Si parla spesso di QAnon e teorie complottistiche, deep State e negazionismi vari, di tutta una “sottocultura” devotissima a Trump. Il fatto che l’ex presidente non sempre le avalli esplicitamente rende la loro fioritura ancora piu cospicua. L’indeteminatezza è la chiave perchè possano continuare a proliferare fantasiosamente. I devoti di queste religioni guardano agli occhi del loro capo nella speranza di cogliere un segno che sia la prova ultima della veridicità delle loro ipotesi e supposizioni. La figura di Donald Trump è religiosa proprio in questo, nella sua capacità di dire e non dire, lasciando proliferare il mito, le varie spiegazioni sulle cause e sull’origine. Obama aveva puntato esattamente su ideali opposti, aveva preferito schierarsi e spiegare, entrare nei dettagli di ogni posizione presa per renderla inequivoca e razionale. In questo si era dimostrato illuminista e progressista, nonostante una politica estera in stile americano, cruenta e sanguinosa come quella dei suoi predecessori.
L’America è storicamente sensibile alla nascita di nuove sette. Spesso si tratta di culti il cui comun denominatore rimane cristiano, anche se la logica ed il racconto che prende corpo si discosta sensibilmente da quello che ci aspetteremo da un discorso basato sui Vangeli. Probabilmente, mai, prima di ora, si sono avuti due “Cristo” così diversi, due verità così marcatamente separate da far pensare abbiano origini differenti. I modelli simbolici di bene e di male paiono essere radicalmente dissimili, almeno a guardare l’aspetto estetico e superficiale dei suoi rappresentati. Obama, dall’aspetto sano e curato, dalla retorica inclusiva e fiduciosa nel futuro, ha poco da spartire con Trump, un uomo di una certa età, ripetitivo e violento, incapace di unire attraverso la retorica della speranza e dell’amore.

Nonostante sia una democrazia, l’America ha una fame di leader quasi insaziabile. Avendo per lo più escluso la filosofia dalle scuole e dalla cultura ufficiale, non trova altro modo di approcciare la realtà che spiegarla (autoritativamente) a partire dai segni che le offrono i suoi leader. Obama offre dei significati piani di quello che sta avvenendo in questo preciso momento storico. Utilizza i dati scientifici e le statistiche in modo convincente, legge la storia in maniera equilibrata, utilizzandola per il miglioramento del presente.
Trump, al contrario, è un ignorante. E la sua ignoranza si traduce in una grande incapacità di dare risposte razionali e convincenti. Essere arrivato al potere fa di lui un segno quasi irrazionale, un significante puro di potenza. Non dà spiegazioni, è la sua estetica a parlare per lui. I suoi adepti possono gestire ogni suo segnale nella maniera che prediligono, creando ogni sorta di teorie complottiste.
Con Trump avviene una rottura della realtà storica della democrazia, egli rifiuta la realtà dei giornalisti bollandola come fake news e apre la porta ad un mondo che non esisteva prima, un mondo in cui sia il presidente che la stampa offrono le “loro” notizie e i “loro” fatti. Non si scontrano due visioni della realtà, ma due realtà diverse. Ed è da qui che nascono le conspiracy theories per come le conosciamo oggi. Queste teorie non si occupano più di risolvere misteri all’interno di un quadro di realtà consolidato, è invece la realtà stessa che diventa un tutto misterioso, da interpretare costantemente, in mancanza di un significato chiaro.

La perdita di una parvenza di oggettività da parte dei media ha procurato gravi danni al paese. L’utilizzo di toni forti e sprezzanti ha creato un disfacimento nel sistema. C’è da essere chiari su questo: se quelle di QAnon sono falsità puerili, quelle della sinistra sono verità ideologiche. È naturale che un sistema di potere si basi su una ideologia intesa come vera, al tempo stesso la visione del mondo progressista ha accellerato e potenziato la sua presa sulla realtà. Ha dimenticato di essere parte in causa e si è creduta causa di tutte le parti. Non ci si è accontentati di portare avanti idee di progresso sociale e culturale, si è preteso di cambiare drasticamente le sensibilità di ognuno attraverso la rieducazione. Armati di tastiere e videocamere si è cominciato il bombardamento digitale con l’idea di sensibilizzare. In questo campo, l’equilibrio e il senso storico di Obama lasciano spesso il campo ad estremismi e propaganda. Non è solo la fretta a rendere la rivoluzione così marcatamente ideologica, ma il fatto che si sia tramutata in merce da vendere, in novità e limiti da spostare sempre un po’ in avanti per attirare il consumo, facendo leva sull’idea di un progresso continuo e inevitabile.
L’ideologia lascia spesso aperto il fianco a delle critiche che la rendono meno plausibile. Si veda lo spazio dato alle molestie di cui è accusato Cuomo a paragone con gli episodi di bullismo perpetrati da Meghan Markle. Basta fare una ricerca online per vedere che la prima pagina di Google, con tutte le testate dei media di sinistra, dà grandissimo risalto alle avances del governatore, mentre il trattamento opposto è riservato a Markle. L’ideologia c’è ed è inevitabile che ci sia. È parte del racconto della realtà e nessuna epoca può evitarla, si tratta di scelte narrative e valoriali. Il punto è che mai una ideologia era stata così veloce e pervasiva, così rivoluzionaria.

Ad una realtà mediatica fortemente ideologizzata corrisponde la fuga nella fantasia dei seguaci di QAnon. Non deve sorprendere che la risposta degli ultra-conservatori ad una realtà piegata agli interessi di parte sia la creazioni di assurde fantasie aventi come scopo la ri-affermazione della loro idea di mondo. Alla fattualità minacciosa della sinistra, alle sue verità cieche e inconfutabili, gli estremisti di destra hanno risposto nel modo più consequenziale: immaginare i leader dei democratici e i divi di Hollywoood come pedofili intenti a succhiare il sangue ai bambini è una verità senz’altro più plausibile di quella che li avverte che il loro stile di vita e quello in cui hanno sempre creduto è sbagliato e razzista. È chiaro che attaccarli alla radice della loro identità non può che creare la fuga in una realtà alternativa dove possono continuare ad essere se stessi senza doversene vergognare.
Se si vuole proseguire in questa crociata moralista lo si faccia fuori dall’idea della storia come progresso e si riabbraccino i valori cristiani: sono i soli che possono evitare che persino la giustizia diventi una fetta di mercato da conquistare; sono i soli che possono andare al di là della politica ed unire tutti, o quasi tutti. L’idea del tempo progressivo e moralizzatore non richiama alla mente nient’altro che una miccia, un congegno pronto ad esplodere.