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April 2, 2022
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Ucraini-troiani, attenti al cavallo di Putin-Ulisse, per la pace ci sarà da combattere

Non passa giorno che i telegiornali ci informano che i russi si ritirano, arretrano. Intanto questi fanno carneficine di civili, di bambini e perfino di soccorritori

Elisabetta de DominisbyElisabetta de Dominis
Ucraini-troiani, attenti al cavallo di Putin-Ulisse, per la pace ci sarà da combattere

Giovanni Domenico Tiepolo, processione del cavallo di_legno dentro Troia, 1760 ca (Wikimedia/ Sailko, National Gallery, London)

Time: 3 mins read

Eneide; Enea racconta a Didone come è caduta Troia: “Noi pensammo che i Greci fossero andati via salpando verso Micene col favore del vento. E subito tutta la Troade esce dal lungo lutto. Spalanchiamo le porte: come ci piace andare liberi ovunque…”

I Troiani guardano stupefatti l’enorme cavallo che i Greci hanno lasciato sulla spiaggia e discutono se portarlo dentro le mura. Sopraggiunge il sacerdote di Nettuno, Laooconte: “Miseri cittadini, quale follia è la vostra? Credete che i nemici siano partiti davvero e che i doni dei Greci non celino un inganno? Non conoscete Ulisse? Diffidate del cavallo! Temo i greci anche se portano doni”.

Durante questi giorni di guerra in Ucraina non faccio che pensare all’analogia con il cavallo di Troia: a come i Greci, dopo 10 lunghi anni di inutile assedio, sconfissero con l’inganno i Troiani, desiderosi di pace.

Non conoscete Ulisse? Non conoscete Putin, se non conoscete la storia. La storia si ripete sempre e bisogna studiarla perché qualcosa ci può insegnare. Invece ora va per la maggiore la cancel culture dove tutto quello che è successo di male nel passato deve essere cancellato. Ma il mondo è anche male. Guai a vedere i fatti con il proprio metro di giudizio o, ancora peggio, come ci piacerebbe fossero avvenuti o come vorremmo avvenissero.

Non passa giorno che i telegiornali ci informano che i russi si ritirano, arretrano. Intanto questi fanno carneficine di civili, di bambini e perfino di soccorritori internazionali. E quelli che non uccidono, li deportano e torturano. Ci dicono che Putin è stato male informato dai suoi perché pensava che gli ucraini si sarebbero arresi subito. Ma cosa ne sanno giornalisti e politologi di quello che gli passa per la testa? Inutile tentare di trovare spiegazioni e giustificazioni. L’unica verità è quella che vediamo: per Putin il fine giustifica i mezzi. E nemmeno sappiamo dove voglia arrivare, quale sia il suo fine.

Giovedì sera in tv annunciano: “Mosca si ritira, ma continuano i bombardamenti”. Cosa significa? Spiegano: “Potrebbe trattarsi di un riposizionamento”. Risibile illazione che alimenta false speranze, penso: i russi fingono come gli antichi Greci di ritirarsi. Infatti molti ucraini, fuggiti verso il confine, abboccano e decidono di ritornare alle loro case. E’ sera tardi quando sento: “I russi hanno fatto finta di ritirarsi, sono nascosti nei boschi intorno a Kiev”. Ma dai? E ancora: “Decine di soldati ucraini colpiti da proiettili al fosforo. Centrato un convoglio umanitario con volontari”. Arriva una notizia trionfante: “Riconquistata la centrale di Cernobyl” ma poi devono ammettere che “i soldati ucraini sono risultati radioattivi”.  E questo non è un altro tranello per fare crepare un po’ di gente?

“Non crediamo alla de-escalation russa” ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in merito agli annunci russi. “Le truppe russe si stanno riorganizzando solo per attaccare nella regione orientale del Donbass. Non concederemo niente, combatteremo per ogni metro del nostro territorio”.

A still image taken from a handout video made available by the Russian Defence Ministry press service shows Russian servicemen drive on armoured military vehicles on the road near Kyiv (Kiev), Ukraine, 07 March 2022. Russian President Putin on 24 February 2022 announced a “special military operation against Ukraine”. Martial law has been introduced in Ukraine, and explosions are heard in many cities including Kyiv. EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS SERVICE/HANDOUT HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Simultanei attacchi e rapide ritirate. Questo è il metodo di guerra da quelle parti da almeno 4mila anni. Per fortuna che lo praticano anche gli ucraini. Era il sistema delle popolazioni nomadi, che viaggiavano combattendo per razziare cibo e ricchezze. Gli ucraini non sono un osso duro, ma durissimo perché discendono dagli antichi Sciti e Sarmati, che appunto erano popolazioni nomadi che vivevano tra il mare di Azov e l’odierno territorio ucraino. Combattevano anche le donne, che alcune leggende dicono discendessero dalle Amazzoni, le mitiche donne guerriere. Sono popolazioni fiere e non cederanno. Un bimbo di 7 anni, a cui è stato ucciso il padre ha detto: “Voglio che sappiate che non ci arrenderemo mai”. A Putin bisogna dimostrare forza, perché i popoli slavi considerano la disponibilità a trattare come segno di debolezza e di resa. Draghi ha visto giusto quando ha detto che gli ucraini non devono arrendersi se si vuole trattare con Putin la pace.

Purtroppo Russia e Cina hanno dichiarato di parlare con una voce sola. E così, grazie ai cinesi assetati di energia, il rublo sul dollaro è ritornato ai valori pre invasione. La Cina ha fatto sempre la sua guerra con mezzi subdoli. Ha provato con il corona virus a testare gli effetti di una guerra batteriologica nella società occidentale e non solo. Forse gli è sfuggita di mano, ma gli è servita per capire come difendersi. Anche l’India sta con la Russia. La globalizzazione è stata solo un’espansione economica che ha usato l’arma del denaro, per il quale ci sono popoli disposti ad ammazzare. C’è la civiltà occidentale e gli altri.

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Elisabetta de Dominis

Elisabetta de Dominis

Detesto confondere la mia vita con un curriculum. Ho ballato e sognavo di nuotare, ho nuotato e sognavo di cavalcare, ho cavalcato, studiato, mi sono laureata mentre facevo la stilista e sognavo di fare la giornalista, ho collaborato con una ventina di testate nazionali, diretto una rivista, ho fatto l’esperta di quasi tutto, dal food al fashion al sex, ho viaggiato e sempre volevo essere da un’altra parte, libera di inseguire l’ultimo sogno.

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