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May 11, 2021
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La verità fa male dice Chuck Schumer ai repubblicani prigionieri delle bugie di Trump

Si accende al Congresso lo scontro con i democratici sulle restrizioni elettorali con il Gop spaccato dai trumpiani; caso Colonial Pipeline diventa politico

Massimo JausbyMassimo Jaus
La verità fa male dice Chuck Schumer ai repubblicani prigionieri delle bugie di Trump

Il senatore di New York Chuck Schumer, leader della maggioranza democratica al Senato durante il suo intervento (da youtube)

Time: 4 mins read

Schermaglie dialettiche al Congresso tra repubblicani e democratici sulle restrizioni elettorali varate in alcuni stati amministrati dai repubblicani, mentre all’interno del partito repubblicano sale la tensione tra gli ortodossi e i trumpiani.

“Siete prigionieri delle bugie dell’ex presidente – arringa il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer – varate riforme restrittive e inutili che scoraggeranno gli elettori ad andare ai seggi. Visto che non vincete le elezioni con il voto popolare volete scegliere gli elettori che voteranno per voi”.

“Erano riforme che avevamo avviato da tempo” risponde Mitch McConnell, il leader della minoranza repubblicana, in evidente affanno per la feroce lotta interna nel partito creata da Donald Trump e dalle sue bugie destabilizzanti sui brogli elettorali. Anche se quasi tutti i repubblicani al parlamento di Washington sanno benissimo che Trump le elezioni le ha perse, per paura delle sue scomuniche si aggregano alle narrative alternative dei brogli elettorali. La battaglia tra Litz Cheney e la dirigenza del partito che la vuole “scomunicare” perché dice la verità sulle elezioni è la prova dello stato confusionale in cui il Gop attualmente si trova: meglio avallare le menzogne di un presidente che per il suo orgoglio non accetta la sconfitta e continua a dividere il Paese, che non dire la verità perché poi i fulmini dell’ex presidente renderanno difficile il loro futuro politico. Per non mostrare la mancanza di coraggio il leader della minoranza repubblicana alla Camera, Kevin McCarthy, mimetizza la vera ragione delle imposizioni di Trump affermando che il partito ha bisogno di unità e per questo chiede la scomunica di Liz Cheney.

“Siete come i passeggeri del Titanic” ha detto ieri sera ai suoi colleghi il congressman Adam Kinzinger, repubblicano dissidente che respinge le bugie di Trump. “Fate finta di nulla mentre la nave affonda e tutto il partito pagherà le conseguenze politiche vostre per aver coperto le menzogne”. Messaggio che questa mattina è stato reiterato dalla senatrice Joni Ernst che si è schierata in difesa della collega alla Camera Liz Cheney. “La “cancel culture” – ha detto la senatrice – sta  diventando il marchio del nostro partito”.

Politico, il quotidiano on line ben informato della vita politica di Washington, afferma che molti congressmen repubblicani ritengono che Kevin McCarthy abbia scelto questa linea del partito non in sintonia con le idee della maggioranza dei parlamentari. Uno di loro che ha chiesto a Politico di non rivelare il suo nome ha detto che “Difendere Marjorie Taylor Greene con le sue idee prese dai QAnon, Matt Gaetz che è sotto esame dell’Fbi per i suoi incontri ravvicinati con una minorenne, e accusare una irreprensibile repubblicana come Liz Cheney solo perché respinge le bugie di Trump, avrà il suo impatto alle prossime elezioni di Mid Term e tutti noi pagheremo il prezzo per le sue scelte”.

Matt Gaetz con l’allora presidente Donald Trump in una immagine del 20 giugno 2020 ripresa dal profilo Facebook del congressman della Florida

Questa mattina al Senato ci sono state le audizioni alla Commisssione sulla Sicurezza interna per capire cosa sia esattamente avvenuto durante il weekend alla compagnia di distribuzione petrolifera Colonial Pipeline e quali misure possono essere prese in futuro per evitare gli attacchi alle infrastrutture del Paese. Prima che le audizioni cominciassero gli hackers di Darkside hanno postato un messaggio: “Siamo a caccia di quattrini, non per creare problemi alla società”. Hanno voluto precisare che sono banditi che chiedono il riscatto, ma non sono terroristi. I cibercriminali sono riusciti ad accedere alla rete di computer della Colonial Pipeline e a “prendere in ostaggio” informazioni riservate, minacciandone la divulgazione online se l’azienda petrolifera non avesse pagato il riscatto. In gergo si chiama “ramsonware”, quando i pirati informatici entrano nel sistema di computer chiedendo un riscatto per togliere la malaware che hanno inserito.  Per ora non si sa se l’azienda abbia pagato il riscatto. Il servizio di distribuzione del carburante ha subito delle interruzioni, ma ora sta tornando alla normalità. L’azienda gestisce più di 5 mila e 500 miglia di condutture che riforniscono di carburante la East Coast degli Stati Uniti: dal Golfo del Messico al New Jersey. E anche se l’interruzione è stata relativamente breve il prezzo della benzina è aumentato, toccando i record stabiliti 6 anni fa.

La vicenda dopo le dichiarazioni di ieri del presidente Joe Biden ha assunto una nuova veste: non più un fatto di cronaca, ma anche politico pertanto al Senato la Commissione sulla sicurezza interna ha interrogato Brandon Wales il responsabile della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), una branca della Homeland Security, specializzata nella sicurezza delle strutture cibernetiche: “Siamo stati contattati dall’Fbi per indagare su questa vicenda. Si è perso molto tempo perché non siamo stati avvisati subito dalla Colonial Pipeline, e in queste vicende gli interventi immediati sui computer dei cyber pirati sono preziosissimi per risalire agli hackers”. Incalzato dal senatore repubblicano Robert Portman il responsabile della sicurezza cibernetica nazionale ha ammesso che questi atti di pirateria sono sempre più frequenti e che le aziende preferiscono risolvere autonomamente queste vicende. “Molto spesso i documenti interni sequestrati contengono informazioni delicate, o brevetti di prodotti non ancora immessi sul mercato e per questo trattano con i pirati”. Non è stato detto se in questo caso sia stato pagato un riscatto. Ma di sicuro questa vicenda ha messo a nudo la fragilità delle misure protettive per le strutture informatiche di vitale importanza per il Paese. E la loro modernizzazione dipende anche dal mega piano economico presentato dal Presidente Biden nei giorni scorsi.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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