Una storia mediocre sulla quale si sono avventati tutti, in primis politici e media italiani. Una storia che assume i colori plateali della grande azione di spionaggio, ma un’azione di spionaggio può assurgere a news come un qualsiasi fatto di cronaca?
Walter Biot è stato fermato mentre passava ai russi, in cambio di soli 5.000 euro, alcune informazioni relative a sistemi di telecomunicazione militare Nato ma, a sentire gli americani CIA, NSA, Dipartimento di Stato o Casa Bianca, non si sa, dicono che non sono documenti di particolare rilievo. Mah?! E allora? E tutto questo can can mediatico?
Poi c’è l’aspetto temporale che risulta concomitante con l’arrivo per la visita del segretario di Stato americano Antony Bliken in Europa. Forse il ministro degli Esteri italiano che, a suo tempo, si era battuto per la via della seta con la Cina ha voluto mostrare i muscoli alla leadership americana per farsi perdonare oppure ha dovuto solo assumersi l’onere, per propria competenza, di richiamare l’ambasciatore russo. Non lo sapremo mai, probabilmente.

Un altro aspetto che lascia diversi dubbi e molte perplessità è la pletora di soggetti coinvolti nell’operazione c’è il coinvolgimento dell’AISI (Agenzia Informazioni Sicurezza Interna), i carabinieri del Ros, la Procura della Repubblica di Roma, lo Stato Maggiore della Difesa e chissà chi altri ancora.
Personalmente rimango fedele alla lezione di Indro montanelli che, a proposito dei servizi segreti, in un articolo del 3 agosto 1995 sul Corriere della Sera scriveva che questa delicata materia piaccia o meno non è “Roba da poliziotti e né tantomeno da giudici” e si chiedeva se si possono applicare agli uomini dei servizi segreti, le stesse regole morali che valgono per i comuni cittadini. Sottolineava, altresì, che è vero che nel gioco delle spie è facile perdere il senso del limite fino a diventare talvolta il complice. E concludeva: “Ciò che escludiamo è che questo gioco possa essere competenza di magistrati” anche perché volentieri “passano il tempo a baloccarsi in fluviali atti istruttori frastagliati d’inghippi procedurali e quasi sempre scritti coi piedi, ma con piedi pretenziosi, perfino con civetterie letterarie”.
L’ufficiale italiano è stato arrestato ed è stato colto in flagranza mentre consegnava copie di documenti classificati dello Stato Maggiore della Difesa in cambio di denaro. Lo scambio, secondo quanto accertato dall’inchiesta della Procura di Roma, è avvenuto in un parcheggio della Capitale.
Tre ulteriori interrogativi il primo: ma con tutto quello che oggi offre la tecnologia questi due adoperavano la forma primordiale del baratto? Il secondo: informazioni riservate per solo 5.000 euro? Il terzo: ma per i russi non era meglio tenerlo nascosto così avrebbe potuto continuare da “infiltrato” per molto tempo ancora?