Ha detto sì, ma a bocca storta. La senatrice Kyrsten Sinema ha dato il suo “sostegno critico” al piano preparato dai senatori Manchin e Schumer su clima, assistenza sanitaria e tasse che rilancia in parte l’agenda interna del presidente Joe Biden. Il consenso della Sinema significa che i Democratici hanno i 50 voti al Senato necessari per far passare il disegno di legge che poi la prossima settimana andrà alla Camera per l’approvazione finale.
Una buona notizia per il presidente Joe Biden, in crisi di popolarità, alla quale si è aggiunta in mattinata quella del rapporto molto positivo sull’occupazione che allontana la possibilità della recessione.
Sebbene il piano dei democratici sia stato ridimensionato dal pacchetto iniziale voluto dal presidente Biden nella sua proposta Build Back Better, quest’ultimo disegno di legge – chiamato Inflation Reduction Act – rappresenta il più grande investimento in programmi energetici e climatici nella storia degli Stati Uniti. Inoltre prolunga i sussidi sanitari in scadenza per tre anni e dà al Medicare il potere per la prima volta di negoziare i prezzi dei farmaci.
Per compensare le mancate entrate dalle tasse sui “carried interest” (il trattamento fiscale dei proventi derivati da strumenti finanziari), come ha imposto la senatrice dell’Arizona per dare il suo consenso, i Democratici hanno accettato di aggiungere un’accisa dell’1% sui riacquisti di azioni delle società come parte dell’accordo, raccogliendo altri 73 miliardi di dollari.

I repubblicani sono insorti, affermando che si tratta di nuove tasse che ridurranno la crescita. Ma le loro preoccupazioni sono state in parte sgonfiate dal rapporto sull’occupazione che mostra che nel mese di luglio sono stati creati 528.000 nuovi posti di lavoro, nettamente oltre i +250.000 attesi dal mercato e in decisa accelerazione rispetto ai +372.000 di giugno. Il tasso di disoccupazione cala al 3,5% dal 3,6%, mentre gli analisti si attendevano che rimanesse stabile.
Il presidente Biden ha accolto con favore i dati sull’occupazione. “Ci sono più persone che lavorano che in qualsiasi altro momento della storia americana – detto il capo della Casa Bianca –, si tratta di milioni di famiglie che hanno la dignità e la tranquillità che offre una busta paga. Ed è il risultato del mio piano economico. C’è ancora del lavoro da fare, ma il rapporto sull’occupazione di oggi dimostra che stiamo facendo progressi sostanziali per i lavoratori e le loro famiglie”. Ora gli occhi della Casa Bianca sono puntati al rapporto sull’inflazione che verrà rilasciato mercoledì prossimo.
Washington però è in fermento non tanto per la politica quanto per i colloqui tra gli avvocati di Donald Trump con gli inquirenti del Dipartimento della Giustizia. La possibilità di una incriminazione dell’ex presidente per i suoi tentativi di ribaltare la sua sconfitta elettorale apre scenari costituzionali inimmaginabili in un Paese come gli Stati Uniti. Trump vorrebbe invocare il privilegio esecutivo per proteggere le conversazioni che ha avuto mentre era presidente, negando agli investigatori federali il permesso di interrogare i suoi ex collaboratori.
“Il nocciolo della questione – scrive NBC News in una opinione – resta se un presidente che trama per ribaltare il risultato delle elezioni in cui è stato bocciato possa usufruire di questo diritto”. Il privilegio esecutivo protegge il presidente e i suoi consiglieri chiave per poter avere franche discussioni sulle problematiche della gestione del Paese. Ovviamente i Padri Fondatori della Costituzione non contemplarono la possibilità che all’interno dell’Ufficio Ovale venissero preparati piani per rovesciare un risultato elettorale. Richard Nixon chiese il privilegio esecutivo per proteggere i nastri con le conversazioni registrate con i suoi collaboratori, ma i magistrati respinsero le sue richieste. Così come l’ex avvocato della Casa Bianca, Bruce Lindsey, che fu costretto a testimoniare sulla vicenda di Bill Clinton e Monica Lewinsky.

Nelle ultime settimane, gli investigatori hanno interrogato ex alti funzionari della Casa Bianca. La questione è sorta quando le richieste di testimonianza davanti al gran giurì sono state emesse per due ex funzionari dell’ufficio legale della Casa Bianca, Pat Cipollone e il suo vice, e al capo consigliere e capo del personale dell’ex vicepresidente Mike Pence. Secondo la CNN il team legale che rappresenta Trump ha avvertito l’ex presidente che una sua incriminazione è possibile.
La Cnn inoltre afferma che nei mesi scorsi l’ex presidente ha ignorato il consiglio dei suoi avvocati di evitare di parlare con ex e attuali collaboratori che sono coinvolti nelle indagini della Commissione d’Inchiesta della Camera e che potrebbero essere anche loro incriminati. A Trump sarebbe stato specificamente consigliato di interrompere i contatti con il suo ex capo di gabinetto della Casa Bianca Mark Meadows che, secondo gli avvocati di Trump potrebbe essere incriminato a sua volta e temono che possa diventare un testimone se fosse spinto a collaborare all’indagine del Dipartimento di Giustizia. L’avvocato di Meadows, George Terwilliger, ha definito queste notizie “Fantasie di persone che sanno poco ma parlano molto”.
L’ex avvocato della Casa Bianca Ty Cobb ha detto che Meadows è “perfettamente posizionato per essere il John Dean di questo pasticcio”, riferendosi all’ex aiutante di Richard Nixon che ha offerto una testimonianza pubblica cruciale durante le udienze del Watergate.
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