Ginni Thomas, la moglie del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas, era in stretto contatto con Donald Trump e con i suoi più vicini collaboratori alla Casa Bianca, mentre venivano pianificate le strategie per cercare di ribaltare il risultato elettorale del 2020 che ha sancito la vittoria di Joe Biden. Rivelazioni clamorose ore prima che il giudice Thomas, 73 anni, fosse dimesso dal Sibley Memorial Hospital di Washington, DC, dove era stato ricoverato una settimana fa per un’infezione.
Lo scoop del Washington Post porta la firma di Bob Woodward e Robert Costa. Ginni Thomas è una leader del Council for National Policy, un gruppo cristiano conservatore legato al Tea Party. Dopo la sconfitta di Donald Trump il CNP è entrato in azione propagandando le false notizie sulle irregolarità del voto. La Thomas che prese parte al comizio davanti al Campidoglio, preludio all’assalto del Congresso, il giorno prima fece da mediatore tra le differenti fazioni della destra per trovare unità in sostegno di Trump e il giorno del raduno postò un appello su Facebook: “Dio vi benedica ribellandovi o pregando”.

Quando poi i tentativi dell’ex presidente di ribaltare il risultato elettorale finirono davanti alla Corte Suprema nel febbraio del 2021 il giudice Thomas dissentì dopo che la maggioranza aveva rifiutato di ascoltare il caso presentato da repubblicani della Pennsylvania che cercavano di squalificare alcune schede elettorali per corrispondenza. E lo scorso gennaio, è stato l’unico giudice della massima corte giudiziaria che ha votato contro il rilascio dei documenti della Casa Bianca relativi all’attacco del 6 gennaio per fornirli alla Commissione d’inchiesta della Camera.
La corrispondenza tra Ginni Thomas e Mark Meadows, l’ex capo di gabinetto della Casa Bianca di Donald Trump, è contenuta proprio nelle 9 mila pagine di documenti che Mark Meadows ha dovuto consegnare alla Commissione d’Inchiesta. I testi descrivono in dettaglio le interazioni tra Meadows e alcuni politici repubblicani mentre venivano pianificate le strategie per cercare di mantenere Trump alla Casa Bianca.
Secondo il New York Times si tratta di una evidente prova di conflitto di interesse. Nelle settimane tra le elezioni presidenziali del 2020 e l’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, Ginni Thomas, ha inviato una raffica di messaggi implorando il capo dello staff di Trump di prendere provvedimenti per ribaltare il voto.

I 29 messaggi scambiati tra Ginni Thomas e Mark Meadows — 28 scambiati tra il 4 novembre e il 24 novembre e uno scritto il 10 gennaio, sono la prova del suo coinvolgimento nella strategia per cercare di ribaltare il risultato delle elezioni. “Con i suoi suggerimenti per mantenere Trump al potere – scrive il New York Times – Ginni Thomas si è inserita tra membri del ramo esecutivo e legislativo che la pensano come lei, proprio come suo marito, che siede nella massima corte giudiziaria che dovrebbe fungere da controllo sugli altri rami del governo, ascoltato i casi legati alle elezioni”.
Ginni Thomas si è attivamente opposta alla formazione della Commissione d’inchiesta della Camera firmando una lettera a dicembre chiedendo ai repubblicani della Camera di espellere i rappresentanti Liz Cheney e Adam Kinzinger, entrambi repubblicani, per aver accettato di far parte della Commissione.
Molti dei messaggi post-elettorali di Ginni Thomas sono sconclusionati, con poca attenzione alla punteggiatura e alla grammatica. Definisce il 3 novembre, giorno delle elezioni, una “rapina” e ripete teorie cospirative, inclusa quella promossa da QAnon che affermava che la frode elettorale era stata scoperta in Arizona su schede elettorali segretamente filigranate. I messaggi mostrano che stava comunicando non solo con Mark Meadows, ma anche con Connie Hair, il capo dello staff di Louie Gohmert, il membro del Congresso repubblicano del Texas che ha citato in giudizio il vicepresidente Mike Pence per costringerlo a certificare Trump come vincitore delle Elezioni 2020.

Messaggi anche tra lei e Jared Kushner, genero e consigliere dell’ex presidente. E’ intervenuta pure in difesa di Sidney Powell, l’avvocato che con Rudy Giuliani suggeriva al team della campagna di Trump le teorie più assurde sulla frode elettorale. Il 13 novembre, ad esempio, Trump ha incluso la signora Powell in un elenco twittato degli avvocati della sua squadra. Lo stesso giorno, Ginni Thomas ha esortato Meadows a sostenere Sidney Powell e ha detto di aver anche contattato “Jared” per fare lo stesso.”Sidney Powell –scrive a Mark Meadows – è la migliore difesa per smascherare le frodi e salvare l’America”. Quando gli altri avvocati del presidente hanno iniziato a prendere le distanze da Sidney Powell, Ginni Thomas ha avvertito Meadows di non “cedere alle élite”. In uno scambio di messaggi subito dopo le elezioni, scrive a Meadows che deve ascoltare Steve Pieczenik, un ex consulente del Dipartimento di Stato più volte ospite di Alex Jones su Infowars per affermare, tra le altre cose, che il massacro della scuola di Sandy Hook è non è mai avvenuto ed è una finzione.
Stephen Gillers, professore di diritto ed esperto di etica giudiziaria presso la New York University, ha affermato al New York Times, che i messaggi mandati da Ginni Thomas hanno compromesso l’imparzialità del marito. “Le conseguenze di ciò che ha fatto è che non credo che Clarence Thomas possa partecipare a nessun caso che coinvolga, anche remotamente, lo svolgimento delle elezioni, il voto del Congresso del 6 gennaio o qualsiasi caso che coinvolga il 6 gennaio. Deve ricusarsi, e avrebbe dovuto ricusare se stesso già nei casi che sono stati ascoltati fino ad ora”.