Il piano era chiaro: avvelenare la vittoria di Joe Biden con accuse di brogli elettorali, preparare un gruppo di esaltati che avrebbero dovuto assaltare il Campidoglio bloccando la certificazione elettorale nonché trovare un appiglio legale per annullare il risultato delle elezioni. A questo punto il Congresso avrebbe votato per confermare Trump alla Casa Bianca. Una strategia che è stata ampiamente sviscerata oggi dalla Commissione d’Inchiesta nella settima audizione pubblica sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021.
“La Commissione spiegherà come Donald Trump, nel suo ultimo disperato tentativo di ribaltare le elezioni e bloccare il trasferimento dei poteri, abbia convocato una folla a Washington e l’abbia spronata a lanciare un violento attacco alla nostra democrazia”, ha dichiarato all’inizio dell’udienza il rappresentante Bennie G. Thompson, presidente della Commissione d’Inchiesta.
Nell’udienza di martedì sono stati mostrati stralci del lungo interrogatorio (8 ore) che Pat Cipollone, l’avvocato della Casa Bianca di Trump, ha reso nei giorni scorsi, corroborando così quanto già affermato da Cassidy Hutchinson, l’ex assistente dell’allora capo di gabinetto Mark Meadows.
Gli avvocati della Casa Bianca, Pat Cipollone ed Eric Herschman, chiamavano “Team Crazy”, la squadra dei pazzi, i consiglieri di Donald Trump Michael Flyn, Sidney Powel, l’ex CEO di Overstock.com Patrick Byrne e Rudy Giuliani, che il 18 dicembre 2020 si sono presentati nel tardo pomeriggio alla Casa Bianca per incontrare Donald Trump per promuovere le teorie del complotto sulle elezioni e trovare modi per mantenerlo al potere.
Una riunione burrascosa con urla, pugni sul tavolo, insulti che echeggiavano tra i corridoi della West Wing. Cipollone ha testimoniato di essere stato contrario a un piano per nominare Sidney Powell come consigliere speciale incaricato di indagare sulle macchine elettorali sequestrate e di perseguire i crimini, non provati, legati alle elezioni. “Mi sono opposto con veemenza. Non pensavo che dovesse essere nominata nulla”, ha detto Cipollone in una clip trasmessa in udienza.

Il gruppo degli irriducibili del “Team Crazy” ha avanzato teorie stravaganti, tra cui che il Venezuela si stesse intromettendo con le elezioni del 2020 e che i termostati Nest, quelli che si possono regolare con il cellulare, erano stati modificati e agganciati a Internet negli uffici elettorali per cambiare i voti. “Eravamo frustrati – ha testimoniato Cipollone –, Eric Herschman ed io abbiamo ripetutamente chiesto se avevano prove delle loro affermazioni, ma loro non rispondevano e ci accusavano di essere poco cooperativi con la difesa di Trump. Il gruppo – ha detto Cipollone – ha dimostrato un generale disprezzo dei fatti per sostenere che le elezioni erano state vinte con i brogli”.
Cipollone ha ammesso di essere d’accordo con la conclusione dell’allora procuratore generale William P. Barr, secondo cui non c’era una frode diffusa nelle elezioni. Il piano per nominare Powell è stato presentato insieme a un progetto di ordine esecutivo all’incontro del 18 dicembre 2020 alla Casa Bianca. “Far sequestrare le macchine elettorali dal governo federale? È una pessima idea per il Paese. Non è così che ci comportiamo negli Stati Uniti. Non c’è alcuna autorità legale per farlo”, disse Cipollone controbattendo a Giuliani e Sydney Powel. “Non c’è alcuna prova delle vostre affermazioni”.
C’era inoltre un rapporto diretto tra l’entourage di Donald Trump e gruppi di destra come Proud Boys e Oath Keepers, mantenuto da Roger Stone e dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. La commissione d’Inchiesta ha scoperto che le milizie volevano marciare su Washington dopo l’insediamento di Joe Biden ma a far cambiare i loro piani fu l’esplosivo tweet di Trump del 18 dicembre 2020, in cui dichiarando “statisticamente impossibile” la sua sconfitta alle elezioni di novembre, l’ex presidente invitava i sostenitori a partecipare al comizio che sarebbe poi sfociato in rivolta: “Grande protesta a D.C. il 6 gennaio. Venite, sarà folle!”.
Un messaggio che, secondo la commissione, “servì come chiamata all’azione per molti dei supporter di Trump”. Circostanza confermata da Jason Van Tatenhove, ex portavoce degli Oath Keepers, e da Stephen Ayres, che ha preso parte all’assalto al Campidoglio. Ayres ha testimoniato di essere andato a Washington per la manifestazione dopo aver visto i post sui social dell’ex presidente Trump e dei sostenitori di “Stop the Steal”.

Nelle sue osservazioni conclusive, la congresswoman repubblicana Liz Cheney ha espresso preoccupazione per il fatto che Trump abbia tentato di contattare un recente testimone nell’indagine della commissione d’inchiesta. “L’ex presidente Trump ha cercato di contattare un testimone nella nostra indagine, un testimone che non è ancora apparso in queste udienze. Il testimone ha rifiutato di rispondere alla telefonata del presidente Trump e ha invece avvisato il proprio avvocato, che ci ha contattati. E questo comitato ha fornito queste informazioni al Dipartimento di Giustizia”, ha affermato Cheney.
Le audizioni sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio cominciano a pesare anche sui sondaggi: secondo una rilevazione New York Times-Siena College, il 64% di elettori repubblicani sotto i 35 anni e il 65% di quelli che hanno almeno una laurea voterebbero contro Trump in eventuali primarie presidenziali, dove tuttavia resta per ora il frontrunner con il 49% delle preferenze, davanti a DeSantis (25%).
I repubblicani tremano all’idea che Trump annunci la sua candidatura prima delle elezioni di midterm, perché distoglierebbe l’attenzione dai numerosi problemi che confrontano Joe Biden, compromettendo la loro possibilità di riconquistare l’intero Congresso.
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