che gli agenti “volevano restare soli senza alcun testimone che vedesse cosa stavano facendo, prendendo o, speriamo di no, piazzando delle prove”. Dopo queste dichiarazioni, dal Dipartimento della Giustizia è arrivata la gelida risposta: tutto è stato ripreso dalle telecamere degli agenti.
Il nuovo complotto rivelato dall’ex presidente, che non ha mai avuto problemi a diffondere folli cospirazioni contro di lui, secondo alcuni media gli sarebbe stato consigliato da Steve Bannon. I repubblicani e gli alleati di Trump hanno agito per lo più con indignazione in seguito al raid dell’FBI a Mar-a-Lago e hanno preteso risposte dagli investigatori. Alcuni hanno anche promesso di avviare indagini del Congresso se i repubblicani dovessero prendere il controllo della Camera. Nonostante ciò, il Dipartimento di Giustizia è rimasto in silenzio sulle circostanze del raid e le indagini continuano.
Alcuni repubblicani, come il senatore Tim Scott, hanno chiesto il proseguimento delle indagini, ma resta chiaro che la maggior parte del partito crede che il Dipartimento di Giustizia stia portando avanti le ricerche su Trump solo per motivi politici.