Altri 33 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina. 20 miliardi per le armi, 8,5 per aiuti economici, 3 per aiuti umanitari. Una cifra enorme, che di fatto ci fa capire che la guerra non finirà presto, ma che anzi durerà a lungo: “anni”, ha avvertito la Nato.
Ho ascoltato con una forte angoscia la nuova richiesta del presidente Joe Biden al Congresso americano. “Non è a buon mercato”, ha affermato, “ma il prezzo sarebbe molto più alto se cedessimo alla Russia”.
Biden Ha fatto ricorso persino a una legge del secolo scorso, varata in occasione della seconda guerra mondiale, per ottenere questi nuovi fondi che il Congresso quasi certamente gli concederà. Una legge del 1941 che ha consentito al presidente Roosvelt di aiutare l’esercito della Gran Bretagna a sconfiggere Hitler.
Sono alcuni giorni che la guerra ha cambiato passo e da un’aggressione della Russia contro l’Ucraina aiutata a difendersi da Stati Uniti e Europa, si è trasformata in una prova di forza tra Occidente e Russia. Lo ha detto chiaramente Biden quando ha cominciato a parlare di vittoria sulla Russia. Lo ha ribadito in modo ancora più inquietante la ministra degli esteri britannica Truss, che ha chiesto forniture di aerei militari all’Ucraina, una scelta sinora evitata.
Siamo quindi in guerra? Ce lo dovrebbe dire il nostro presidente del consiglio, che il 10 maggio sarà alla Casa Bianca. Se ne dovrebbe discutere di più nel parlamento italiano e non solo nei talk show televisivi.
Quella parata di 40 ministri della difesa nella grande base americana di Ramstein in Germania è stata la prova plastica di questo cambio di passo e dei rischi che tutti noi stiamo correndo. Ogni giorno, dall’inizio di questo spaventoso conflitto nel cuore dell’Europa, ha visto un’escalation continua di tensione, bombardamenti, morte e dolore per la popolazione ucraina. Non c’è mai stato uno spiraglio di speranza che un cessate il fuoco potesse interrompere la violenza dello scontro.
Anzi, accanto alla guerra combattuta sul campo abbiamo assistito a uno scontro verbale che ha contribuito ad alzare ancora di più la tensione, sino a ieri quando a Kiev sono caduti nuovi missili proprio mentre il segretario dell’Onu Antonio Guterres era a colloquio con il presidente ucraino Zelensky. La prova del fallimento concreto della sua visita a Mosca, arrivata tardi, ben due mesi dopo l’inizio del conflitto.
“La Russia cerca di umiliare l’ONU” ha commentato Zelensky. Che cosa ha impedito al rappresentante delle Nazioni Unite di intervenire prima che la situazione degenerasse al punto in cui siamo? Abbiamo assistito al balletto di risoluzioni presentate in Consiglio di Sicurezza contro la Russia che ha il diritto di veto, e poi in Assemblea Generale, quando si è trattato di sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani.
“Sono sotto choc” ha affermato spaesato Guterres dopo l’attacco su Kiev in sua presenza. Dove pensava di essere planato, quando ha deciso la sua visita a Putin e Zelensky? Ci si aspetterebbe da un diplomatico del suo livello un po’ meno ingenuità e un po’ più di concretezza e determinazione.
Ora Guterres sta provando a trovare un accordo per evacuare i civili rimasti a Mariupol e nelle acciaierie Azovstal, dove sono asserragliati i soldati ucraini del battaglione Azov e della brigata ucraina dei Marines.
Putin in linea di principio sarebbe d’accordo, pare, se l’operazione fosse condotta da Croce Rossa internazionale e Onu. Temo che sarà un’altra giornata molto complicata.