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Arrestati dieci Oath Keepers per il 6 gennaio, il cerchio sui cospiratori si stringe

Intanto Biden al Senato in difficoltà con i democratici che si apprestano a votare il cambiamento delle regole del filibuster per far passare la riforma elettorale

Massimo JausbyMassimo Jaus
Arrestati dieci Oath Keepers per il 6 gennaio, il cerchio sui cospiratori si stringe

Immagine da yotube

Time: 5 mins read

Una giornata carica di avvenimenti questa appena trascorsa a Washington, tra arresti eccellenti tra quanti presero parte all’assalto del 6 gennaio al Campidoglio. Poi la decisione della Corte Suprema che boccia la richiesta del presidente di rendere obbligatorio il vaccino per i dipendenti delle aziende private. Ed infine la visita del Biden al Senato per parlare con i parlamentari democratici dopo che la Camera aveva approvato le due leggi per la riforma elettorale.

Dieci persone, tutte appartenenti al gruppo eversivo di estrema destra “Oath Keepers” sono state arrestate dagli agenti federali con l’accusa di cospirazione sediziosa. Arresti e accuse che segnano un drammatico cambiamento nelle indagini del Dipartimento di Giustizia dopo che l’Attorney General, Merrick Garland, nel suo discorso della scorsa settimana per commemorare l’attacco al Campidoglio aveva detto che il dipartimento era “impegnato a ritenere tutti gli autori del 6 gennaio, a qualsiasi livello, responsabili ai sensi della legge, indipendentemente dal fatto che fossero presenti quel giorno o fossero altrimenti penalmente responsabili dell’aggressione alla nostra democrazia”.

Attesti per cospirazione sediziosa che si scontrano con gli sforzi della leadership repubblicana che cerca di rallentare e sminuire la gravità dell’accaduto e l’importanza dell’inchiesta svolta dalla Commissione della Camera che indaga sulle responsabilità politiche del tentativo insurrezionale.

Kevin McCarthy (Flick /LingJing Bao

Questa mattina il leader della minoranza repubblicana alla Camera, Kevin McCarthy, dopo che nelle settimane scorse aveva accettato di comparire davanti alla Commissione d’inchiesta, ha tenuto una conferenza stampa annunciando che non avrebbe testimoniato accusando la speaker della Camera Nancy Pelosi di aver formato illegalmente la commissione. Da vedere ora dopo che la magistratura ordinaria ha alzato il tiro incriminando gli esecutori del tentativo insurrezionale di cospirazione sediziosa, un crimine molto più serio dei reati di violazione di entrata illegale in luogo pubblico o comportamento indisciplinato per i quali sono stati incriminati finora quasi tutti gli arrestati, come si comporteranno quei politici repubblicani che la cospirazione sediziosa hanno contribuito ad organizzarla. Il reato di cospirazione sediziosa comporta fino a 20 anni di prigione.

Tra gli arrestati il leader degli Oath Keepers, Stewart Rhodes, preso in custodia dagli agenti in Texas, che quel giorno era al Campidoglio. Gli atti giudiziari hanno rivelato che un altro degli Oath Keepers, Thomas Caldwell, che è stato arrestato a gennaio, ha raccontato agli agenti federali di aver fatto un viaggio di ricognizione a Washington prima dell’assalto. Un altro degli arrestati, Edward Vallejo, luogotenente di Stewart Rhodes, arrestato in Arizona, aveva nascosto armi in un hotel della Virginia per essere usate da una forza di reazione rapida.

Poco prima dell’annuncio degli arresti il capo della Casa Bianca era andato al Senato per cercare di compattare i democratici che si apprestano a votare il cambiamento delle regole del filibuster per far passare la riforma elettorale approvata in mattinata dalla Camera.

Una mossa del presidente dopo che il piano della Casa Bianca sul welfare sociale e sull’ambiente è stato silurato dal senatore del suo stesso partito Joe Manchin che ora continua a contrastare con la senatrice Kyrsten Sinemam la modifica delle regole del filibuster mettendo a rischio anche la riforma elettorale.

Quasi una ironia questa per Biden che in un’era in cui la politica è polarizzata per lui i repubblicani non rappresentano l’ostacolo più difficile da superare, ma gli ostacoli gli vengono posti dai suoi stessi compagni di partito.

I democratici controllano il Senato con il solo voto della presidente della Camera, Kamala Harris, che in caso di parità emette la sua decisione. Basta quindi un solo dissidente che cade la maggioranza. Da aggiungere che per tutte le proposte di legge che non hanno finalità economiche e di bilancio basta che un solo senatore dell’opposizione chieda il filibuster, l’implementazione della tattica dilatoria (che per essere eliminata necessita il voto della maggioranza qualificata di 60 voti), che i progetti di legge vengono bloccati. E la Casa Bianca vuole cambiare questa regola che la sta paralizzando anche se in passato gli stessi democratici, quando erano all’opposizione, hanno ampiamente usato loro stessi il filibuster. Ma la posta in gioco è altissima e le restrizioni elettorali impongono un cambiamento per rendere più eque le elezioni.

Un dinamismo imposto dal drammatico calo della popolarità del presidente confrontato non solo dall’opposizione, ma dal drammatico aumento dei prezzi e dall’inflazione.

President Joe Biden (Illustration by Antonella Martino)

Un sondaggio della Quinnipiac University rivela che il tasso di approvazione per Biden è sceso al 33%, dal 36% di novembre, mentre il 53% delle persone intervistate disapprova il suo lavoro. Rispetto alla precedente proiezione il gradimento degli elettori democratici è peggiorato: oggi la percentuale di approvazione tra di loro è del 75%, mentre due mesi fa era all’87%.

Un sondaggio che evidenzia come ad una settimana dal suo primo anno in carica, le percentuali di approvazione di Biden sono nella fascia bassa del 40% mentre i repubblicani sono in una buona posizione per cercare di prendere il controllo di Camera e Senato alle elezioni di metà mandato di novembre.

Con questo probabile scenario nell’orizzonte politico Biden è andato a trovare i sui ex colleghi del Senato per fare pressione sulle resistenze al sostegno di due progetti di legge, il Freedom to Vote Act e il John Lewis Voting Rights Advancement Act, approvati in mattinata dalla Camera, disegnati per aumentare la partecipazione degli elettori e scongiurare il tentativo di limitare la partecipazione elettorale alle comunità più povere, meno integrate e meno istruite, che tradizionalmente votano per il partito democratico, varate dai sostenitori di Donald Trump.

Una complessa resa dei conti legislativa che si svolgerà nei prossimi giorni. Se il Senato approverà le leggi sulla riforma elettorale Biden concluderà il suo primo anno con una vittoria storica. Se invece anche la riforma elettorale farà compagnia al progetto Build Back Better sul clima e la spesa sociale, Build Back Better, affossato dal voto del suo stesso compagno di partito, sarà per lui un duro colpo che offuscherà il resto della sua presidenza.

May 27, 2010: President Barack Obama, Vice President Joe Biden and First Lady Michelle Obama talk in the Blue Room of the White House before hosting a reception in honor of Jewish American Heritage Month (Official White House Photo by Pete Souza)

In aiuto di Biden è sceso anche l’ex presidente Barack Obama che con un editoriale sul quotidiano Usa Today, il primo da quando ha lasciato la Casa Bianca, Barack Obama da il suo “pieno sostegno all’appello del presidente Joe Biden per modificare le regole del Senato sul filibuster.

Il filibuster sostiene Obama “non ha alcuna base nella Costituzione”, sottolineando che questa regola storicamente è stata uno strumento usato in gran parte da senatori del sud per impedire il passaggio delle leggi sui diritti civili e mantenere le leggi Jim Crow, quelle che legalizzarono la segregazione razziale.

 “Negli ultimi anni il filibuster è diventato un modo abituale per la minoranza al Senato per bloccare importanti progressi su questioni sostenute dalla maggioranza degli elettori. Ma non possiamo consentire che sia usato per bloccare gli sforzi per proteggere la nostra democrazia”, scrive.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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