Un gran giurì federale ha convocato l’ex consigliere legale della Casa Bianca Pat Cipollone, i cui avvocati hanno già avviato le trattative per la deposizione.
Non è chiaro quale grand jury federale abbia spiccato la richiesta di convocazione: se quello che indaga sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio o quello sul complotto ordito dagli avvocati di Trump per sostituire i grandi elettori al fine di ribaltare il risultato elettorale. Ma il segnale che il Dipartimento della Giustizia ha mandato è inequivocabile: le indagini sono in corso.
Cipollone (che non è stato l’avvocato personale di Trump, ma il legale della Casa Bianca) è in grado di offrire una visione approfondita di quanto avvenuto nell’ufficio dell’allora presidente dopo la sconfitta elettorale, fino al giorno che lasciò l’Ufficio Ovale. La sua testimonianza davanti alla Commissione d’Inchiesta della Camera ha evidenziato come Cipollone avesse numerose preoccupazioni sui piani dell’ex presidente, sia per l’impetuoso discorso che ha preceduto l’assalto al Campidoglio, sia per il suo non intervento per calmare la rivolta.

Già due ex consiglieri dell’allora vicepresidente Mike Pence hanno testimoniato davanti a un gran giurì. Nelle settimane scorse poi sono stati eseguiti alcuni mandati di perquisizione, tra cui uno nella casa di Jeffrey Clark, un ex assistente del procuratore generale del Dipartimento di Giustizia che Trump ha voluto nel suo team proponendolo anche come Segretario alla Giustizia, in modo da poter avviare indagini sulle affermazioni infondate delle frodi elettorali. Secondo quanto trapelato, Clark, insieme al funzionario del Dipartimento della Giustizia John Eastman e agli avvocati di Trump Rudy Giuliani e Sidney Powell, avrebbe preparato la truffa elettorale con la sostituzione dei Grandi Elettori.
Eastman, un ex professore di diritto, aveva elaborato promemoria per la campagna in cui consigliava di presentare certificati elettorali alternativi e che Pence, vista la confusione, non avrebbe certificato la vittoria di Biden delegando la decisione dei risultati elettorali ai gruppi parlamentari della Camera, che sono a maggioranza repubblicana. Ma Pence ha rovinato i piani non prestandosi al complotto.
“La convocazione di Cipollone è un segnale molto forte e pericoloso per l’ex presidente Trump. Rafforza la serietà dell’indagine su una vicenda che molti repubblicani minimizzano addossando tutte le responsabilità a John Eastman, l’avvocato che ha praticamente escogitato il folle piano per ribaltare le elezioni “, ha detto il congressman Adam Kinzinger alla CNN. Aggiungendo che che la convocazione di Cipollone probabilmente segnala che l’indagine del Dipartimento di Giustizia ha un “interesse molto profondo” per ciò che ha fatto Trump. “Vedremo dove l’indagine andrà a finire. Ma non c’è dubbio che questa inchiesta si è sviluppata ulteriormente rispetto a qualche mese fa”.

Cipollone ha testimoniato il mese scorso in un’intervista a porte chiuse con il comitato del 6 gennaio e, nella sua settima audizione pubblica, la giuria ha riprodotto delle registrazioni in cui concordava con altri funzionari di Trump sul fatto che non c’erano prove delle frodi elettorali e affermava che aveva suggerito a Trump di accettare la sconfitta.
Kinzinger non ha voluto dire se la Commissione d’Inchiesta della Camera, della quale lui è uno dei commissari, e il Dipartimento di Giustizia stiano cooperando nelle inchieste.

Indagine separata invece quella sulle misteriose telefonate e messaggi telefonici scomparsi. A quelle già avviate per gli agenti del Secret Service ora c’è la richiesta per aprirne un’altra al Pentagono per la inquietante scomparsa dei messaggi sia testuali che per email di alti funzionari del Dipartimento della Difesa e dell’Esercito pochi giorni dopo l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio. L’American Oversight ha recentemente rivelato, secondo i verbali del tribunale, che il Pentagono ha “cancellato” i messaggi sui telefoni dei massimi funzionari della Difesa, compresi quelli che hanno supervisionato la risposta al tentativo insurrezionale.
I frutti dell’indagine di American Oversight, innescata dalla sua richiesta ormai più che annuale del Freedom of Information Act (FOIA), sono stati riportati per la prima volta dalla CNN martedì. Il gruppo con sede a Washington ha perseguito le comunicazioni relative al 6 gennaio ad un numero imprecisato di alti funzionari dell’amministrazione Trump, tra cui l’ex presidente Donald Trump stesso, l’ex vicepresidente Mike Pence, l’ex segretario alla Difesa ad interim Chris Miller, l’ex segretario alla Difesa ad interim Kashyap “Kash” Patel e l’ex segretario dell’esercito americano Ryan McCarthy, tra gli altri.
I messaggi telefonici e le email mandate con i telefoni di servizio dei dipendenti federali, per legge, non possono essere cancellati. Il Dipartimento della Difesa ora si unisce in modo inquietante ai Secret Service e al Dipartimento per la sicurezza interna come un’altra agenzia federale che non è riuscita a preservare i documenti relativi al 6 gennaio.
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