Lo spartiacque fu, senza ombra di dubbio, il 1992. Non perché prima non avvenisse che il capitalismo italiano vivesse (anche) di sussistenze e rendite, ma dopo il quasi totale abbandono di centinaia di imprenditori, da quella data, il capitalismo italiano si è di molto ridotto a danno proprio della collettività in quanto non più capace di sognare, investire e rischiare.
Ci fu una vera e propria fuga da quella data. Come non citare solo alcune delle centinaia di aziende come Algida, Parmalat, Plasmon, BNL, Avio Aereo, Perugina, Buitoni, Benelli, Carapelli, Bertolli, Star, Riso Scotti, Eridania, Loro Piana, Fendi, Gucci, Bulgari, Gancia, Sasso, Invernizzi, Italpizza e tantissime altre che furono cedute, quasi sempre, a mani straniere.
A fronte di un capitalismo italiano semi-estinto ha agito, in modo complementare, la scomparsa quasi totale di una classe dirigente politica degna di questo nome. Il perfetto mix ha prodotto il “vuoto totale” cui siamo sottoposti da allora sia sul piano economico che quello politico. Tutti reclamano presunti diritti ma nessuno pianifica i doveri, prediligendo il buon senso e le esigenze del Paese reale con quello, molto spesso, solo sognato ed evocato.
Prendiamo il caso della questione energetica, scoppiata in tutta la sua virulenza nel mondo: anche qui siamo quasi totalmente impreparati, in quanto per seguire una pletora di “sognatori protestanti” nelle piazze sul clima green ci ritroviamo col sedere in terra. Mi spiego meglio. Io per primo vorrei che si producesse energia col minimo di inquinamento, ma laddove tecnologicamente sia possibile e non in un “iperuranio green” di cui si parla.
Per prima cosa questi passaggi epocali nel campo energetico ci sono già stati in passato ma avvengono, ovviamente, per gradi e spesso richiedono alcuni decenni. Al contrario, in Italia ci si adopera con qualcosa che, forse, ci sarà ma che per ora ancora non c’è. E allora accade che tutti gli altri Paesi si muovono e noi siamo fermi e bloccati sull’amletico ed atroce dubbio di Giuseppe Grillo: è meglio “Giuseppi” Conte o “Giggino” Di Maio?
E gli altri hanno deciso di muoversi, infatti per ridurre drasticamente lo sconquasso militare e geopolitico in atto nell’est Europa. Emmanuel Macron ed Olaf Scholz, uno per la Francia e l’altro per la Germania, hanno deciso di riaprire, provvisoriamente per la crisi in atto, addirittura le loro centrali a carbone. Nel frattempo Scholz non chiude il suo gasdotto Nord Stream 2 e Macron rilancia sul nucleare in Francia accanto alla transizione ecologica e al potere d’acquisto dei salari.

Anche ad est si muovono. Infatti Mateusz Morawiecki, primo ministro di Varsavia, taglia l’IVA per ridurre l’inflazione. Nel frattempo, forse anche con soldi UE, sta elevando un muro da 350 milioni di euro che proteggerà, a suo dire, il Paese e l’intera Ue dai migranti provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, che negli ultimi mesi sono arrivati in Europa con la complicità della Bielorussia e di Lukašėnka.
Lo stesso Joe Biden, non sempre molto svelto, fa un accordo con Tokyo per revocare la tariffa del 25% che l’ex presidente Donald Trump aveva imposto sull’acciaio giapponese importato. L’accordo con il Giappone escluderebbe dalla tassa i primi 1,25 milioni di tonnellate di acciaio importato. Tale quantità di acciaio è pari alla media che gli statunitensi hanno importato dal Paese del Sol Levante sia nel 2018 che nel 2019, annullando di fatto le tariffe e consentendo anche l’imposizione di tasse su eventuali importazioni superiori a tale somma.
Niente di meno gli Emirati Arabi, che hanno introdotto la settimana lavorativa di 4,5 giorni effettivi. A Madrid gran colpo del primo ministro socialista Pedro Sanchez, che ha firmato un accordo tra governo e i due principali sindacati del Paese (l’Ugt e le Comisiones Obreras) sul salario, che passerà a un minimo di 1.000 euro al mese per ben 14 mensilità. L’aumento sarà retroattivo e parte da gennaio scorso.
Il Portogallo, col suo primo ministro socialista António Costa, si è fatto due settimane fa le elezioni anticipate in pieno PNRR senza che nessuno si sia scandalizzato, portandosi a casa una maggioranza assoluta che gli consentirà di investire al meglio i soldi provenienti dall’UE.
Dalla Gran Bretagna apprendiamo che ricercatori europei ed italiani hanno ottenuto quantità di energia record dalle reazioni di fusione, la qual cosa aprirà la strada alla fusione nucleare e quindi una produzione di energia pulita imitando quello che succede nel nucleo delle stelle nell’universo.
E l’Italia? Guarda anche lei alle stelle, ma quelle cadute del M5S.